Cosa renderebbe sostenibile un’abitazione umana nello spazio? Gli esseri umani si sposteranno inevitabilmente verso “nuovi mondi” creando colonie spaziali? Come si può realizzare un’impresa del genere sostenendo la vita a lungo termine nello spazio profondo? Queste e altre domande simili hanno mosso l’esplorazione di Lee e Morgan Irons in un articolo pubblicato a marzo 2023 su Frontiers in Astronomy and Space Sciences, con l’obiettivo di comprendere quali siano gli elementi essenziali potenzialmente in grado di garantire la vita  umana su altri pianeti.

La teoria del Pancosmorio

Lee Irons è un fisico, ingegnere e direttore esecutivo del Norfolk Institute, ente che studia le sfide per la vita umana sulla Terra e nello spazio. Morgan Irons è un’astroecologista, dottoranda alla Cornell University e membro del Norfolk Institute e con la loro nuova teoria del Pancosmorio – parola che indica “il limite del mondo” – portano un punto di vista su criticità e fattibilità degli insediamenti o colonie spaziali.

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L’obiettivo, come scrivono nell’articolo, è comprendere “cosa è necessario per un’abitazione umana sostenibile nello spazio. Ciò che verrà rivelato è che la sostenibilità umana non riguarda solo la diversità e l’efficienza energetica; si tratta di ordine, capacità e organizzazione di auto-ripristinano simili alla Terra“.

Lo sguardo in orbita: le colonie spaziali diventeranno realtà?

Raggiungere lo spazio è difficile e realizzare una colonia spaziale lo è ancora di più.  C’è infatti un’enorme differenza tra l’invio di esseri umani in orbita e su altri pianeti, quali Marte e l’insediamento in mondi al di fuori del nostro sistema solare. Il recente test di lancio della nuova astronave di SpaceX, Starship ha mostrato molte delle complessità che si manifestano già nello stadio iniziale, la partenza dalla Terra. Difficoltà incontrate negli ultimi due anni, sia dalla Corea del Sud che dal Giappone, oltre che da società come Virgin Orbit e Relativity Space.

Molti ricercatori e imprenditori impegnati nel settore spaziale vedono reale la creazione di città su Marte e colonie spaziali entro il 2050, tuttavia non c’è un consenso scientifico in merito; Serkan Saydam vicedirettore dell’Australian Centre for Space Engineering Research e professore all’Università del New South Wales a Sydney, e il noto CEO di SpaceX Elon Musk si collocano tra le fila degli ottimisti; il primo, ingegnere minerario ritiene che il passo più importante per stabilire una colonia di successo su Marte sarà l’acqua. Gli esseri umani, infatti, e tutta la vita terrestre, come scrivono Lee e Morgan Irons, “si sono evoluti per dipendere da condizioni che sono naturalmente disponibili solo in un posto all’interno del nostro sistema solare, e cioè la Terra”.

Elementi essenziali per le colonie spaziali secondo la teoria del Norfolk Institute

La teoria del Pancosmorio, espandendo teorie antecedenti, spiega cosa significhi per la vita umana e per altre forme di vita sulla Terra esistere in qualsiasi luogo nello spazio, postulando che “le condizioni che sostengono la vita sul nostro Pianeta potrebbero essere proprio le stesse che inibiscono la nostra capacità di vivere al di fuori della Terra”. I due studiosi affermano che “per vivere nello spazio, un ecosistema naturale che si autoripristini con capacità e organizzazione come quello sviluppato dagli esseri umani deve essere stabilito prima che un ecosistema accrescitivo (cioè, tecnologia, infrastrutture e società) possa essere sostenuto”.

I ricercatori hanno elaborato quattro modelli analitici della sostenibilità dell’ecosfera spaziale e cinque ipotesi con test per la falsificabilità. Secondo la loro teoria, gli esseri umani possono vivere nello spazio a patto che sia possibile simulare alcune condizioni ecologiche terrestri essenziali, tra cui, oltre all’abbondanza di acqua sottolineata da Saydam, vi sono la forza di gravità, la disponibilità di ossigeno e di energia solare, lo sviluppo dell’agricoltura, la gestione dei rifiuti lontano dal pianeta blu e la presenza di specifiche reti ambientali e sociali.

Sono tali condizioni, secondo i ricercatori, “a definire il limite del nostro mondo”. Ad oggi non sono noti altri luoghi nel Sistema Solare assimilabili alla Terra e come sostengono gli Irons, “forse non siamo ancora stati visitati dalla vita aliena a causa delle sfide che qualsiasi forma di vita evoluta avrebbe associato alla sostenibilità di quella vita lontana dalla sua stella natale”.

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Giulia Angelon

Giulia Angelon

Mi piace esplorare l’esistenza, osservandone i misteri e sperimentando la forza creatrice che genera l'atto di comunicare quando nasce dall’ascolto e dal dialogo. Per BuoneNotizie.it scrivo di benessere e innovazione in chiave culturale, imparando l’arte di esserci nelle cose con intensa leggerezza.

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