Ieri, 9 maggio, l’Agenzia per la rappresentanza delle Pubbliche Amministrazioni (Aran) e i sindacati hanno firmato definitivamente l’accordo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro – Comparto Funzioni Centrali, periodo 2019-2021.

La riforma in arrivo prevede aumenti mensili con il recupero degli arretrati, progressioni di carriera e scatti legati al merito o all’anzianità e, soprattutto, la nuova regolamentazione dello smart working nella Pubblica Amministrazione.

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Effetti della pandemia da Covid-19 nelle Pubbliche Amministrazioni

In questi ultimi due anni i cambiamenti dettati dalla pandemia sono stati tanti: se da un lato ognuno di noi ha perso molto, dall’altro abbiamo acquisito nuove conoscenze e comportamenti.

Il telelavoro o smart working era una attività conosciuta già prima del 2020, ma in alcuni settori era visto come un sogno ricorrente ma inarrivabile, soprattutto per quei lavori a contatto con il pubblico.

Fare uso della tecnologia è stato necessario per portare avanti un Paese fermo e pure la Pubblica Amministrazione (PA), seppur zoppicando, si è adattata risolvendo quel divario tecnologico in cui da troppo tempo era imprigionata.

Dopo il decreto Riaperture dello scorso marzo, con cui non si era riusciti a risolvere l’ultima proroga del lavoro a distanza per i soggetti fragili, ora il Governo ha deliberato la questione dello smart working ripristinando l’equilibrio con il settore privato.

Smart working e PA: le nuove regole

Un traguardo importante che mi rende orgoglioso, innanzitutto per il suo alto valore simbolico” lo ha affermato il ministro per la PA, Renato Brunetta, commentando la firma finale.

Il nuovo contratto, testo ampio e complesso, presenta importanti cambiamenti al Titolo V, ovvero, il lavoro a distanza. Finalmente viene distinto il lavoro agile dal lavoro da remoto mettendo fine a un equivoco nato nel periodo emergenziale.

Il lavoro agile, disciplinato dalla legge 81/2017, è una modalità di lavoro stabilita mediante un accordo, organizzato per obiettivi e senza vincoli di orario o di luoghi di lavoro. La prestazione viene eseguita in parte all’interno dei locali della PA e in parte a casa, senza una postazione fissa e nei limiti d’orario settimanale o giornaliero. Delineata anche una fascia di disconnessione. Inoltre il lavoratore avrà diritto ai permessi e ai buoni pasto.

Altra cosa è il lavoro da remoto, disciplinato dall’art.41 del contratto, che può essere svolto come telelavoro domiciliato o in altre sedi, ad esempio in spazi di coworking, con le stesse regole dello svolgimento in sede.

Una nuova aria

Con l’aumentodello smart working, molte persone limiteranno i loro spostamenti e di conseguenza si ridurranno le emissioni di CO2.

Lavorando da casa si ha il vantaggio di non perder tempo negli spostamenti, quantificati secondo Michael Page in circa 60 minuti al giorno, inoltre il grande risultato dello smart working per le pubbliche amministrazioni crea una svolta innovativa nella storia del lavoro pubblico.

Un passo avanti verso quella strada che aveva disegnato il Governo Draghi con il “Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale” che mette al centro le persone ma su cui c’è ancora molto da fare. Tuttavia, il contratto 2019-2021 nasce già scaduto e gli incrementi salariali inseriti nella riforma potrebbe mettere un freno alle nuove assunzioni a causa della ripresa robusta dell’inflazione. Starà ora alle amministrazioni usare questi strumenti per conciliare i bisogni dei lavoratori e la sostenibilità ambientale del lavoro mantenendo alta la produttività e la qualità dei servizi.

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Carlotta Vercesi

Carlotta Vercesi

Parlo della nostra società e di come essa comunica. Il mio obiettivo è di scardinare la narrazione catastrofista e di raccontare le buone idee senza dimenticare i piani politici, sociali, economici. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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