Per mettere a fuoco l’attuale escalation dell’antico conflitto tra israeliani e palestinesi è fondamentale conoscere Hamas, l’organizzazione politico-militare palestinese che con l’ultimo attacco del 7 Ottobre è tornata prepotentemente al centro delle dinamiche del conflitto mediorientale. L’attacco di Hamas contro Israele è inedito per ampiezza, portata, coordinamento, danni e vittime.

La mattina del 7 ottobre sono partiti dalla Striscia di Gaza circa 5000 razzi, che hanno raggiunto decine di villaggi israeliani fino a Tel Aviv. L’attacco è avvenuto anche via terra, con incursori palestinesi che sono riusciti a superare le linee di confine e penetrare nei kibbutz occupati dagli israeliani. Gli attacchi condotti dal braccio armato di Hamas, le brigate al-Qassam hanno ucciso e rapito centinaia di civili israeliani. La risposta Israeliana non si è fatta attendere ed ora si assiste all’assedio e all’operazione di terra con l’obiettivo di sradicare Hamas da Gaza.

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La storia di Hamas

Il nome dell’organizzazione deriva dall’acronimo Ḥarakat al-Muqāwama al-Islāmiyya ossia Movimento Islamico di Resistenza. Le sue origini risalgono al 1967, dopo la guerra dei Sei Giorni e l’occupazione israeliana della Striscia di Gaza, quando nell’area ha iniziato a diffondersi il movimento dei Fratelli Musulmani, l’organizzazione fondamentalista  nata in Egitto. Negli anni ’70 uno dei loro leader lo sceicco Ahmed Yassin ha deciso di fondare un Centro Islamico a Gaza, come costola palestinese dei Fratelli Musulmani.

Nei primi anni il Centro non si occupava di politica ed era regolarmente registrato come organizzazione caritatevole nello Stato di Israele. Negli anni ’80 la situazione è cambiata: in Palestina è scoppiata la prima Intifada, una vasta rivolta contro l’occupazione israeliana, è stato allora che il Centro islamico di Yassin ha deciso di partecipare alla lotta.

A tale scopo nel 1987 Yassin ha costituito Hamas come ramo militare dei Fratelli Musulmani.  A fine degli anni ’80 in Palestina la scena politica era dominata da Fatah, il partito guidato da Yasser Arafat, che seguiva una linea politica nazionalista e laica marxista leninista. Fatah controllava l’Organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP) e cercava di intraprendere un processo di pace con Israele. Il movimento politico di Hamas seguiva invece i precetti della religione musulmana fondamentalista sunnita e non approvava la linea più moderata di Arafat.

L’evoluzione di Hamas in opposizione a Fatah

Nel 1989 Hamas ha iniziato ad attaccare alcuni obiettivi militari israeliani,  anche se le sue azioni erano indirizzate soprattutto contro i palestinesi accusati di collaborare con lo Stato ebraico. Dal 1994, in seguito a una strage di palestinesi, l’organizzazione ha iniziato a prendere di mira anche i civili israeliani, facendo spesso ricorso agli attentatori suicidi e compiendo vere e proprie stragi.

L’anno si è chiuso con gli Accordi di Oslo  firmati da leader dell’OLP e il Primo Ministro israeliano Yitzhak Rabin: il patto stabiliva un limitato autogoverno per parti della Cisgiordania e di Gaza sotto un’entità di nuova creazione chiamata “Autorità palestinese”, AP.

Hamas ha condannato gli accordi e il riconoscimento reciproco tra l’OLP e Israele, allo stesso tempo ha continuato l’assistenza sociale alla popolazione palestinese, istituendo mense, ospedali e servizi per i palestinesi poveri e incrementando i consensi.

Hamas conquista e controlla Gaza

Nel 2000 inizia la Seconda Intifada, Hamas ne è diventata protagonista compiendo operazioni militari e attentati suicidi. Nel 2004 il suo fondatore Yassim viene ucciso da Israele con un attacco mirato.

La nuova leadership gradualmente ha cambiato la strategia politica. Infatti nel 2006 ha deciso di partecipare all’elezione dell’Autorità Palestinese ottenendo a sorpresa la maggioranza dei seggi .

Nel 2007 dopo la vittoria è scoppiata una cruenta guerra civile tra le due forze politiche che ha determinato la situazione attuale. Il movimento terrorista e fondamentalista di Hamas ha preso il controllo di Gaza, mentre Fatah ha conservato il controllo nella Cisgiordania.

Così Hamas è arrivata al potere, senza tuttavia ottenere il riconoscimento né di Israele, né della comunità internazionale. L’intera Striscia di Gaza è stata chiusa da Israele, che ha controllato e continua a farlo due frontiere terrestri e una marina, mentre l’Egitto ha preso il controllo del confine meridionale.

La chiusura ha alimentato la rabbia sociale di un’ampia parte della popolazione di Gaza che ha cominciato a vedere nell’organizzazione terroristica l’unica alternativa alla violenza israeliana e all’incapacità politica dell’AP.

A Gaza attualmente in 400 chilometri quadrati vivono 2,3 milioni di persone sotto il controllo diretto di una forza islamista diventata forza di governo che ha istaurato un regime autoritario e autoreferenziale.

I sostenitori di Hams nel Medioriente

Storicamente, gli espatriati palestinesi, i donatori privati del Golfo Persico e alcune organizzazioni caritatevoli islamiche in Occidente hanno fornito gran parte dei finanziamenti al movimento.

L‘Iran è uno dei principali sostenitori di Hamas, contribuendo non solo economicamente circa 100 milioni di dollari all’anno, ma anche con la fornitura di armi e addestramento. Il sostegno indiretto iraniano al conflitto si è manifestato soprattutto con il supporto militare degli Hezbollah dal Libano.

Hamas ha avuto un rapporto travagliato con l’Egitto, raccoglie fondi tassando le merci egiziane importate a Gaza. Si stima che nel 2021 avrebbe incassato circa 12 milioni di dollari al mese. Infine c’è il rapporto con la Turchia, che è solo politico, anche se è stata accusata di finanziare anche le azioni terroristiche dell’organizzazione, attraverso l’Agenzia turca di cooperazione e coordinamento.

La leadership di Hamas e i suoi obiettivi

Oggi la leadership politica è nelle mani di Ismail Haniyeh, che dal 2020 opera da Doha, in Qatar, perché l’Egitto ha limitato i suoi movimenti, mentre a Gaza le questioni ordinarie sono controllate da Yahya Sinwar. Attualmente l’ala militare è comandata da Marwan Issa e Mohammed Deif.

L’embargo imposto da Israele dal 2007 sulla Striscia di Gaza, gli arresti di esponenti di Hamas in Cisgiordania da parte dell’ANP e le rivoluzioni e controrivoluzioni dei Paesi arabi hanno fatto sì che Hamas si dovesse riorganizzare.

Attualmente i leader del movimento islamista, nel timore di essere schiacciati, dimenticati o marginalizzati, stanno cercando di riportare in primo piano la questione della striscia di Gaza. Questa paura si è materializzata dopo che l’Arabia Saudita ha ripreso le relazioni con Israele sancite dagli accordi di Abramo.

Le tensioni tra Palestina e Israele sembrano aver raggiunto un livello di pericolosità a cui non si assisteva da tempo. Prima dell’ultimo attacco la comunità internazionale considerava il conflitto cristallizzato. Adesso, le dichiarazioni delle Nazioni Unite e del Segretario di Stato Blinken insistono sul rispetto del diritto umanitario, dei diritti umani dei civili palestinesi e del diritto di esistere di Israele.

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Gloria Scacchia

Gloria Scacchia

Aspirante giornalista pubblicista, ho lavorato per la Farnesina e l’OSCE, mi interesso di  Diritti Umani, Geopolitica, Società, Cultura e Attualità. Scrivo per Buone Notizie.it e frequento il master e il laboratorio di giornalismo costruttivo

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