Neuralink è un’azienda coordinata e finanziata da Elon Musk nel campo delle neurotecnologie, non il settore di punta dell’imprenditore sudafricano, ma un campo dove vuole eccellere. Per questo la start up dal 2016 sta lavorando ad impianti cerebrali rivoluzionari che presto renderanno possibile la comunicazione tra mente e intelligenza artificiale. In prima luogo Musk vuole competere nella ricerca per le cure di malattie del sistema nervoso e mentali. È ancora presto per pensare alla simbiosi uomo-macchina, ma non troppo per immaginare un futuro nel quale saremo connessi all’intelligenza artificiale.

Come funziona Neuralink

Il dispositivo creato si avvale dell’interfaccia cervello-computer (BCI) che permette la comunicazione tra attività cerebrale e dispositivi esterni connessi interattivamente. L’impianto è chiamato N1 ed è di piccole dimensioni, circa grande quanto una moneta. Viene alimentato attraverso una batteria wireless. Il collegamento attivo tra cervello e computer inizia con l’elaborazione dei segnali neurali da parte del congegno firmato Neuralink. Sempre in modalità wireless, questi segnali verranno trasmessi ad un’applicazione in grado di decodificarli. Si tratta di decifrare, elaborare e trascrivere i dati cerebrali in dati computerizzati che diventeranno poi pensieri, intenti, azioni.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici

L’impianto registra l’attività neurale attraverso 1024 elettrodi distribuiti su 64 filamenti” spiegano gli scienziati. Un robot progettato e sviluppato dalla stessa società cucirà chirurgicamente i filamenti dell’N1 nel cervello. L’impianto lavorerà come una vera e propria applicazione. Sarà aggiornata in base agli sviluppi degli ingegneri Neuralink: “Sono abbastanza sicuro che non vorremmo un iPhone 1 bloccato nelle nostre teste se l’iPhone14 fosse disponibile” ha dichiarato Elon Musk.

L’FDA ha detto sì a Neuralink

Fino ad ora l’azienda di Musk ha impiantato chip solo nei cervelli di alcune scimmie rese in grado di “giocare” al computer e digitare lettere sul monitor spostando il cursore con gli occhi. Un traguardo questo che getta le basi per un margine di miglioramento che porterà all’inizio della sperimentazione sull’uomo. Il dispositivo di Neuralink è pronto per essere impiantato su un cervello umano con rischi minimi e comuni a un qualsiasi intervento al cervello. Grazie a questi presupposti, la Food and Drug Administration (FDA), ha dato il via libera all’azienda di neurotecnologie.

Ora bisogna superare degli step di sicurezza per poter impiantare il primo vero chip sul cervello di un uomo, potrebbe succedere entro la fine del 2023. La disponibilità al commercio dell’impianto non arriverà a breve comunque. Neuralink ha comunicato che inizialmente verrà proposta questa soluzione a chi è affetto da patologie cerebrali gravi, ma sono pochi i dettagli pubblici forniti dall’azienda. È chiaro che presto o tardi si potranno spendere migliaia di dollari per dotare il proprio cervello di un chip e creare un’effettiva simbiosi tra uomo e IA. Per ora la valutazione economica di Neuralink è salita alle stelle: l’azienda è quotata a 5 miliardi; il che si tradurrà in milioni di investimenti utili alla causa.

Il punto di vista etico

Elon Musk ha più volte ammesso la volontà di creare una simbiosi tra uomo e macchina in grado di migliorare la vita di ognuno di noi. Al di là delle motivazioni etiche che spingono l’imprenditore a fare ricerca per scopi medici; la sua scommessa più grande rimane sempre quella della ricerca innovativa che l’hanno reso oggi il secondo uomo più ricco del mondo, ma il più ambizioso della storia. Tra Musk e i suoi desideri si interpone sempre la tediosa ombra dell’etica. Le controversie sull’entrata dell’intelligenza artificiale nelle nostre vite crescono esponenzialmente se si parla di generare una combinazione simbiotica tra uomo e macchina: come se diventassimo dei cyborg. Più volte scienziati di fama mondiale hanno messo alla prova la solidità scientifica del progetto di Musk. Questi hanno accusato l’imprenditore di non essere interessato a curare realmente le malattie cerebrali, ma di voler utilizzare Neuralink soltanto per ambizioni personali. Per “permettere la telepatia” come dichiarato dal pioniere filantropo.

I prossimi passi dell’azienda prevedono infatti lo studio di una connessione radicata che aiuterà cervello e pensiero a comunicare con un sistema informatico. Sono poche le prove fornite da Neuralink sull’effettiva efficacia del chip in medicina. Mentre le perplessità sulla connessione cervello-computer continueranno a rincorrersi, Musk ha ricevuto l’ok dall’FDA. Dunque alle istituzioni non resta che continuare a monitorare e contenere l’applicazione dell’IA attraverso “l’iper-regolamentazione europea” così definita dal visionario durante il colloquio con la Premier Meloni.

Condividi su:
Flavia Santilli

Flavia Santilli

Studio presso l'Università degli Studi de L'Aquila. Ho collaborato con diverse testate. Sportiva agonista e istruttrice di nuoto. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista. E tu cosa stai aspettando?

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici