Nello sport internazionale, gli atleti italiani hanno spesso raggiunto traguardi ragguardevoli. Molti sanno, ormai, che la maggior parte di loro proviene dalle forze armate o dai corpi di polizia. Tuttavia succede spesso di chiedersi il perché. In realtà, si tratta d’una tradizione ben radicata nella storia del Belpaese, che rappresenta una forma diretta di sostegno allo sport da parte dello Stato. In Italia, oggi, si contano otto gruppi sportivi militari. Si tratta – nel campo della preparazione atletica – di un sistema d’eccellenza riconosciuto a livello mondiale. Un sistema che ha fatto emergere, negli ultimi anni, sempre più sportivi anche nel settore paralimpico.

Una tradizione iniziata in tempi lontani

Tanti italiani hanno ancora nel cuore le imprese sciistiche di Alberto Tomba, compiute tra gli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso. Egli forse rimane – nel ricordo collettivo – l’atleta più facilmente associabile a un corpo militare, avendo fatto parte dei Carabinieri. Eppure, il proficuo rapporto tra lo sport e le forze armate, in Italia, risale a ben prima delle sue imprese.

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Sin dalla fine dell’Ottocento alcuni atleti italiani – facenti parte dell’Esercito, della Marina e della Guardia di Finanza – hanno preso parte a competizioni sportive. A titolo di esempio, vanno ricordate le lontane Olimpiadi del 1908, svoltesi a Londra. Qui l’Italia si aggiudicò una medaglia d’oro nella lotta greco-romana grazie all’atleta Enrico Porro, il quale faceva parte della Regia Marina. Per altri corpi il coinvolgimento nello sport iniziò più tardi. Il Corpo forestale mosse i primi passi negli anni Cinquanta del Novecento. Nel 1985 fu la volta della Polizia Penitenziaria.

Tale processo, che all’inizio riguardava i soli sport “addestrativi” (come la corsa, il salto o i lanci), nel tempo coinvolse anche discipline d’altro genere – ad esempio la ginnastica artistica, il pattinaggio su ghiaccio, il tiro con l’arco o il curling. A poco a poco, si pensò di regolamentarlo mediante apposite leggi (come quella del 31 marzo 2000, n. 78). In tal modo si ufficializzava la possibilità, per le forze armate e la polizia, di arruolare sportivi che avessero già conseguito risultati a livello nazionale.

L’importanza dei gruppi sportivi militari

Allo stato attuale, circa 1.200 atleti italiani fanno parte di società sportive militari. Vi sono entrati, negli ultimi anni, anche sportivi del settore paralimpico, fra i quali alcune vittime del terrorismo. Un esempio è quello di Monica Contrafatto, che perse una gamba nella guerra in Afghanistan e poi vinse molte medaglie ai Mondiali e alle Paralimpiadi.

Ciascuna delle quattro forze armate italiane – Esercito, Marina, Aeronautica e Carabinieri – gestisce un proprio gruppo sportivo. Lo stesso vale per le forze di polizia – i cui gruppi si richiamano, però, all’immagine della “fiamma”: Fiamme Oro (Polizia di Stato), Fiamme Gialle (Guardia di Finanza), Fiamme Azzurre (Polizia Penitenziaria) e Fiamme Rosse (Vigili del Fuoco).

Per un atleta italiano che voglia allenarsi in un’ottica professionale, far parte d’un gruppo sportivo militare può esser importante. In tal modo infatti gli vengono assegnati un grado e uno stipendio – pari a quelli di chi è in servizio “regolare” nelle forze armate. Inoltre, al termine della carriera sportiva, egli può scegliere di continuare a indossare la divisa. Per questo si può entrare in tali gruppi solo attraverso concorsi pubblici indetti dai singoli corpi.

Sport e forze armate

Chi pratica sport a livello professionale, in Italia, spesso proviene dalle forze armate o da quelle di polizia. Fonte: Pixabay

Diversi corpi, molti sport e altrettanti talenti

Tra i gruppi sportivi sopracitati, quello delle Fiamme Gialle è uno dei più antichi, con un gran numero di discipline. Dalla sua fucina sono usciti atleti (per citarne alcuni) come la sciatrice Isolde Kostner o Tania Cagnotto – prima donna italiana ad aver vinto una medaglia d’oro mondiale nei tuffi.

Per quanto concerne gli altri corpi – oltre a quello dei Carabinieri –, anche la Polizia di Stato ha dato il proprio contributo. Nella storia della Fiamme Oro, accanto ai nomi del nuotatore Carlo Pedersoli (meglio noto come Bud Spencer) e del motociclista Loris Capirossi, spiccano quelli delle schermitrici Valentina Vezzali e Bebe Vio.

Atleti di successo provengono anche dalle Fiamme Azzurre della Polizia Penitenziaria: ad esempio la pattinatrice su ghiaccio Carolina Kostner e lo sciabolatore Aldo Montano. Riguardo alle Fiamme Rosse dei Vigili del Fuoco, invece, il nome più conosciuto è quello del plurimedagliato ginnasta olimpico Jury Chechi.

Dare sostegno allo sport (e un’occasione ai giovani)

Fino ai primi anni Duemila i gruppi sportivi militari costituivano, più che altro, una fonte di sostegno economico per gli atleti dediti all’attività agonistica. Senza l’appoggio offerto da simili realtà – soprattutto verso gli sport cosiddetti “minori” –, tanti possibili campioni avrebbero difficoltà a trovare il tempo di prepararsi per le gare internazionali. Oggi, tuttavia, i centri sportivi militari hanno raggiunto lo status di strutture tecniche d’eccellenza, nelle quali si allenano le squadre e i club.

È importante anche il rapporto fra tali ambienti e il mondo dei giovani. Sono molti, infatti, i ragazzi in età scolare che sognano un futuro da sportivi professionisti. Lo dimostrano gli interventi – progettati a livello governativo – a sostegno degli atleti studenti, per i quali è spesso difficile conciliare lo studio e lo sport. Proprio per questo, da parte dei gruppi sportivi militari, viene svolta un’attività promozionale anche nelle scuole. Le Fiamme Gialle sono state le prime a “cercare” futuri atleti tra i banchi degli istituti – riuscendo, in più di un caso, a formare dei campioni olimpici.

Da sempre sport e scuola sono un binomio vincente per i fini educativi. E in tal senso, i centri sportivi delle forze armate offrono qualcosa di utile a chi ambisce allo sport agonistico. Infatti – essendo comunque ambienti militari – scelgono i loro membri in base a dei criteri non soltanto fisici, ma anche valoriali. Rispetto, disciplina e spirto di sacrificio sono essenziali sia per i soldati che per gli atleti. Perciò il connubio fra questi due ambiti – l’addestramento alle armi e l’allenamento sportivo – ha radici molte profonde, nella storia dell’umanità.

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Edoardo Monti

Edoardo Monti

Ho lavorato per anni come freelance nell'editoria, collaborando con case editrici come Armando Editore e Astrolabio-Ubaldini. Nel 2017 ho iniziato a scrivere recensioni per Leggere:tutti, mensile del Libro e della Lettura, e dal 2020 sono tra i soci dell'omonima cooperativa divenuta proprietaria della rivista.

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