Una giovane coppia rimasta gravemente ferita dall’esplosione di due bombe durante la maratona di Boston dello scorso 15 aprile, dopo mesi di operazioni chirurgiche e fisioterapie, sta di nuovo facendo progetti per il futuro, tra i quali la costruzione di una nuova casa e l’inizio di una nuova vita insieme.

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Loro sono Rebekah Gregory, 26 anni, una giovane mamma di Richmond, Texas, che ha dovuto sottoporsi a ben 13 interventi chirurgici alla gamba sinistra, e Pete Di Martino, 28enne di Rochester, NY, che ha subìto la frattura di entrambe le caviglie e di uno dei tendini di Achille.

Il giorno della tragedia di Boston, Pete e Rebekah si frequentavano da quasi un anno e stavano già progettando di andare a vivere insieme. Si trovavano a pochi metri dal traguardo della maratona – insieme al figlio di Rebekah, Noah di 5 anni, e alla sorella di Pete – perché aspettavano l’arrivo della madre di Pete, che partecipava alla gara, quando le due bombe sono esplose causando 3 morti e 275 feriti.

In pochi secondi, Pete è stato scaraventato a terra e, fortunatamente, il suo corpo ha fatto da scudo al piccolo Noah, salvandogli la vita. La sorella di Pete e Rebekah, invece, sono state sbalzate più in là: la sorella di Pete non è rimasta ferita in modo grave, mentre il destino di Rebekah è stato molto diverso.

“Ero a meno di 3 metri dalla bomba”, ha raccontato Rebekah alla stampa USA. “Ero a terra e sentivo mio figlio urlare «Mamma, mamma…» ma non sapevo da dove venisse. Ho visto che la mia gamba era distrutta. Non vedevo più il piede. Pensavo che sarei morta. Ero distesa a terra e pregavo: Signore, se è arrivato il mio momento, prendimi pure, ma fammi sapere che mio figlio sta bene”. E così è stato: Noah, a parte qualche escoriazione.

Ma subito dopo, il suo pensiero è andato a Pete: “Ero terrorizzata dall’idea di non rivederlo mai più. E il fatto che siamo riusciti comunque a realizzare il nostro sogno e costruire la nostra vita insieme è assolutamente incredibile”. La tragedia, infatti, li ha uniti ancora di più e ha accelerato la realizzazione di tutti i loro progetti per il futuro.

Pete e Rebekah sono stati sottoposti a molteplici operazioni chirurgiche, tra cui anche il trapianto di pelle, e a lunghe ed estenuanti sedute di fisioterapia. E per Rebekah non è ancora finita, perché è ancora a rischio di amputazione della gamba sinistra.

Nel mese di maggio, Pete è stato dimesso ed è tornato a Rochester, nello stato di NY, per terminare la riabilitazione. Oggi anche Rebekah è finalmente tornata a casa e Pete è volato a trovarla a Richmond in Texas, dove ha deciso di trasferirsi non appena avrà concluso la fisioterapia. Insieme stanno progettando la nuova casa, adeguata alle loro esigenze, con la camera matrimoniale a piano terra. I lavori partiranno a breve e la consegna è prevista a novembre e, nel frattempo, Pete sta insegnando a Rebekah ad usare le stampelle e a mantenere l’equilibrio.

Per Pete e Rebekah ogni giorno è un nuovo 15 aprile: la quotidianità è diventata una conquista e nessun piccolo gesto viene più dato per scontato. Da allora, il loro amore è diventato sempre più forte e il loro legame sempre più profondo: “Questo ragazzo è davvero l’amore della mia vita e voglio passare il resto della vita con lui”, ha dichiarato Rebekah. “Questa è la prima volta che ho visto davvero tutte le sue ferite e viceversa. E’ diverso quando vedi che anche la persona che ami è rimasta ferita. E’ molto dura. Ma questo ci ha resi molto più forti”.

“E’ come se ci fossimo rivisti davvero per la prima volta, dopo tutto ciò che è successo. Non è stato facile”, ha sottolineato Pete. “Di notte ho dei flashback, degli incubi. Mi sveglio nel panico. E’ difficile parlare di ciò che è successo. Ma oggi siamo decisamente più forti che mai. E’ lei la prima persona con cui parlo al mattino ed è l’ultima persona con cui voglio chiacchierare la sera, prima di addormentarmi”.

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