Nel contesto della crisi della piccola e media azienda tratteggiato dai recenti dati Istat, alcuni elementi mostrano come alcuni segnali di ripresa non trascurabili siano legati proprio alla rivalutazione della manodopera femminile. Un importante marchio italiano scommette infatti coraggiosamente contro l’aut-aut che ogni anno esclude dal mondo del lavoro centinaia di mamme: nasce così un articolato progetto per aspiranti imprenditrici.

Ecco dunque un’iniziativa che sembra segnare una svolta nel generale trend negativo delle piccole e medie imprese italiane: Preca Brummel – azienda leader nell’abbigliamento del bambino – ha avviato un audace (ma tutt’altro che azzardato) piano di sviluppo che prevede l’estensione della propria rete di negozi rivolgendosi innanzitutto alle mamme, proponendo l’apertura di 40 punti vendita in franchising nei prossimi tre anni. Il progetto, denominato “Mamme fanno impresa”, garantirà alle neo-imprenditrici alcuni benefit di assoluta rilevanza, visto il loro status di mamme, e che conferiscono al progetto la sua eccezionalità sotto l’aspetto sociale. In primo luogo, l’azienda si impegna ad assicurare dei ritmi di lavoro compatibili con le esigenze della famiglia, fornendo gratuitamente alle imprenditrici il sostegno di “mamme jolly” da impiegare come commesse presso i punti vendita nei momenti di necessità (ad esempio durante il periodo estivo), grazie alla collaborazione dei consulenti di Moms@Work (un’iniziativa di Gi Group che ha selezionato i migliori profili tra 3.500 curricula di mamme in cerca di impiego). Altri benefici consistono in un piano di accumulo di 10 anni per sostenere gli studi dei figli e la possibilità di usufruire per i primi 3 anni di un guardaroba del valore annuale di mille euro per ciascun figlio.

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All’interno della realtà italiana l’iniziativa si configura come un progetto pionieristico, ma non come un unicum: se Preca Brummel costituisce fra le piccole e medie aziende, la prima realtà sensibile a una politica di questo tipo, alcune iniziative della Regione Sicilia, della Provincia di Rimini e della Provincia di Trento mostrano come il tema del sostegno e del reinserimento delle mamme nel mondo del lavoro rappresenti una problematica sempre più attuale. 

La prof.ssa Daniela Montemerlo, docente di Family Business presso “SDA Bocconi” e “Università dell’Insubria” spiega i principali punti di forza dell’imprenditoria femminile: le donne garantiscono infatti alle aziende, risorse maggiormente qualificate rispetto a quelle maschili (in Italia più del 50% dei laureati sono donne), ma il principale elemento distintivo è costituito dalle peculiarità del loro “stile femminile”: la capacità di guardare all’azienda come a un sistema (all’interno cioè di una logica cooperativa), la maggior attenzione alle modalità di conseguimento dei risultati e l’importanza attribuita alla persona e alla sua crescita professionale. Certo, il percorso che conduce a un’effettiva rivalutazione della manodopera femminile è ancora lungo: attualmente in Italia solo il 20-30% delle aziende risulta guidato da imprenditrici e solo il 10% degli amministratori delegati sono donne, ma i risultati delle loro performance e la recente attenzione rivolta al problema della maternità, mostrano come il panorama risulti tutt’altro che immobile e stagnante.

Se globalmente la crisi costituisce una realtà che non può essere negata, è anche vero che talvolta  i trend negativi rappresentano la miglior occasione per introdurre e sperimentare tipologie di risposta innovative e capaci di rispondere con maggior concretezza alla complessa e magmatica realtà economica del nostro Paese.

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Martina Fragale

Martina Fragale

Giornalista pubblicista dal 2013 grazie alla collaborazione con BuoneNotizie.it, di cui oggi sono direttrice. Mi occupo di temi legati all’Artico e ai cambiamenti climatici; come docente tengo corsi per l’Ordine dei Giornalisti e collaboro con l’Università Statale di Milano.

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4 Commenti

  • Ester ha detto:

    Bello il progetto della Brummel- Credo molto nelle potenzialità delle donne mamme. Credo nella loro volonta di rimettersi in discussione; di scendere in campo.

    Io sono una di quelle. A 32 anni con 2 bambini , ho decido di creare un progetto , investendo i miei risparmi, ma che stenta a decollare nonostante le richiesta da parte di altre mamme, per questioni burocratiche incomprensibilie all’orecchio umano.

    Ma sono tenace e non ho intenzione di mollare. Mai.

    Ester di Shea
    (Visitate il mio BLog, e capirete meglio).