In qualità di delegata del CICR (Comité International de la Croix Rouge), Isabelle Bourgeois è stata inviata nelle zone di conflitto più scottanti del pianeta: Kossovo, Etiopia, Iran, Iraq… Sono stati anni difficili dei quali, tuttavia, Isabelle conserva dei bei ricordi: “Nel corso delle mie missioni umanitarie – ci rivela – ho visto più slanci di solidarietà e di generosità che atti di barbarie: slanci che, però, la stampa ha passato sistematicamente sotto silenzio!” E’ credibile, in effetti, che i mass media “dimentichino” deliberatamente tutti questi gesti di speranza. “Accendendo la televisione, di sera, dopo 14 ore trascorse proprio nell’occhio del ciclone – prosegue – nei notiziari non riconoscevo assolutamente nulla di ciò che avevo vissuto in prima persona. Per esempio: perché nessuno ha mai parlato di quegli Iracheni che rischiavano la pelle togliendo mine inesplose per riparare una conduttura d’acqua?”.

Tornata in Svizzera nel 2003, Isabelle ha fatto del suo lavoro di giornalista un’arma per tentare di invertire la tendenza. Parallelamente al ruolo di caporedattrice del giornale interno del CICR, ha creato un blog dedicato esclusivamente all’informazione positiva.

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Il giornalismo costruttivo a favore di un approccio positivo alla realtà. Isabelle non è la sola a marciare in questa direzione: un po’ ovunque, in Europa e negli Stati Uniti, vengono alla luce media specializzati in ‘giornalismo costruttivo’ o ‘giornalismo delle soluzioni’. Questa tendenza – in pieno fermento – si tiene ben lontana da qualsiasi forma di buonismo. Non si tratta, infatti, di negare le ingiustizie e le catastrofi che dilaniano il nostro pianeta, ma di porre l’accento su tutto ciò che può contribuire a risolverle. Gli oceani sono infestati di bottiglie di plastica? Un olandese geniale, Boyan Slat – 19 anni – ha trovato il modo per sbarazzarsi di questi rifiuti. Migliaia di famiglie americane hanno l’acqua alla gola per i debiti? Un gruppo di attivisti, i ‘Rolling Jubilee Fund’, usa il sistema del crowdfunding per aiutarle: ad oggi, il gruppo è riuscito a rifondere debiti per circa 14,7 milioni di dollari.

Ciò che rimane da capire è se questo tipo di media possa costruirsi un pubblico. Secondo un adagio noto ai giornalisti, infatti, solo le brutte notizie riuscirebbero a vendere. La verità, però, è che a furia di dipingere il mondo in nero i media hanno finito per stancare i loro utenti. E’ ciò che afferma Sean Dagan Wood, direttore del trimestrale inglese di giornalismo costruttivo ‘Positive News’ : «Non potete immaginare quante volte le persone mi dicono: ‘Ho smesso di leggere le notizie perché sono troppo deprimenti. I giornalisti cercano si servire la società esponendone i problemi, ma il modo in cui li trattano è così negativo che finiscono per trasmettere un senso d’impotenza e per allontanare le persone dal mondo dell’informazione. I reporter finiscono per remare contro se stessi.»

Da parte sua, ‘Positive News’ riesce a sfuggire alla crisi della stampa con una tiratura fissa che si aggira intorno alle 25.000 copie. Fenomeno unico nell’industria dei media, la testata è distribuita in Inghilterra grazie a volontari, gli stessi lettori, così legati al giornale da ordinare decine di copie per ogni numero e diffonderle in seguito nei punti commerciali del loro paese.

Una schiera di lettori impegnati. «Quando avete il vantaggio di essere un media indipendente, i vostri lettori possono permettersi di andare molto lontano e sostenervi – afferma Valentina Marchioni, giornalista e redattrice della nostra testata ‘BuoneNotizie.it’ –  Da parte nostra, abbiamo lanciato il programma ‘Diventa ambasciatore di Buone Notizie’ in cui invitiamo i nostri lettori a condividere le notizie proposte dalla redazione».

Davanti a questo successo, anche i media di grande tiratura iniziano a seguire la nuova onda. Il 22 giugno 2013, 22 grandi testate (fra cui Le Monde, Times of India, El Watan) hanno parteciato all’ ‘Impact Journalism Day’, una giornata mondiale dedicata al giornalismo costruttivo organizzata dal sito Sparknews. Nel giro di 24 ore, i media partner dell’iniziativa hanno pubblicato simultaneamente degli articoli in linea con i principi del giornalismo costruttivo, letti da quasi 50 milioni di persone. La seconda edizione è prevista per il prossimo 20 settembre.

Gilles Vanderpooten, che dirige l’associazione francese ‘Reporters d’Espoir’ conferma questa tendenza: «Soltanto alcuni anni fa – racconta – i direttori delle grandi testate erano diffidenti. Oggi, invece, il 95% dei giornalisti capisce cosa stiamo facendo e aderisce all’iniziativa». Come risultato, l’associazione è diventata partner dei grandi media per alcune edizioni seciali: TF1 una settimana all’anno, L’Espresso per un fuori serie o ancora Libération per il ‘Libé des Solutions’. Con un incremento delle vendite del 20%, questa edizione speciale di ‘Libé’ realizza di fatto il lancio annuale più riuscito del giornale.

Allo stesso modo, Buone Notizie ha ispirato e fornito spunti, e fornisce tuttora, a decine e decine di testate come Focus, con la sua rubrica Buone Notizie, il free press Metro, con cui ha un accordo di collaborazione, Radio24, con il format “Si può fare”, MSN.it, con la rubrica Buone Notizie, Corriere della Sera, prima con l’iniziativa #buonenotizie e poi con #ItaliaVoltaPagina, e molti altri.

E se il giornalismo costruttivo fosse il futuro dell’informazione? Un modo per porre fine alla crisi della stampa e permettere allo stesso tempo di vedere, finalmente, il bicchiere mezzo pieno?

Fonte: Bluewin.ch

Constructive News Project è stato realizzato con il contributo di Regione Lombardia e Fondo Sociale Europeo.

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Martina Fragale

Martina Fragale

Giornalista pubblicista dal 2013 grazie alla collaborazione con BuoneNotizie.it, di cui oggi sono direttrice. Mi occupo di temi legati all’Artico e ai cambiamenti climatici; come docente tengo corsi per l’Ordine dei Giornalisti e collaboro con l’Università Statale di Milano.

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