Anuradha Koirala ha dedicato la vita a salvare migliaia di ragazze e bambine del Nepal dallo sfruttamento sessuale e dalla violenza. Il traffico di esseri umani è una piaga diffusa in Nepal, dove le famiglie povere vengono ingannate con la promessa di portare le figlie in India per farle lavorare nell’industria tessile, mentre in realtà ragazze e bambine, anche di soli 8-9 anni, vengono fatte prostituire nei bordelli.

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Le famiglie nepalesi vengono costantemente ingannate”, ha spiegato Anuradha alla stampa statunitense, “Il traffico di esseri umani viene fatto proprio da persone che queste ragazze conoscono e di cui si fidano e che finiscono per adescarle con la promessa di un buon lavoro. E’ un business molto redditizio”. Si calcola che ogni anno in Nepal da 10 a 40.000 ragazze vengano portate nei bordelli dell’India, dove sono costrette ad avere anche 60 rapporti sessuali al giorno e, se si ribellano, vengono picchiate a sangue.

La violenza è una realtà che Anuradha conosce bene, per essere stata a sua volta una vittima di violenza domestica, dopo essersi sposata: “La mia vita era stata stravolta. Venivo picchiata tutti i giorni. Ho avuto tre aborti dovuti proprio alle percosse. E’ stata durissima, perché allora non sapevo a chi rivolgermi, né con chi confidarmi…”. Finito il matrimonio, Anuradha ha deciso di investire i pochi soldi che aveva aiutando le altre donne e, nel 1993, ha fondato “Maiti Nepal”.

L’associazione “Maiti Nepal” – che significa “casa della madre” o “casa natale” – sorveglia il confine tra India e Nepal, collabora con la polizia locale, fornisce case-protette e servizi di accoglienza e sostegno alle vittime. Maiti Nepal, che ad oggi ha liberato oltre 12.000 ragazze, accoglie anche le donne vittime di stupro o violenza domestica, e i bambini orfani o abbandonati dai genitori:Non posso dire di no a nessuno. Chiunque arrivi a Maiti Nepal, è il benvenuto”, ha dichiarato Anuradha.

Koirala4Anuradha fa opera di prevenzione, mettendo in guardia le famiglie dei villaggi rurali dal traffico di esseri umani, e di pattugliamento lungo il confine, riuscendo – in media – a liberare 4 donne ogni giorno: “Le nostre ragazze sono le migliori guardie di frontiera tra Nepal e India. Riconoscono subito quando una ragazza è stata o sta per diventare vittima di sfruttamento sessuale. Io non devo spiegare nulla. Loro conoscono l’orrore dei bordelli e sono lì per salvare altre donne”.

Maiti Nepal dispone di strutture in tutto il paese e in India, ma la maggior parte del lavoro di riabilitazione si svolge presso la sede principale, a Kathmandu (Nepal). Quando le ragazze arrivano, sono sono psicologicamente distrutte, ammalate, spesso sono incinte o hanno bambini molto piccoli. Alcune ragazze riescono a tornare alle loro famiglie, ma la maggior parte di loro (soprattutto quelle malate di HIV/AIDS o di gravi malattie) sono emarginate e discriminate dalla società, perciò Maiti Nepal diventa la loro unica casa.

“Quando le ragazze arrivano per la prima volta a Maiti Nepal, non facciamo domande. Le lasciamo giocare, ballare, passeggiare e parlare con le altre ragazze”, ha detto Anuradha. “All’inizio sono molto spaventate, ma alla fine sono loro che vengono a confidarsi spontaneamente con noi. Cerchiamo di dare a tutte loro il lavoro e l’istruzione che preferiscono, perché quando si realizzano i propri sogni, si riesce a dimenticare persino che si è sieropositivi o che si è stati sfruttati”.

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