Editoriali

Ecco come diventare un giornalista della prossima generazione

di 3 Agosto 2020Marzo 6th, 2024No Comments

Come diventare giornalista pubblicista?

Diventare giornalista è ancora il sogno di molti, nonostante il mercato non offra grandi opportunità e grandi compensi per questa professione dal fascino intramontabile. Complici di questa vera e propria disfatta sono stati anche i molti editori disonesti, grandi e piccoli, che hanno sfruttato, a volte anche con l’inganno, giovani speranzosi anche di talento che hanno lavorato per mesi senza vedersi riconoscere mai alcun compenso.

Attraverso il sito www.diventaregiornalista.it abbiamo raccolto molte storie di ragazzi e ragazze, magari appena laureati, e anche di persone meno giovani, che dopo numerosi tentativi presso diversi editori si sono arresi sotto i colpi dei “no” e dei “non possiamo pagarti”, rinunciando al loro sogno e ripiegando gioco-forza su mestieri meno interessanti.

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Tuttavia esistono possibilità concrete e, come è noto, colui che vince è chi sa rialzarsi una volta in più rispetto a quelle in cui è caduto. Da qualche mese è partito infatti il primo e unico percorso formativo per diventare giornalista pubblicista: ha una durata di 24 mesi, interamente online, e comprende uno stage garantito e retribuito presso le redazioni delle testate giornalistiche partner.

Dopo il lancio della prima edizione, avvenuta lo scorso maggio, sono ora aperte le iscrizioni per la nuova edizione.  L’obiettivo è di consentire a chi desidera intraprendere la strada del giornalismo di essere preparato ad affrontare una professione che notoriamente sta soffrendo una delle crisi più profonde di sempre. Ma andiamo per gradi e vediamo innanzitutto come è disciplinata la professione del giornalista e quali sono gli sbocchi professionali.

Una legge ancora da riformare

Le legge sulla professione giornalistica (L.69/1963), ancora in vigore nonostante risalga ai tempi ben lontani dalla rivoluzione digitale, stabilisce quali sono gli albi a cui ci si può iscrivere per esercitare una delle professioni che ancora desta un grande fascino. Quella del giornalista, appunto.

Gli albi principali sono due, quello dei giornalisti professionisti e quello dei giornalisti pubblicisti. In Italia sono circa 120mila gli iscritti ai due albi. L’80% circa è pubblicista. Ecco le principali differenze tra i due, e quali sono i requisiti per iscriversi a ciascuno dei due albi.

L’albo dei giornalisti professionisti

Il giornalista professionista deve esercitare la professione in modo esclusivo e principale, e l’iscrizione a questo albo è incompatibile con quella ad altri albi professionali (notai, commercialisti, avvocati, eccetera).

Chi sceglie di intraprendere questa strada dovrà essere in possesso di una laurea e frequentare un master universitario di due anni. Le iscrizioni, che in alcune università avvengono ogni due anni, sono rigorosamente a numero chiuso: solo tra i 15 e i 30 studenti saranno ammessi in una delle 12 università che organizzano questo master in collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti (scarica qui l’elenco).

Durante il master, full-time per l’intero biennio, è obbligatorio svolgere un praticantato in una grande redazione tra quelle convenionate. Al termine de biennio si dovrà sostenere un esame di Stato per potersi iscrivere all’albo dei giornalisti professionisti.

Il costo per frequentare il master varia tra gli 8.000 e i 25.000 euro, a seconda dell’università. Gli sbocchi professionali non sono mai garantiti, poiché tutte le grandi case editrici stanno tagliando il personale senza sosta ormai da diversi anni. E, salvo avere una grande passione e una forte motivazione, non sarà facile aprirsi la strada verso una grande carriera.

L’albo dei giornalisti pubblicisti

Per gli aspiranti pubblicisti invece il percorso è molto più semplice. Almeno finché non ci sarà una riforma dell’Ordine, invocata più volte ma mai attuata a causa dell’instabiltà dei governi che si sono finora succeduti. In passato è stata più volte proposta la laurea come requisito necessario anche per diventare pubblicista. Ma finora nulla è ancora andato in porto.

Per diventare giornalista pubblicista quindi non è necessaria una laurea, non c’è alcun esame di Stato, ma solo un colloquio di cultura generale (e solo in alcune Regioni).

Il giornalista pubblicista può esercitare la professione anche in via secondaria e non esclusiva.

I requisiti per iscriversi a questo albo sono:

  • la pubblicazione di un numero minimo di articoli, di almeno 300 parole, negli ultimi 24 mesi (un minimo di 40 articoli a un massimo di 90, a seconda della propria regione di residenza);
  • dimostrare che gli articoli siano stati pagati un importo minimo (anch’esso stabilito dai rispettivi Ordini regionali) e che i relativi contributi siano stati versati dagli rispettivi editori;
  • presentare una dichiarazione firmata dai direttori responsabili delle testate sui cui sono stati pubblicati gli articoli, a dimostrazione dell’effettiva collaborazione svolta.

Ma questi requisiti non sono sufficienti a trasformare degli aspiranti pubblicisti in giornalisti capaci di competere con le sfide del mercato del lavoro. E’ necessaria anche la formazione. Per questo motivo l’Ordine dei Giornalisti ha recentemente introdotto alcuni corsi obbligatori anche per gli aspiranti pubblicisti, i quali dovranno iscriversi anche a uno speciale registro per aspiranti pubblicisti (anche se questo requisito è ancora controverso).

La formazione: indispensabile per qualunque professione

Sulla formazione non abbiamo dubbi: se non si hanno gli strumenti per trovare lavoro in un mercato saturo, o per crearselo come libero professionista, difficilmente si arriva da qualche parte. Se non sai dove va il mercato, si finisce per ingrassare le fila dei disoccupati e a rinunciare al proprio sogno finendo per fare qualche altro lavoro che non piace.

Conoscere gli strumenti del mestiere, tra cui in primis un approccio costruttivo nello scrivere le notizie, attraverso l’uso di dati oggettivi e di tecniche di narrazione che rispondano alle regole deontologiche, ovvero alla necessità di informare correttamente e nel rispetto del lettore e senza ricorrere a trucchetti come l’uso di titoli strillati e acchiappa-click o di notizie con toni inutilmente allarmisti.

L’Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo, in collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti della Lombardia e altri Ordini regionali, attraverso l’erogazione di corsi formativi in aula e online dedicati al giornalismo costruttivo, ha avviato il nuovo percorso formativo composto da una serie di 24 corsi multidiscilinari per consentire a coloro che vogliono diventare giornalisti pubblicisti di mettere nella loro cassetta degli attrezzi tutte le competenze necessarie a fare professinalmente il loro lavoro.

Tra gli argomenti selezionati per i singoli corsi, si spazia dalle basi del giornalismo alle competenze digitali, a quelle necessarie per trovare lavoro in un settore ormai in crisi da vent’anni.

Il percorso darà diritto anche a uno stage garantito e retribuito presso le redazioni di testate giornalistiche aderenti al programma, tra cui quelle di BuoneNotizie.it e di Tesori d’Italia Magazine, partner dell’iniziativa.

Sul sito www.diventaregiornalista.it è possibile ottenere tutte le informazioni e fissare direttamente un colloquio conoscitivo per sapere se il percorso è idoneo alle proprie aspirazioni e se si hanno le attitudini giuste. Anche in questo le iscrizioni sono a numero chiuso, quindi meglio non perdere tempo: le iscrizioni si chiuderanno l’11 settembre. Tra i requisiti per accedere è necessario inviare un proprio CV e due articoli scritti o già pubblicati.

Gli sbocchi professionali

Non è detto che fare il giornalista significhi lavorare necessariamente in una grande redazione. I grandi editori sono in costante declino, e solo i più in gamba riescono ad affermarsi presso un quotidiano o una redazione televisiva. Esistono tuttavia numerosi altri modi di esercitare la professione del giornalista. Le competenze in questo caso sono fondamentali

Lavorare in una pubblica amministrazione o in un’azienda è una possibilità concreta se si ha la giusta formazione su come si scrive un comunicato stampa e si gesticono le pubbliche relazioni. Anche gestire canali di comunicazione come i blog o i social è un possibile sbocco se si hanno le giuste competenze.

Così come un buon copywriter può trovare facilmente lavoro presso un’agenzia di marketing o una grande azienda. Ed è una competenza remunerata molto bene, se si è bravi. In questo caso è fondamentale avere delle solide competenze di brand journalism.

Collaborare con la redazione di una testata online richiede invece delle ottime competenze SEO (acronimo di Search Engine Optimization, ovvero saper ottimizzare i testi per essere trovati facilmente sui motori di ricerca). Ma non solo: saper utilizzare i software di gestione dei contenuti, come WordPress o altre piattaforme, o saper girare un servizion con il solo uso del telefonino, sono competenze fondamentali per un giornalista dell’era digitale.

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Silvio Malvolti

Silvio Malvolti

Ho fondato BuoneNotizie.it nel 2001 con il desiderio di ispirare le persone attraverso la visione di un mondo migliore. Nel 2004 ho costituito l'Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo, che oggi gestisce questa testata: una sfida vinta e pluripremiata.

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