La pandemia ha sbarrato la strada a molti esperimenti, ma fondazioni e privati potrebbero sbloccare l’impasse.

Il teatro in carcere è spesso visto erroneamente come un’evasione (scusate il gioco di parole) imperdonabile per una categoria di persone a cui attribuiamo l’etichetta di “irrecuperabili”. In realtà questa forma d’arte entra dietro le sbarre non solo per dare speranza a chi si avvicina a lei, ma anche per insegnarci qualcosa su un mondo ignorato.

Come è nato il teatro in carcere: la storia di Rick Cluchey

Se esiste il teatro in carcere nel nostro Paese, il merito è anche di Rick Cluchey: la sua storia è un’incredibile parabola di riscatto e vocazione artistica. Ergastolano detenuto a San Quentin per rapina a mano armata e sequestro di persona, si avvicina al teatro per caso, quando una compagnia mette in scena una rappresentazione per i detenuti di Aspettando Godot di Samuel Beckett. Per Rick è amore a prima vista: la sua sensibilità riconosce nell’assurdità dell’attesa eterna e logorante la sua condizione di emarginato dietro le sbarre.

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È così che fonda una compagnia amatoriale di teatro in carcere, il San Quentin Drama WorkShop, con cui mette in scena le opere di Beckett. I critici accorrono, forse aspettando di trovarsi davanti attori impacciati e mediocri: invece la genuinità con cui i detenuti mettono in scena le tematiche del drammaturgo irlandese li colpiscono al punto da far arrivare la voce fino a Beckett in persona. Rick Cluchey ebbe dunque la possibilità di lavorare a tu per tu con il suo idolo: e quando fu rilasciato nel 1966 per alti meriti artistici, il sodalizio divenne inscindibile.

In Italia il teatro in carcere ebbe una spinta proprio per merito di Cluchey. Dopo la tournée del 1984 organizzata da Pontedera Teatro in cui la compagnia di San Quentin mise in scena le opere di Beckett, si rinvigorì così l’interesse per l’esperimento sociale che il teatro in carcere rappresentava.

Il Living Theatre e l’esperimento sociale di The Brig

Negli anni Sessanta la compagnia americana del Living Theatre aveva indagato il legame tra teatro e carcere con il coraggioso spettacolo The Brig. Basato sulla reale esperienza dietro le sbarre dell’ex marine Kenneth Brown, il testo descriveva in tutta la sua semplice brutalità la giornata tipo dei detenuti. La regista Judith Malina trasformò lo spettacolo in un vero esperimento sociale: rigidamente divisi tra carcerati e secondini, gli attori vivevano e provavano in un clima di costante terrore e ansia.

La realtà aveva smarginato nella finzione e la sofferenza degli attori, puniti brutalmente dai loro compagni, era reale e comunicava orrore agli occhi del pubblico. Tanto che Judith Malina sintetizzò così The Brig:

«Com’è possibile assistere a The Brig e non voler abbattere le mura di tutte le prigioni?»

Il teatro in carcere oggi

Nel nostro Paese gli esperimenti di teatro in carcere sono molteplici e il tema ha ricevuto risonanza internazionale: pensiamo all’Orso d’Oro al Festival di Berlino ottenuto dal film Cesare deve morire dei fratelli Taviani. La Compagnia della Fortezza di Volterra, fondata da Armando Punzo, è sicuramente l’esperienza più conosciuta. La formazione teatrale dà la possibilità al detenuto di acquisire un mestiere, oltre ai benefici “immateriali”.

Ma quali sono, in sostanza i benefici del teatro per un carcerato? Oltre alla significativa riduzione delle recidive per chi partecipa a queste iniziative, il teatro offre a chi è dietro le sbarre l’occasione di relazionarsi in modo sano con l’altro. La disciplina, l’autocontrollo, il rispetto delle regole, oltre alla possibilità di esprimere se stessi senza giudizio: il teatro può rappresentare la speranza di vedere un futuro oltre le sbarre. O di mantenere il contatto con il mondo esterno e le emozioni umane, per non trasformare il “fine pena mai” in un inferno.

Ora il Covid ha chiuso artisti e detenuti in un unico carcere: quello dell’inattività. Ma una speranza arriva per il futuro: quella della generosità dei privati e delle imprese, che rappresentano la principale fonte di sostentamento per il teatro in carcere. Al carcere minorile Beccaria, per esempio, il laboratorio teatrale è stato stroncato dal virus. Ma Fondazione Cariplo ha stanziato 32mila euro per la ripartenza.

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Giulia Zennaro

Giulia Zennaro

sono una giornalista freelance di cultura e società, scrivo come ghostwriter, insegno in una scuola parentale e tengo laboratori di giornalismo per bambini. Scrivo per Hall of Series e theWise Magazine e, naturalmente, BuoneNotizie.it: sono diventata pubblicista grazie al loro laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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