I giovani imprenditori italiani della nuova generazione stanno rivoluzionando il mondo del lavoro. Davanti a un mercato incerto e competitivo, anziché attendere, questi giovani intraprendenti scelgono di mettersi in proprio, dando vita a progetti innovativi che contribuiscono alla crescita delle comunità e dell’intera economia nazionale.

Un fenomeno che sta ridefinendo il concetto di lavoro e che mostra come competenze e innovazione possano diventare strumenti concreti di trasformazione sociale e progresso.

Una nuova generazione di imprenditori italiani

La nuova generazione, cosiddetta EET (Employed, Educated, and Trained), è costituita da giovani altamente qualificati che hanno deciso di affrontare la crisi occupazionale attraverso l’imprenditoria, rappresentando una risposta concreta alla disoccupazione. Secondo il Focus Censis-Confcooperative 2024, oltre 144.000 giovani imprenditori hanno avviato attività soprattutto nei settori innovativi e digitali, mostrando un’inversione di tendenza rispetto al passato.

In particolare, comparti come la pubblicità e le ricerche di mercato hanno visto un aumento del 228% delle imprese giovanili negli ultimi sette anni, seguiti dalla consulenza gestionale e dalla produzione digitale​. Questi settori, caratterizzati da elevato valore aggiunto e intensa specializzazione, attraggono oggi l’interesse dei giovani imprenditori italiani, che hanno così l’opportunità di affermarsi come protagonisti in un mercato in continua evoluzione.

Il contributo economico e sociale dei giovani imprenditori

L’impatto economico della generazione EET è significativo: i giovani lavoratori e imprenditori rappresentano il 13,3% dell’occupazione italiana, contribuendo al PIL (Prodotto Interno Lordo) con 52,2 miliardi di euro. Inoltre, questi giovani sono diventati promotori di occupazione anche per altri coetanei, migliorando il tessuto socio-economico in aree tradizionalmente segnate da disoccupazione, come il Mezzogiorno, che ospita il 35% degli imprenditori giovanili.

Questo fenomeno dimostra come i giovani italiani, nonostante la precarietà del mercato del lavoro, stiano contribuendo a un cambiamento positivo e a un modello lavorativo più inclusivo e autonomo​.

Competenza e innovazione: le chiavi del nuovo mercato

I giovani imprenditori EET puntano su settori intellettuali e tecnologici, come conferma l’incremento della presenza femminile nei settori altamente qualificati, anche se persistono alcune difficoltà legate al divario di genere. La tendenza verso una “economia delle competenze”, sottolineata dal Focus Censis, evidenzia come le giovani generazioni preferiscano un modello lavorativo che valorizzi le loro capacità, trasformando la precarietà in un’opportunità concreta per innovare.

Le competenze digitali e le abilità acquisite nei percorsi di studio sono cruciali per molti di questi imprenditori, che trovano negli strumenti tecnologici e nelle piattaforme digitali mezzi per estendere la portata delle proprie attività e rispondere alle nuove esigenze del mercato.

Questa nuova generazione rappresenta una forza positiva anche per la società: le loro attività vanno ben oltre l’aspetto economico, in quanto molti di questi giovani promuovono pratiche aziendali sostenibili e mirate a creare valore sociale. Le imprese giovanili oggi, infatti, si contraddistinguono per l’adozione di modelli organizzativi flessibili e per l’attenzione al benessere collettivo, creando posti di lavoro che guardano al futuro. In questo modo, questi imprenditori non solo rappresentano un contributo per l’economia ma anche per le comunità, offrendo percorsi professionali nuovi e spesso alternativi rispetto ai settori tradizionali.

Verso un modello di lavoro autonomo e innovativo

La capacità di adattamento e la flessibilità dei giovani imprenditori hanno portato a un cambiamento sostanziale nel panorama lavorativo italiano, spingendo verso modelli di lavoro che lasciano spazio all’innovazione e alla responsabilità individuale. Questa evoluzione del mercato del lavoro riflette una nuova concezione della carriera, che privilegia autonomia e realizzazione personale rispetto al tradizionale “posto fisso”.

I dati mostrano una riduzione significativa del numero di giovani che non studiano, né lavorano né sono in formazione (i cosiddetti NEET), segno di una trasformazione culturale che vede i giovani più motivati a cercare soluzioni attive alle sfide occupazionali​.

A chiudere questa panoramica sulla generazione EET, le parole del Presidente Sergio Mattarella risuonano come un incoraggiamento: “La generazione Z è la nostra speranza e i suoi non sono limiti”. Questo richiamo alla resilienza dei giovani italiani sottolinea la loro capacità di navigare con determinazione e innovazione anche nei momenti più difficili, dimostrando che il futuro del lavoro può essere riscritto con ambizione e responsabilità.

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Laura Severini

Laura Severini

Laureata in Scienze Statistiche ed Economiche all’Università di Bologna e specializzata in analisi dei dati e comunicazione digitale. Con una passione per i numeri e con la convinzione che "ogni numero racconti una storia", partecipo al laboratorio di giornalismo costruttivo, combinando analisi e narrazione, per illuminare i fatti attraverso i dati.

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