Si stima che in Africa ogni anno oltre 10mila giovani abbandonino i loro Paesi di origine per inseguire il sogno di diventare calciatori in Europa, attratti dalle prospettive di lauti guadagni nei più importanti soccer club del vecchio continente.

Non tutti riescono a raggiungere quest’ambizioso obiettivo, così nel 2000 Jean-Claude Mbvoumin, ex calciatore della nazionale del Camerun, decide di fondare Foot Solidaire. L’associazione supporta i baby calciatori africani vittime di reclutamento fraudolento e ha come obiettivo quello di portare una maggiore attenzione sul tema a livello europeo.

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Come funziona la tratta dei baby calciatori africani

Il calcio in Africa ha prodotto alcuni dei più talentuosi e acclamati calciatori al mondo e molti ragazzi aspirano a diventare professionisti in Europa. Tuttavia, l’interesse per questi talenti ha anche portato a pratiche non etiche e talvolta illegali, come la tratta di minori.

Foot Solidaire ha raccolto le testimonianze di centinaia di giovani calciatori africani che raccontano di essere reclutati da scout o intermediari che promettono opportunità di carriera in Europa. Mentre alcuni di questi giocatori sottratti giovani alle loro famiglie trovano successo, molti altri finiscono per essere truffati, abbandonati o esposti a condizioni di sfruttamento.

Se l’ingaggio arriva ci guadagnano tutti (mediatori e agenti in particolare), quando non arriva i primi a pagare sono i calciatori stessi. Il 90% dei ragazzi contattati Foot Solidaire vive fuori dal suo Paese di origine in stato irregolare. Per molti di loro il calcio è rimasto una chimera, hanno ripiegato su lavori di bassa manovalanza a nero.

Baby calciatori africani, le normative europee anti-tratta

Negli ultimi anni, anche grazie all’operato dell’associazione di Mbvoumin, sono stati compiuti molti sforzi per sensibilizzare i giovani calciatori africani e le loro famiglie sui rischi associati al trasferimento in Europa e su come riconoscere le truffe. Allo stesso tempo UE e FIFA hanno implementato diverse regole e normative per prevenire la tratta.

È innanzitutto vietato il trasferimento internazionale di calciatori sotto i 18 anni, a meno che i genitori del minore non si trasferiscano nel Paese per motivi non legati al calcio. Le leghe nazionali e continentali in Europa richiedono che i club ottengano licenze che, tra le altre cose, impongono loro di avere infrastrutture adeguate e programmi di formazione per i giocatori. Molti Paesi europei hanno rafforzato le leggi contro gli intermediari che truffano o sfruttano i giovani, imponendo multe pesanti e pene detentive.

Purtroppo, nonostante i passi in avanti, è ancora facile aggirare la legge. Di recente si sono verificati casi di frodi che hanno coinvolto anche squadre in Italia, Spagna e Portogallo, alcune raccontate nell’inchiesta di Stefano Sacchi, “Materie Prime”, e nel romanzo di Gigi Riva “Non dire addio ai sogni”, argomento di una puntata de Il Fattore Umano in onda su Rai tre.

L’azione di Foot Solidaire e i progetti per il futuro

L’associazione fin dalle sue origini ha cercato di agire per contrastare lo sfruttamento abusivo dei baby calciatori africani e per trovare soluzioni allo shock culturale dei ragazzi appena trasferiti in Europa. È stato istituito un gruppo di lavoro affinché le azioni concrete condotte sul campo servano da barriera agli abusi. Foot Solidaire sta lavorando a stretto contatto con le federazioni nazionali per istituire o codificare “centri di formazione” in Africa, aprirà ulteriori uffici di consulenza nei paesi africani associati ai progetti dell’associazione, contribuirà a migliorare la formazione degli educatori giovanili e continuerà ad organizzare tornei giovanili “ufficiali”.

In Europa è presente con centri di sorveglianza sostenuti dalle leghe per i diritti umani di ogni Paese, aiuta l’integrazione dei giovani calciatori in collaborazione con le federazioni europee, identifica gli agenti disonesti e li denuncia.

 

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Mariarita Persichetti

Mariarita Persichetti

Laureata in Management con una tesi in marketing territoriale. Viaggio, scrivo, fotografo e degusto formaggi. Su Buonenotizie.it parlo di progetti sostenibili e innovativi nel turismo, cultura gastronomica e mondo. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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