Un’emergenza globale, ma ancora reversibile.

Le Nazioni Unite hanno dichiarato il 2021-2030 “Decennio delle Scienze del mare per lo sviluppo sostenibile” per far comprendere come i mari e gli esseri umani siano strettamente interconnessi e come l’inquinamento dei mari sia un problema globale ma reversibile, grazie alla scienza.

A Bali il 2021 è iniziato con la spiaggia di Kuta sommersa da tonnellate di plastica, alle Hawaii le acque sono inquinate e lo scorso anno 1,56 miliardi di mascherine sono finite nei mari. Per il WWF “86 milioni di tonnellate di plastica navigano nei nostri oceani”. Lo stato dei mari è preoccupante perché dalla loro salute dipendono i cambiamenti climatici, la sicurezza alimentare e la salute umana. Le acque, infatti, coprono il 70% della superficie terrestre e regolano la temperatura della Terra rendendo possibile agli esseri umani la vita sul nostro pianeta. I mari ospitano una grande biodiversità di specie e di ecosistemi, sono fonte di cibo, energia, commercio e di occupazione per l’uomo. Il suo valore di mercato è pari circa al 5% del PIL globale.

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L’inquinamento dei mari mette a rischio la salute umana

Da uno studio condotto dal Global Observatory on Pollution on Health del Boston College, del Centre Scientifique de Monaco e dalla Prince Albert II of Monaco Foundation, l’inquinamento dei mari minaccia la vita di persone, animali e piante. La ricerca ha esaminato 584 rapporti scientifici per comprendere la portata del problema. Gli inquinanti più diffusi sono la plastica, le sostanze chimiche a uso industriale, i derivati dal petrolio, i pesticidi agricoli, i metalli pesanti e altri materiali tossici. Questi elementi nocivi finiscono nella catena alimentare fino ad arrivare all’uomo tramite il pescato, minacciando la salute di circa 3 miliardi di persone nel mondo.

Lo studio, pubblicato su Annals of Global Health, suggerisce le misure che dovrebbero essere intraprese sin da subito per evitare conseguenze irreversibili. Tra queste, la transizione alle energie rinnovabili, la riduzione della produzione di plastica, il riciclaggio, la riduzione degli scarichi agricoli, industriali e delle acque reflue. Il rapporto indica di creare ed espandere le aree marine protette, di promuovere il monitoraggio dell’inquinamento dei mari e i programmi di ricerca.

2021 – 2030 Il Decennio delle Scienze del mare: “la scienza di cui abbiamo bisogno per l’oceano che vogliamo “

Il Decennio delle Scienze del mare punta proprio a mobilitare la comunità scientifica, i governi, le imprese e i cittadini verso un programma comune di ricerca e di innovazione tecnologica. L’obiettivo dell’iniziativa dell’ONU è promuovere un cambiamento radicale nel modo in cui studiamo e gestiamo i nostri mari. Il Decennio faciliterà dunque la generazione di dati, informazioni e conoscenze per cambiare “l’oceano che abbiamo con l’oceano che vogliamo”. Sette risultati descrivono “l’oceano che vogliamo”: un mare pulito, sano, prevedibile, sicuro, sostenibile, trasparente, ispirazionale.

Inoltre, il Decennio del mare non stabilirà la politica oceanica, ma, attraverso la scienza, contribuirà al raggiungimento dell’Obiettivo 14 “La vita sott’acqua” dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile. L’Obiettivo 14 si propone di “conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile”.

In Italia è stato redatto il Manifesto per il Decennio del Mare che invita istituzioni, imprese e cittadini a contribuire alla realizzazione di questi obiettivi. Di conseguenza, secondo il Manifesto, la collaborazione tra settori è fondamentale per la ricerca scientifica, la sostenibilità e la riduzione dell’inquinamento dei mari. L’Italia, con i suoi 7.500 km di costa, svolgerà un ruolo fondamentale nella campagna internazionale “Generation Ocean”. La campagna sarà lanciata nel giugno del 2021 e cercherà di promuovere soluzioni innovative per la tutela dei mari.

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Aurora Amendolagine

Aurora Amendolagine

Aurora Amendolagine, laureata in Scienze politiche e Relazioni internazionali con un Master in Comunicazione istituzionale. Lavoro in Rai da diversi anni. Giornalista pubblicista e tutor del laboratorio di giornalismo per diventare pubblicista

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