Oggigiorno, l’intelligenza artificiale ha conquistato diversi settori, e quello del giornalismo non è da meno. Sempre più redazioni giornalistiche integrano i sistemi di IA nei loro processi produttivi.
In una ricerca realizzata dall’Università Lumsa, nel marzo 2025, in collaborazione con l’Ordine nazionale dei giornalisti, è emerso che il 63,3% dei giornalisti ritiene che l’IA riduca i tempi di produzione dei contenuti, e il 60,8% che velocizzi la raccolta di informazioni. Tuttavia, solo il 24% pensa che migliori la verifica delle fonti, e forti sono i timori legati agli effetti del suo impiego nella professione.
Il ruolo del giornalista resta sempre al centro
L’impatto dell’IA in redazione non si limita soltanto al timore che possa sostituire il lavoro dei giornalisti, ma mette a rischio anche l’attendibilità stessa del giornalismo, ossia quella capacità del giornalista di fornire informazioni accurate e veritiere. Nonostante ciò, se utilizzata in modo consapevole, l’intelligenza artificiale potrebbe diventare un potente alleato, con i suoi pro e contro: l’IA è già in grado di svolgere numerosi compiti ripetitivi, consentendo ai giornalisti di risparmiare tempo e di concentrarsi su altre attività più impegnative, quali l’inchiesta o la verifica delle fonti.
A questo proposito, per poter sfruttare a pieno questi strumenti, è fondamentale investire nella formazione dei giornalisti, come hanno già fatto il New York Times e il Sole24Ore. Solo con una buona preparazione, i giornalisti potranno utilizzare l’IA in modo critico e responsabile, evitando di diffondere notizie false o di dipendere troppo dai contenuti generati automaticamente.
IA in redazione: esempi concreti
Sono già diverse le testate internazionali che hanno introdotto con successo l’intelligenza artificiale nelle proprie redazioni traendone dei benefici. In Germania, ad esempio, l’emittente radiotelevisiva pubblica Bayerischer Rundfunk ha introdotto un sistema di moderazione basato sull’IA per monitorare e filtrare i commenti online. Questo strumento è in grado di analizzare il linguaggio e rilevare i contenuti inappropriati, contribuendo a creare un spazio digitale più sicuro per i lettori. Si tratta di una strategia per arginare la diffusione di fake news e l’incitamento all’odio.
Anche in Spagna, l’IA ha trasformato il rapporto tra giornali e lettori. El Pais ha introdotto un assistente IA conversazionale basato sull’intelligenza artificiale generativa, progettato per interagire con gli abbonati e offrire suggerimenti di lettura personalizzati, rendendo i giornali digitali più interattivi e coinvolgenti.
Anche la BBC ha sviluppato strumenti di intelligenza artificiale per supportare le decisioni editoriali, capaci di analizzare dati e tendenze per individuare i temi più rilevanti da trattare. È una tecnologia che consente ai giornalisti di prevedere l’interesse del pubblico e migliorare di conseguenza la pianificazione dei contenuti.
Forbes e Il Foglio: l’inizio di un giornalismo automatizzato in Italia
Anche nel giornalismo italiano ci sono iniziative pionieristiche nel campo dell’intelligenza artificiale. Tra queste c’è quelle di Forbes, che ha recentemente lanciato il suo primo telegiornale interamente con IA, che si chiamerà Forbes IA News. È un progetto innovativo, sebbene ancora in fase sperimentale, ma che potrebbe segnare un passaggio significativo nell’era che viene definita “umanesimo digitale”, dove la tecnologia diviene un’occasione per migliorare la vita umana, e non per sostituirla: “è sempre il giornalista che fornisce il materiale, ossia la notizia, gli articoli, di cui poi l’IA si serve”, precisa Alessandro Mauro Rossi, direttore di Forbes Italia.
Non è l’unico esempio: anche Il Foglio ha realizzato il suo primo quotidiano scritto interamente con l’intelligenza artificiale: i giornalisti non hanno scritto articoli, ma si sono limitati a fare domande all’IA e a supervisionare le risposte. Questo esperimento ha messo in evidenza che l’IA può scrivere bene, perché sa sintetizzare e anche polemizzare se ha qualcuno che glielo dice. Tuttavia, ci vuole un supporto umano, poiché l’IA non ha fonti proprie, non può condurre un’intervista e non può capire se una dichiarazione è vera o falsa.
Entrambe le esperienze dimostrano come l’IA non si sta sostituendo ai giornalisti, bensì sta diventando uno strumento complementare per rinnovare il giornalismo. Al centro, quindi, rimane sempre la figura del giornalista: infatti, non basta saper scrivere bene, ciò che distingue il giornalista è avere consapevolezza del contesto – sapere quando, perché ed eventualmente contro chi scrivere – un’abilità che l’IA non possiede.
Verso una convivenza tra umano e intelligenza artificiale
L’intelligenza artificiale non rappresenta la fine del giornalismo, bensì una sfida da accogliere con senso critico e competenza. Le esperienze in corso dimostrano come l’IA possa diventare una risorsa concreta per migliorare l’efficacia e l’impatto dell’informazione.
A patto che al centro rimanga l’essere umano, con la sua capacità di interpretare la realtà, porsi delle domande scomode e dare un senso ai fatti, perché, sebbene l’IA possa imitare i giornali, resta pur sempre una macchina e, come tale, non ha un’anima e non potrà mai eguagliare il cervello umano. Per prosperare il giornalismo dovrà trovare il giusto equilibro tra il potenziale tecnologico e la necessità di preservare l’autenticità e l’autorevolezza del mestiere.

