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Lavorare meno fa bene. I benefici della settimana lavorativa corta

Settimana lavorativa corta per la salute mentale del lavoratore

settimanalavorativacorta-salutementale fonte: https://unsplash.com/it

I risultati del progetto pilota svolto negli ultimi sei mesi e organizzato dalla ONG 4 Day Week Global è un successo e dimostra che la riduzione dell’orario di lavoro migliora la salute mentale dei dipendenti e la loro produttività. Inoltre riduce l’emissione dei gas serra grazie all’abbattimento degli spostamenti in auto. In vari Paesi come Stati Uniti, Giappone, Irlanda, Spagna e Australia sono stati lanciati dei progetti sperimentali per testare la settimana lavorativa di 4 giorni. In Italia a che punto siamo?

Il funzionamento della settimana lavorativa corta

Sei mesi per misurare gli effetti della settimana corta. É il progetto che ha coinvolto 33 aziende e quasi 1000 dipendenti da giugno a dicembre 2022 organizzata dalla no profit 4 Day Week Global. In collaborazione al Think Tank Autonomy e alle Università di Cambridge, Oxford e Boston, il progetto si basa sul cosiddetto modello 100:80:100. Lavoratori e lavoratrici continueranno a ricevere il 100% dello stipendio ma resteranno in servizio per l’80% delle ore previste, impegnandosi a mantenere il 100% della produttività.

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I dipendenti hanno valutato positivamente il progetto pilota, con il 97% che afferma di voler continuare con una settimana di 4 giorni. Le entrate sono aumentate di oltre un punto percentuale ogni mese, con un aumento totale dell’8% durante il periodo di prova. Rispetto agli stessi sei mesi del 2021, è aumentato del 38%. Anche la salute e il benessere dei partecipanti sono migliorati, come spiega il professore associato Wen Fan del Boston College: “Un’ampia gamma di metriche sul benessere ha mostrato un miglioramento significativo, compresi i livelli di stress, il burnout, la fatica e il conflitto tra lavoro e famiglia…”

Oltre alla recente sperimentazione è da anni che in diversi Paesi si esamina la settimana corta. In Europa ci sta provando la Spagna e l’Islanda, mentre il Belgio ha una specifica legge. Nel resto del mondo, uno degli esempi più eccellenti è il Giappone: Paese che rappresenta un forte cambio di paradigma sul tema del lavoro. La giornata lavorativa di un giapponese è, storicamente, di 12 ore al giorno. In Giappone il tasso di suicidi causati da troppo lavoro è molto alto. Karōshi è l’espressione coniata da loro per identificare i suicidi da troppo lavoro. Oggi, anche in seguito a indicazioni del Governo che è intenzionato ad abbattere il tasso, colossi come Microsoft, Panasonic, Hitachi e Mizuho Financial Group hanno iniziato a utilizzare la settimana corta.

Quanto si lavora in Italia?

In media in Italia si lavora circa 36 ore la settimana e siamo ancora ben lontani da queste iniziative, nonostante il 56% degli italiani vorrebbe la settimana breve e il 26% afferma di poter mantenere i 5 giorni se in smart working, almeno parte della settimana, secondo l’indagine di SWG per Italian Tech.

In Italia la sperimentazione è ancora lontana ma dal post pandemia possiamo trovare alcuni casi analoghi. Il TeamSystem ha lanciato un pacchetto di regole flessibili per i propri dipendenti che prevede la possibilità di scegliere lo smart working fino all’80% dell’orario oppure la possibilità di scegliere la settimana corta con il light Friday.

Velvet Media, azienda di marketing di Padova, ha eliminato l’orario di lavoro consentendo massima flessibilità ai dipendenti, nessun obbligo di richiesta dei permessi o delle ferie al datore di lavoro, praticamente una evoluzione dello smart working.

Intesa San Paolo, la più grande banca italiana, che ha annunciato di recente l’introduzione da gennaio 2023 della settimana lavorativa corta. In realtà prevede una riduzione di una sola ora e mezza la settimana. Ma introdurrà stabilmente nuove regole per il lavoro da remoto.

L’Italia, se non è ancora pronta per la settimana lavorativa corta, ha fatto però un grande passo in avanti nell’utilizzo dello smart working e del lavoro agile (anche grazie ai cambiamenti dettati dalla pandemia), regolamentandolo con la legge 81/2017 e dalle Linee Guida 2022 inserite anche nella Pubblica Amministrazione, dimostrando che è possibile avere condizioni che migliorando sia lo stato di salute mentale che la qualità della vita dei lavoratori e lavoratrici.

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