La ripresa accelera in Cina. Un trend che, nonostante le differenze con l’Europa, potrebbe offrire alcuni spunti.

La Cina si sta avvicinando alla ripresa economica e si prepara ad affrontare il 2021 con nuovi trattati. Il Paese sta infatti ritornando alla normalità, grazie anche ad un lockdown inflessibile e a un ritorno ai ritmi lavorativi pre-Covid che hanno consentito alle aziende di investire e rinascere.

La Cina si prepara infatti a investire in vari settori: le vendite online sono cresciute e l’obiettivo per i prossimi anni è quello di diventare la potenza economica numero uno al mondo. Per capire come il Paese stia già affrontando il post pandemia abbiamo intervistato Ing Cai Maosheng, presidente dell’associazione in Italia degli ex alunni della Zhejiang University e Mirko Ponte, economista di Udine, esperto del settore cinese.

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Ecco come (e perché) in Cina la ripresa economica è una realtà

La Cina è stata condannata per mesi per aver innescato l’avanzata della pandemia. Ad oggi, però, è il primo Paese al mondo ad aver ridotto i contagi, nonostante l’estensione territoriale e la popolazione di più di un miliardo di persone. Per capire come sia stato possibile e se (e quanto) la soluzione cinese sia potenzialmente scalabile in Europa, ecco cosa ci ha raccontato Ing Cai Maosheng:

“La Cina si è ripresa velocemente. I motivi sono due: la mentalità orientale e i controlli. In Cina le persone sono ligie al dovere e i cittadini hanno davvero evitato assembramenti, riducendo ogni loro attività. È evidente che la mentalità europea sia differente: le persone hanno necessità di aggregarsi, soprattutto nei paesi mediterranei; questo ha sicuramente reso difficile il monitoraggio degli spostamenti. Inoltre i controlli in Cina sono stati inflessibili: durante il coprifuoco era impossibile uscire senza una motivazione valida e senza essere fermati dalle forze dell’ordine. Questi due elementi hanno limitato l’avanzata del virus.

In ogni provincia sono stati isolati tutti i centri abitati in cui erano presenti dei focolai. L’assenza di aggregazioni e il grande sacrificio di ogni singolo cittadino sono stati gli ingredienti giusti per consentire al Paese di riprendersi. In questo senso, credo che l’Europa dovrebbe prendere ad esempio il modello cinese: se tutti limitassero davvero gli spostamenti, si ridurrebbero i contagi. La necessità di lavorare è imperativa per tutti, ma limitare vacanze e aperitivi è la sola soluzione. Mi rendo conto – conclude – che non viaggiare per molti mesi sia difficile, ma è il nostro dovere di cittadini del mondo pensare alla salute di tutti”.

La ripresa economica della Cina e i suoi effetti sull’Europa

La ripresa economica della Cina è scandita da diversi fattori. L’esempio più calzante è la firma del trattato Rcep, che garantisce la realizzazione di accordi economici con i paesi di Asia e Pacifico, ma non solo: il trattato garantisce anche l’alleanza di Corea del Sud e Giappone, da sempre alleati degli Stati Uniti.

Mirko Ponte spiega come la Cina sia già proiettata verso il post pandemia:

“La Cina è stata ed è ancora un impero. La sua forza sta nel grande nazionalismo e nella velocità di reazione. Grazie a questa percezione il Paese non solo sta uscendo dalla fase più critica della pandemia, ma è già proiettato verso investimenti che si protrarranno per i prossimi anni. I progetti prevedono una crescita nel Pacifico, in Africa e lungo la Via della Seta. Gli stessi acquisti online sono diventati davvero rapidi, a un punto tale da essere diventati pericolosi per coloro che lavorano in questi settori. Tutto deve seguire un algoritmo di velocità ed efficienza, che spesso è eccessivo.

Anche se criticabile, un modello così veloce ha riportato la Cina a una situazione di quasi-normalità: i negozianti hanno ripreso le vendite, seppure online, e il potere di acquisto sta nuovamente salendo. La lungimiranza cinese renderà l’economia del paese predominante ancora per molti decenni. Questo si ripercuoterà sull’Europa in positivo, consentendo ai singoli Stati di commerciare a prezzi competitivi, garantendo ai cittadini l’acquisto di merci a prezzi contenuti.”

“In Europa e in Italia la differenza con la Cina è notevole– aggiunge Mirko – “Democrazia e dittatura non hanno lo stesso impatto sulla popolazione; la capacità di reazione è differente nel modo di accettare i blocchi e di gestire la quotidianità, ma sono convinto che, nonostante ciò, la Cina potrebbe essere un esempio. In Italia si potrebbe lavorare maggiormente sulla tecnologia nei settori in cui è possibile; questo creerebbe un bilanciamento per i lavori in cui la tecnologia non può essere utilizzata. Inoltre si dovrebbe diffondere e stimolare maggiormente il ricorso al take-away, garantendo così la possibilità di far vivere ristoranti e bar, evitando gli assembramenti.

Si deve creare un sistema che sostenga l’unicità del nostro Paese, contrariamente alla Cina che vive per brand e prodotti più massificati; l’Europa e l’Italia, in particolare, devono investire a livello tecnologico in tutto ciò che può essere dinamizzato maggiormente: questo consentirebbe meno spostamenti, per renderci competitivi e in grado di guardare al futuro. Così facendo potremmo davvero crescere e combattere il Covid, gestendo in maniera migliore le energie di tutti”.  

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Erika Mattio

Erika Mattio

Erika Mattio, giornalista, autrice, archeologa, antropologa, viaggiatrice, dottoranda in Antropologia fra Madrid e Venezia. Ho studiato a Istanbul e Mashhad per poi intraprendere spedizioni in Medio Oriente e in Africa. Scrivo per BuoneNotizie.it e sono diventata pubblicista grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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