Giovedì 21 settembre si è aperta la 76sima edizione degli spettacoli classici al Teatro Olimpico di Vicenza. Si tratta di un ciclo di otto rappresentazioni teatrali che andranno avanti fino al 21 ottobre. Il nome di questo ciclo, affidato alla direzione artistica di Giancarlo Marinelli, è Stella Meravigliosa. Ispirato all’omonimo romanzo di Yukio Mishima, questo ciclo di opere teatrali intende dare una voce ai giovani guardando con occhio critico al passato. 

Il tema della guerra apre questo ciclo di spettacoli

I temi di questi spettacoli sono vari, dalla guerra al viaggio a Circe, che trasforma gli uomini in animali, rendendoli così schiavi dei propri istinti. È proprio con il tema della guerra che si apre lo spettacolo Sette a Tebe. Si tratta di una rappresentazione del conflitto tra i fratelli Eteocle e Polinice diretto da Gabriele Vacis, che ritorna dopo il successo del Prometeo nella scorsa edizione degli spettacoli classici. Forse la scelta perfetta dato che il palcoscenico del Teatro Olimpico rappresenta proprio le sette vie della città di Tebe. Oltre agli spettacoli vi saranno anche delle riunioni sui temi trattati con ospiti tra cui Christian Greco, direttore del Museo Egizio di Torino.

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I giovani sono il pubblico verso cui questo ciclo di spettacoli si rivolge

Gli attori di Sette a Tebe sono tutti giovani tra i 23 e i 27 anni. Oltre alle agevolazioni per studenti e under 30, i temi trattati uniscono il passato e il presente. Essi possono dare alle nuove generazioni una visione su come risolvere i problemi del futuro, con un occhio al passato. Il teatro classico e la cultura possono anche oggi dare ispirazione e soluzioni per comprendere la natura umana e le sue contraddizioni. Come il regista di Sette a Tebe Gabriele Vacis dice, i giovani “li si lusinga ma non li si ascolta, eppure sono loro che indicano la direzione in cui sta andando il mondo. Il sentimento del tragico per loro non corrisponde con la fine di sé, ma con la fine del pianeta“.

Non è casuale come il tema del primo spettacolo di questo ciclo sia la guerra, soprattutto la guerra tra fratelli. Per quanto il numero di guerre nel mondo vada a diminuire, si tratta di una presenza costante nel mondo odierno. Lo stesso Vacis nello spettacolo si chiede se la guerra sia insita nel Dna come desiderio di dominazione sull’altro o se sia qualcosa di razionale, non legata all’istinto, ma conseguenza della divisione in gruppi. La guerra è anche divisione tra i sessi. Nello spettacolo mentre le donne si disperano e pregano le statue degli dèi, gli uomini vedono la guerra come un gioco. Essi ammirano le armi e la propria forza fisica, e vogliono mettersi in mostra contro i guerrieri nemici.

L’amore per la guerra e le armi è una costante della storia umana

Dalle descrizioni delle armature di Omero, ai video che mostrano la potenza distruttiva delle armi moderne. La guerra, secondo il filosofo James Hillman, appartiene sia ad Ares che ad Afrodite, ed è proprio questo il tema centrale dello spettacolo. Le armi hanno sempre affascinato l’uomo. Durante lo spettacolo gli attori, dopo aver descritto le decorazioni degli scudi dei guerrieri nemici,  descrivono le armi moderne che hanno fatto la storia. I fucili M16 o gli AK-47 sono diventati simboli storici di conflitto e ideologia. Il teatro classico ci mostra come, dai tempi di Eschilo, ciò non sia cambiato. L’uomo ha sempre avuto un amore malato per la armi e la guerra. E sono spesso i giovani ad essere consumati da questo amore.

I giovani, spesso osannati come il futuro, sono invece coloro che vengono sacrificati. Dalla guerra al rifiuto di affrontare seriamente questioni come il cambiamento climatico da parte dei governi, il futuro delle nuove generazioni viene messo da parte. I giovani sono sempre stati invitati a sacrificare la propria vita per le ambizioni dei potenti attraverso quello che Umberto Eco chiamava il culto della morte. Questo culto è sempre stato presente nella storia dell’umanità. Dai guerrieri omerici, al regime fascista, alle dittature e democrazie di oggi, Dulce et decorum est pro patria mori, è dolce e dignitoso morire per la patria.

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Edoardo Casolo

Edoardo Casolo

Edoardo Casolo sono appassionato di geopolitica, cinema e cultura, di viaggi e di industria video-ludica. Vicentino ma vivo a Venezia, città che ho amato dal primo momento in cui l'ho vista. Con il laboratorio di giornalismo cerco di realizzare il mio sogno di diventare pubblicista.

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