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Più consumi di prodotti ittici in Italia, vince il nostro pesce

Più consumi di prodotti ittici in Italia, vince pesce nostrano. Otto consumatori di pesce su dieci preferiscono il prodotto allevato in Italia perché più sicuro.

Più consumi di prodotti ittici in Italia, vince pesce nostrano. Otto consumatori di pesce su dieci preferiscono il prodotto allevato in Italia perché più sicuro. PIXABAY: https://pixabay.com/it/photos/cibo-carne-pesce-mercato-2756948/

Otto consumatori di pesce su dieci preferiscono quello allevato in Italia perché ritenuto più sicuro.

Il 48% dei consumatori italiani ha cambiato le proprie abitudini alimentari, privilegiando il pesce. L‘82% degli acquirenti di prodotti ittici, inoltre, sceglie pesce allevato in Italia perché nostrano e quindi considerato più controllato e più buono. Sono questi i risultati del recente studio sull’impatto del lockdown sull’allevamento intensivo di prodotti ittici. L’API (associazione piscicoltori italiani di Confagricoltura) ha commissionato l’analisi a Crea Marketing Consulting, una società di consulenza. Il pesce arriva a occupare così la terza posizione nelle scelte dei consumatori e si colloca dopo la pasta e le verdure.

Il presidente di API, Pier Antonio Salvador, ha presentato gli esiti della ricerca “Acquacoltura e Covid-19: quale impatto sui consumi?” durante la manifestazione online Aquafarm del 25 marzo scorso. L’evento ha anticipato la fiera dell’acquacoltura (allevamento intensivo di pesci, molluschi o alghe in acque dolci o salate) Aquafarm, che si svolgerà a Pordenone il prossimo 9 e 10 giugno. La fiera permetterà ai professionisti del settore dell’acquacoltura sostenibile euro-mediterranea di confrontarsi, aggiornarsi e stabilire nuovi contatti.

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Che cos’è API

L’Associazione Piscicoltori Italiani è nata nel giugno del 1964 ed è un organismo professionale di categoria con sede a Verona. API vuole tutelare, sviluppare e consolidare tutte le attività di allevamento ittico, sia in acque dolci che in acque marine. Per far ciò, l’Associazione promuove studi e ricerche in collaborazione con organi Statali, d’informazione e Istituti di ricerca. Possono diventare associati API tutti i professionisti della piscicoltura intensiva, nonché chi si occupa di acquacoltura e algocoltura. Inoltre, l’API ha l’obiettivo di garantire un rapporto stretto tra il territorio e le esigenze degli acquacoltori, così che i due soggetti possano interagire in modo proficuo. Infine, nell’offrire prodotti controllati e sicuri, API punta a incrementare i consumi di prodotti ittici in Italia.

Acquacoltura italiana, dati e benefici dell’allevamento intensivo controllato

I dati pubblicati da API mostrano che il settore dell’acquacoltura nel 2019 ha prodotto circa 62 mila tonnellate di pesce, il cui valore complessivo va oltre i 300 milioni di euro. Al primo posto c’è la trota con 37 mila tonnellate; al secondo posto si colloca l’orata con oltre 9 mila tonnellate; mentre al terzo posto si trova la spigola con 7 mila tonnellate. L’ombrina si posiziona all’ultimo posto con 100 tonnellate prodotte. Molti sono i vantaggi del consumo dei prodotti ittici dell’acquacoltura in Italia:

Come preservare le risorse ittiche, limitarne lo sfruttamento e ridurre la CO2

Davanti a una popolazione mondiale in continua crescita e con richieste sempre maggiori, l’acquacoltura sostenibile è la risposta migliore. A livello globale, infatti, il consumo di pesce aumenta sempre di più e il 60% delle risorse ittiche disponibili è sfruttato oltre misura. Inoltre, secondo i dati API, solo lo 0,07% dell’acqua dolce del pianeta è utilizzabile e oggi il settore agricolo ne spreca il 70%. Secondo uno studio del 2018 della FAO, l’acquacoltura risulta il sistema di produzione alimentare più efficiente per uso di risorse (acqua, suolo, energia) e per impatto sull’ambiente.

In effetti, per produrre un chilo di pesce occorrono poco più di 8 litri d’acqua e si generano 3,3 chili di CO2. Per ottenere un chilo di suino, invece, sono necessari più di 28 mila litri di acqua e la produzione di CO2 è pari a 6 chili. Infine, per un chilo di manzo servono quasi 21 mila litri di acqua e si riversano nell’ambiente 40 chili di CO2. L’acquacoltura è utile quindi a preservare le risorse ambientali, a proteggere le specie in via d’estinzione e a mantenere gli habitat e la biodiversità. Inoltre, gli impianti svolgono il ruolo di sentinelle ambientali, perché rilevano ogni giorno le variazioni della qualità dell’acqua. Acquistare i prodotti dell’acquacoltura significa promuovere un consumo responsabile dei prodotti ittici in Italia, a beneficio dell’ambiente.

L’acquacoltura sostenibile è vantaggiosa per l’economia e la società

I benefici dell’acquacoltura sostenibile non sono solo ambientali, ma anche economici, sociali e culturali. Innanzitutto, il pesce allevato in Italia costa di meno perché il sito di produzione e quello di vendita sono ben collegati e vicini. In secondo luogo, l’acquacoltura sostiene lo sviluppo di zone umide e lagunari, altrimenti destinate all’isolamento. Inoltre, molti impianti di acquacoltura in Italia utilizzano l’acqua anche per produrre energia elettrica pulita. Infine, l’acquacoltura consente di diversificare i prodotti allevati. Infatti, il direttore API Fabris afferma:

“L’obiettivo adesso è quello di puntare alla formazione, più l’allevatore sarà in grado di adottare buone pratiche e più la nostra salute potrà giovarne”.

EWEAS, un progetto per utilizzare al meglio le risorse idriche nell’acquacoltura

Gestire in modo efficiente e sostenibile le acque e l’energia, innovare le tecnologie e aggiornare in modo continuo le risorse umane sono le principali sfide dell’acquacoltura. Il progetto EWEAS (in inglese: efficienza energetica e idrica nel settore dell’acquacoltura) dell’API mira a tutto questo. EWEAS è una piattaforma di formazione che punta a facilitare lo scambio di pratiche sostenibili tra gli operatori per un periodo di 30 mesi, da dicembre 2018 a maggio 2021. API crede che imparare sul campo sia il modo migliore per affinare le conoscenze e le competenze degli operatori. Infine, il corso propone soluzioni per ridurre gli sprechi di energia e l’impatto ambientale. Quattro sono i Paesi coinvolti oltre all’Italia, ossia Spagna, Lettonia, Slovenia e Irlanda.

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