Nell’immediato futuro, ad aiutarci a monitorare la nostra salute sarà ciò che porteremo al dito. Gli smart ring – o anelli intelligenti – sono piccoli dispositivi anulari in cui tecnologia e benessere s’incontrano in modo virtuoso e che si apprestano a conquistare i mercati mondiali. Gli attuali modelli sono in grado di misurare la frequenza cardiaca di chi li indossa, i livelli di ossigeno nel sangue e la temperatura cutanea. Inoltre, ne esistono anche altri capaci di tracciare i cicli del sonno, fornendo informazioni importanti per la nostra salute. Dopo l’avvento degli smart watch (i micro-computer da polso) si registra, dunque, un ulteriore balzo in avanti della tecnologia “indossabile” – a vantaggio di tutti.

Dai primi orologi computerizzati agli smart ring

Il mondo sembra ormai dirigersi, un passo dopo l’altro, verso quella che può definirsi “l’Era post-smartphone”. Lo conferma l’emergere di nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale e quella dei device indossabili. Quest’ultimo settore – a partire dall’invenzione dei primi orologi da polso con calcolatrice, negli anni ’70 – ha conosciuto, in pochi decenni, un enorme sviluppo. Fino ad arrivare all’odierno mercato degli smart watch, gli orologi interattivi e “intelligenti”.

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A rappresentare un’ulteriore evoluzione, in questi ultimi anni, c’è stato l’avvento dei dispositivi smart ring. Si tratta di veri e propri anelli – del peso di non più di cinque grammi – indossabili 24 ore su 24, la cui la batteria ha una durata di quattro giorni (grazie alla mancanza di un display). Nonostante le piccole dimensioni, la loro principale caratteristica è quella di poter fornire, in tempo reale, informazioni sulle nostre condizioni fisiche, a cui è possibile accedere tramite uno smartphone.

I vantaggi dello smart ring rispetto agli altri dispositivi

Uno smart ring, in sostanza, è un concentrato di sensori. Oltre al numero dei passi e dei chilometri percorsi, esso può monitorare la frequenza cardiaca, la temperatura corporea, i livelli di ossigeno e glucosio nel sangue – nonché l’ovulazione e il ciclo mestruale. Inoltre – se è vero che anche gli smart watch possono farlo – lo smart ring ha il vantaggio di esser sempre a stretto contatto con il corpo, consentendo dei rilevamenti più accurati.

Da ultimo, lo smart ring può aiutare a facilitare il monitoraggio della salute anche per la sua estrema praticità. Infatti, oltre ad avere – rispetto allo smart watchun aspetto più discreto e potenzialmente “alla moda”, esso in genere è realizzato utilizzando materiali ipo-allergenici e impermeabili. Ciò lo rende il dispositivo ideale da indossare nei momenti più dinamici o durante l’attività fisica.

Le nuove prospettive mediche aperte dagli smart ring

Un importante studio – pubblicato di recente dalla rivista Nature – riguarda Oura Ring, uno dei modelli più noti di anello intelligente. Il principale scopo di tale ricerca – condotta su più di 20.000 persone – era capire se l’anello potesse registrare i primi segni di infezione da Covid-19. I risultati ottenuti sono stati interessanti: Oura Ring può rilevare i sintomi del Covid all’incirca due giorni prima che si manifestino.

Ma c’è di più: tali dati, dopo un’ulteriore analisi, sembrerebbero confermare l’ipotesi che esista una correlazione tra l’aumento di temperatura del corpo e gli stati depressivi. Ciò è emerso rilevando con lo smart ring la temperatura di soggetti che presentavano alcuni sintomi della depressione, facendo i dovuti raffronti con medici e psicologi.

Se da un lato, dunque, i device indossabili prefigurano il progressivo digitalizzarsi degli individui – tanto che molti paventano un “futuro da cyborg” – dall’altro è impossibile ignorare i vantaggi che una simile tecnologia potrà portare nelle nostre vite: in primo luogo riguardo al benessere, inteso come prevenzione.

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Edoardo Monti

Edoardo Monti

Ho lavorato per anni come freelance nell'editoria, collaborando con case editrici come Armando Editore e Astrolabio-Ubaldini. Nel 2017 ho iniziato a scrivere recensioni per Leggere:tutti, mensile del Libro e della Lettura, e dal 2020 sono tra i soci dell'omonima cooperativa divenuta proprietaria della rivista.

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