La sharing economy continua a guadagnare terreno a dispetto della ″cultura del possesso”. Grazie alle azioni della cultura dell’uso è possibile ridisegnare il ruolo di consumatore in un panorama economico in cambiamento, anche nell’ottica di una migliore sostenibilità ambientale.

Sharing economy, guardando al futuro

La cultura del possesso sta diventando sempre più obsoleta e si trasforma nella cultura dell’uso. Una prassi che si sta diffondendo in Europa, che fa bene all’ambiente, al portafoglio e anche alla mente. Utilizzare e non possedere: un modo differente di utilizzare materie e mezzi, riducendo gli sprechi e incrementando il senso di comunità e condivisione.

L’economia della condivisione è incentrata sull’idea di poter accedere a beni e servizi, invece che possederli. Si aiuta così a ridurre la produzione di rifiuti, preservando risorse e rinsaldando il senso di comunità. Fra gli esempi più comuni della nostra quotidianità c’è il bike o car sharing: la possibilità di noleggiare una bicicletta o un’auto, per un po’ di tempo, senza doverla acquistare. Oppure il processo del vuoto a rendere, che include la possibilità di riutilizzare il vetro e produrre meno rifiuti oppure ancora il più recente caso della “moda in affitto”.

Passare dalla cultura del possesso a quella dell’uso è quindi una transizione sempre più sentita nel nostro sistema. Esempi vincenti sono le città di Roma e Copenaghen: qui vengono forniti ai cittadini e ai turisti dei bonus per i loro comportamenti virtuosi nel rispetto dell’ambiente e della città. Gli utenti possono prenotare dei mezzi condivisi e ricevere, in omaggio, delle corse in monopattino o in bicicletta. Questo sistema diventa uno stimolo per abbandonare l’auto di proprietà e sfruttare al meglio i soldi spesi per l’abbonamento.

Il giardinaggio dell’uso: un nuovo modo di vivere il giardino

Un esempio di sharing economy in dimensione locale è stato ideato da Debora Armando, vivaista all’ingrosso di Verzuolo, un paese in provincia di Cuneo. Il suo vivaio pullula di piante secolari e fiori ed è stato premiato come “vivaio sostenibile”. Debora ha infatti deciso di mettere a disposizione dei suoi clienti gli strumenti per curare le piante e gli ortaggi, per consentire loro di non perdere l’occasione di abbellire i propri giardini e comprare oggetti che non utilizzerebbero. «Le piante e fiori sono da sempre la mia passione – spiega Debora – per curare ogni albero, sono necessari strumenti molto costosi o, semplicemente, ingombranti. Molti miei clienti rinunciano all’acquisto di piante, pur avendo lo spazio e la passione. Per questo motivo ho creato un angolo dell’uso all’interno del mio vivaio».

Debora mette a disposizione tagliaerba, zappe e rancole, ma possono anche essere noleggiati guanti, stivali e occhiali da giardinaggio. «I clienti possono affittare ad una cifra che varia dai 5 ai 10 euro al giorno, gli strumenti che servono per gestire un vivaio. Se, malauguratamente dovessero danneggiarli, dovranno restituire la caparra che varia in base al valore degli strumenti presi. La cultura dell’uso è davvero apprezzata e, grazie a ciò, il mio comune è stato candidato al premio “Comune fiorito”. Molte persone hanno riscoperto la passione per il giardinaggio e mi ringraziano perché si sentono più leggeri. Il potere dell’uso è anche quello di far nascere o riattivare le passioni degli utenti». Il paradigma di giardinaggio in condivisione da replicare, alla portata di tutti.

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Virginia Donnini

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