Site icon BuoneNotizie.it

Coding nelle scuole: via alla formazione per i docenti dal 2022

Coding e pensiero computazionale nelle scuole

A partire dal 2022  il coding nelle scuole sarà parte della formazione docente, con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo delle competenze digitali nel sistema d’istruzione nazionale. A confermarlo è il decreto legge n.152 sull’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza del 2021. Infatti, a partire dal 2025/26 il coding dovrà essere realtà in tutte le scuole italiane. Un intervento necessario se si considera che nel 2019 l’OCSE – l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico – riportava l’Italia al terzultimo posto su 29 Paesi per alfabetizzazione digitale.

Perché introdurre il coding nelle scuole?

L’istruzione è un ambito privilegiato per porre rimedio alla diffusa mancanza di competenze digitali. Il ricorso al coding nelle scuole si inserisce all’interno di un programma più generale volto a ridurre l’analfabetismo digitale e l’Italia è stata tra i primi paesi al mondo ad aver sperimentato questa metodologia didattica innovativa.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici

Dal 2014, il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha avviato delle sperimentazioni per introdurre il coding nelle scuole dell’infanzia e primarie del nostro Paese, mentre altri Paesi europei li hanno resi materie obbligatorie. La Buona Scuola (legge 107/2015), attraverso il Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD), ha collocato il pensiero computazionale (qui la definizione) tra gli strumenti culturali che realizzano la piena cittadinanza.

Competenze digitali nei programmi europei

Le competenze digitali sono uno dei pilastri dello sviluppo dell’agenda dell’Unione Europea e il Digital Education Action Plan 2021-27[1] invita allo sviluppo della computer education fin dalla più tenera età.

A marzo 2022 il Joint Research Centre (JRC) ha pubblicato il nuovo rapporto Reviewing Computational Thinking in Compulsory Education che esamina la presenza del coding nelle scuole dell’obbligo in 29 paesi: 18 Paesi EU e 7 Paesi extra UE hanno già reso obbligatorio il loro insegnamento.

L’implementazione di tale insegnamento può essere strutturato come insegnamento transdisciplinare, come disciplina autonoma e all’interno dell’insegnamento di materie specifiche, come matematica o tecnologia.

Nel primo ciclo si adotta una metodologia legata all’imparare facendo, lavorando in gruppo per trovare soluzioni a problemi reali o sviluppando giochi e animazioni. Nella scuola secondaria di primo grado si lavora sul problem solving, basato sull’apprendimento per prove ed errori e in modalità individuale.

Come unire didattica e innovazione

Già il prossimo anno scolastico il Ministero dovrà avviare un ampio piano di formazione rivolto a tutto il personale docente. Nel corso del triennio 2022/2025 le scuole sperimenteranno percorsi didattici in materia di coding in modo da consentire al Ministero di modificare al termine del 2024/25 le indicazioni nazionali – ciò che un tempo erano noti come programmi – di tutti gli ordini di scuola.

Valentina Aprea, prima firmataria della proposta di legge, afferma che, per quanto riguarda l’introduzione del coding nelle scuole, si tratterà “di un metodo di lavoro trasversale e quindi non ci sarà l’insegnante di coding. Diciamo piuttosto che, prima o poi, tutti i docenti potranno utilizzarlo per gli apprendimenti degli studenti”.

Leggi anche:

Riapertura scuole: le proposte degli esperti e il confronto con altri Paesi

PNRR scuola: facciamo il punto su tutte le novità previste

La scuola del futuro: gli investimenti del PNRR

[1] Digital Education Action Plan 2021-27

Condividi su:
Exit mobile version