Diventare giornalista in Italia è un percorso affascinante e impegnativo, che richiede dedizione, passione e una buona dose di resilienza. Nonostante le sfide, esistono opportunità concrete per chi desidera intraprendere questa carriera e delle alternative alle scuole di giornalismo. Inoltre, l’Ordine ha approvato nel 2023 all’unanimità un documento con le proposte di riforma della professione, che nei prossimi mesi potranno approdare in Parlamento e semplificare le modalità di iscrizione all’albo, che oggi è diviso in due elenchi principali: professionisti e pubblicisti.
Diventare giornalista: la normativa di riferimento
Ai sensi dell’art. 1 legge n. 69/1963, “è giornalista professionista colui che esercita in modo esclusivo e continuativo la professione, è giornalista pubblicista colui che svolge attività giornalistica non occasionale e retribuita anche se esercita altre professioni o impieghi”. Comprendere questa prima grande differenza è utile a definire il tipo di carriera che si vuol perseguire.
Attualmente, il sito ufficiale dell’Ordine dei Giornalisti riporta che “per diventare giornalista professionista bisogna superare l’esame di idoneità professionale dopo aver effettuato 18 mesi di praticantato”.
Invece, per iscriversi all’elenco dei giornalisti pubblicisti, “occorre collaborare con una o più testate regolarmente iscritte al registro della stampa (presso il tribunale di competenza) e che abbia come direttore responsabile un giornalista professionista o un giornalista pubblicista”. La collaborazione deve essere retribuita e continuativa per 24 mesi.
Scuole di giornalismo riconosciute: costi e borse di studio
Attualmente, per diventare giornalista professionista in Italia esistono scuole di giornalismo riconosciute dall’Ordine dei Giornalisti con percorsi formativi biennali che combinano teoria e pratica, che integrano nel programma didattico anche un periodo di praticantato. Al termine dei due anni, gli studenti possono candidarsi all’esame di stato, composto da una prova orale e una prova scritta, per diventare giornalisti professionisti.
In Italia le scuole di giornalismo attualmente riconosciute dall’Ordine dei Giornalisti sono 11, distribuite tra nord (tre a Milano, una a Torino e una a Bologna), centro (due a Roma, una a Perugia e una a Urbino), e sud (Bari e Napoli), in lieve diminuzione rispetto al 2019, quando l’elenco comprendeva anche quella di Salerno, dove nel corso degli ultimi anni si sono presentati sempre meno candidati.
Per il biennio in corso, al nord la retta meno costosa è quella di Bologna (12.000€), seguita da Torino (13.000€). A Milano si va dai 14.000€ della Walter Tobagi, ai 19.000€ della Iulm, passando per i 17.200€ della Cattolica. Nel centro-sud Italia i costi variano dai 12.000€ di Urbino, i 16.000€ di Perugia e Napoli, ai 20.000€ circa di Luiss e Lumsa a Roma. Bari resta la più economica in assoluto, con un costo di 8.000€ per il biennio.
Tutte le scuole richiedono che la domanda di ammissione sia accompagnata dal pagamento di 150 euro a titolo di contributo istruttorio e di diritti di segreteria, e il pagamento di 50 euro per lo svolgimento dei test di ammissione.
Vengono erogate borse di studio pari al 15% delle somme totali versate dagli allievi. Tuttavia, i costi delle scuole, che non sempre garantiscono il successo nel mondo del lavoro, restano elevati. Alle rette si sommano inoltre i costi di vitto e alloggio.
Le domande di ammissione in queste scuole stanno diminuendo sempre di più e alcune scuole negli ultimi anni hanno avuto pochi allievi rispetto ai posti messi a bando. In molti casi infatti, sono stati prorogati i termini per la presentazione delle domande o sono stati riaperti durante il biennio.
Tutti questi potrebbero essere interpretati come segnali di una diminuzione di interesse a diventare giornalista professionista, complici anche le nuove opportunità di formazione nate grazie al web.
Le alternative alle scuole di giornalismo
Sempre più giornalisti decidono di intraprendere la carriera da pubblicista. Dall’ultima rilevazione dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM), risultano iscritti all’Ordine 112.397 giornalisti. Oltre il 67% è pubblicista (nel 1975 erano il 48% circa degli iscritti).
Diventare giornalista pubblicista in Italia non richiede il passaggio attraverso una scuola di giornalismo riconosciuta. Esistono corsi di specializzazione, di durata più breve e costi inferiori, che offrono formazione di alto livello in specifici settori, come l’accademia di giornalismo costruttivo, che include anche corsi di giornalismo digitale, data journalism e molti altri.
È essenziale, durante il periodo di formazione, esercitare attività giornalistica retribuita e continuativa, che è oggi l’unico vero requisito per poter presentare domanda di iscrizione all’Ordine dei Giornalisti al termine del biennio. Dunque, pur non essendo ancora del tutto obbligatoria, la formazione resta cruciale: imparare a scrivere articoli chiari, efficaci, coinvolgenti e a verificare le fonti, è fondamentale per un giornalismo di qualità.
Le novità previste dalla proposta di riforma
A giugno 2023, Il Consiglio Nazionale dell’Ordine ha approvato all’unanimità un documento con le proposte di riforma dell’ordinamento professionale, senza trascurare la revisione delle modalità di accesso.
Nel documento emerge che agli aspiranti giornalisti pubblicisti sarà richiesta una laurea triennale, oggi non richiesta, per iniziare il biennio di attività di preiscrizione all’albo, e nei due anni sarà necessario seguire un percorso di formazione.
Per i professionisti verrà istituita una laurea magistrale in giornalismo. In alternativa, una laurea triennale sarà il requisito per poter accedere a corsi specialistici controllati e vigilati dall’Ordine. I professionisti, inoltre, probabilmente non saranno più obbligati a svolgere l’attività giornalistica in via “esclusiva”. Potranno esercitarla in forma “sistematica, continuativa e prevalente”.
Finché la riforma non entrerà in vigore, restano valide tutte le modalità di accesso attualmente operative.

