Diventare giornalista pubblicista in Italia non è così semplice e chiaro come possa sembrare. Anni di sfruttamento degli aspiranti pubblicisti, uniti a pratiche scorrette di piccole e grandi testate giornalistiche, spesso non servono e non garantiscono la possibilità di accedere ad uno dei mestieri più affascianti al mondo. A questo si unisce una disomogenea normativa dei vari Ordini regionali e una legge vecchia di oltre 60 anni che regola l’ordinamento della professione.

Diventare giornalista pubblicista: una legge vecchia più di 60 anni

L’innovazione tecnologica fa passi da gigante e l’intelligenza artificiale sta spopolando anche nel settore giornalistico. Eppure sembra che, nonostante il mondo evolva a ritmi vertiginosi, le norme che regolano il giornalismo italiano siano ferme ancora agli anni Sessanta.

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Ad oggi, infatti, la legge che sancisce i diritti e i doveri del giornalista, l’ordine della professione, le condizioni e le modalità d’iscrizione all’Albo è la Legge n.69 del 3 febbraio del 1963. Ad aggravare il quadro normativo vetusto e obsoleto si aggiunge una profonda difformità normativa tra i vari Ordini regionali a cui è affidata l’iscrizione all’Albo nell’elenco dei pubblicisti, fattore che complica, non di poco, la già dissestata strada degli aspiranti giornalisti pubblicisti. La legge prevede, infatti, un albo professionale diviso in due elenchi, quello dei professionisti e quello dei pubblicisti.

Per diventare giornalista professionista, in linea di massima, esistono norme chiare ed omogenee a livello nazionale. La professione deve essere esercitata in maniera esclusiva e continuativa. Si deve effettuare un periodo di praticantato di 18 mesi o, in alternativa, frequentare un biennio in una delle università riconosciute, essere retribuito a norma di legge e infine superare un esame di idoneità professionale.

Per diventare giornalista pubblicista, invece, non esistono regole omogenee tra i vari Ordini regionali. Questo crea un divario nel percorso, nonché della formazione degli stessi aspiranti, diverso da regione a regione. Nello specifico, per diventare giornalista pubblicista si deve svolgere attività giornalistica, anche in maniera non esclusiva per almeno 24 mesi, presso una testata registrata, scrivere un numero discrezionale di articoli (dai 50 della Sardegna ai 150 della Puglia, il numero può variare in virtù della periodicità della testata sulla quale si pubblica), ed essere retribuiti a norma di legge per importi definiti discrezionalmente sempre dall’Ordine della regione di residenza di chi presenta la domanda. Infine è necessario presentare una dichiarazione firmata del direttore responsabile della testata sulla quale sono stati pubblicati gli articoli.

Le nuove linee guida emanate dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti per diventare giornalista pubblicista

In attesa dell’approvazione dell’ennesima proposta di riforma approvata all’unanimità il 18 luglio 2023, ancora ferma nel cassetto del Governo, il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti ha intanto deliberato lo scorso 30 gennaio le nuove linee guida per ottenere l’iscrizione all’albo dei giornalisti nell’elenco pubblicisti. Al fine di uniformare la disomogeneità delle diverse normative degli Ordini regionali, infatti, il Consiglio Nazionale ha finalmente sancito le indicazioni, i requisiti e le modalità d’iscrizione.

Bisogna svolgere collaborazioni giornalistiche non occasionali e regolarmente retribuite a favore di quotidiani, periodici o testate giornalistiche di emittenti radiotelevisive e siti online nei 24 mesi precedenti la data di presentazione della domanda, conoscere gli elementi fondanti della deontologia professionale e il quadro legislativo che concerne la professione giornalistica (il Consiglio regionale potrà disporre un colloquio). Secondo le nuove linee è richiesto un numero di articoli pari a 70 per i quotidiani e siti online, 50 per i settimanali, 40 per i quindicinali e 20 per i mensili e le altre forme di periodicità, ed essere retribuiti a norma di legge per un importo non inferiore a 1.000 euro anni lordi.

Il “dovere della verità” sta alla base dell’attività che andrà a svolgere il giornalista, sia esso professionista che pubblicista. Al fine di garantire un’informazione in linea con i principi deontologici e con l’aggiornamento costante dei futuri giornalisti, in un contesto sociale estremamente mutevole, si attende che i vari Ordini regionali recepiscano le nuove indicazioni assunte dal Consiglio Nazionale dei Giornalisti e si adeguino, quanto prima, alle linee guida nazionali per diventare giornalista pubblicista.

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Marco Russo

Marco Russo

Laureato in Scienze, Culture e Politiche della Gastronomia seguo e studio il mondo dell'agroalimentare e dell'enogastronomia. Aspirante giornalista pubblicista tratto inoltre temi legati all'attualità, all'arte e allo sport. Seguo il corso di giornalismo dell'Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo.

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