“La mia anima è a Trieste” scriveva James Joyce, poeta, scrittore e critico letterario irlandese che trascorse dieci anni nella città più europea e cosmopolita d’Italia. È innegabile che Trieste abbia rappresentato per l’autore una fonte di ispirazione e di idee. È qui che concepì l’inizio delle sue opere più celebri, “Gente di Dublino” e “Ulisse”, ancora oggi indiscutibile riferimento letterario sul tema del viaggio interiore. La lista di poeti, scrittori e filosofi per i quali Trieste fu terreno fertile per la creazione di opere di eccezionale valore è lunga. Tra questi, Umberto Saba, Italo Svevo e Scipio Slataper, triestini di nascita.

La città ancora oggi manifesta i segni incontrovertibili di tutte le influenze e le contaminazioni culturali subite, soprattutto asburgica e balcanica.

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Ecco cosa vedere a Trieste durante un breve viaggio di fine estate tra Adriatico ed Europa.

I caffè letterari a Trieste

Tra i palazzi in stile liberty nelle eleganti vie del centro storico, resistono alcuni dei locali che furono teatro di stimolanti incontri. Visitare gli antichi caffè di Trieste è come fare un salto indietro nel tempo, tra gli arredi vintage, il profumo del legno ancora forte, il via vai di gente a tutte le ore del giorno e i menù che richiamano la tradizione mitteleuropea.

Il più celebre è l’Antico Caffè San Marco, dove anche Joyce e Svevo si incontravano per discutere sui temi caldi di un tempo. Fondato nel 1914, è un luogo intriso di storia, le sue pareti sono state testimoni di tutte le grandi vicende del Novecento triestino, italiano ed europeo. Oggi è caffetteria, pasticceria, ristorante e libreria che dà spazio all’incontro e al dibattito culturale attraverso le numerose rassegne e presentazioni.

Il Caffè degli Specchi in Piazza Unità d’Italia, la più maestosa, dal 1839 è il “salotto di Trieste”. Gli intellettuali, i commercianti e gli ufficiali che si incontravano nel locale assistevano spesso a concerti, circondati dalle atmosfere asburgiche. Nell’Ottocento fu ritrovo degli irredentisti e nel secondo dopoguerra quartier generale della marina britannica. Gli eventi storici più importanti venivano incisi su degli specchi, ecco spiegato il perché del suo nome. Oggi la specialità della casa è il cioccolato, in tutte le sue forme e declinazioni (servito anche in bicchierino insieme all’espresso). La famiglia di maestri cioccolatieri che ha rilevato il locale ha saputo innovare la proposta pur mantenendo invariato il suo spirito elegante e ribelle.

Cosa vedere a Trieste dal mare al Carso: la poliedricità della città attraverso i suoi simboli

Il mare ebbe un ruolo fondamentale nello sviluppo di Trieste. Nell’Ottocento, con la crescita degli scambi commerciali, divenne un importante centro dell’impero austro-ungarico. Risale al XIX secolo la costruzione della bellissima piazza simbolo della città, Piazza Francesco Giuseppe durante il periodo austriaco, divenuta Piazza dell’Unità solo dopo l’annessione di Trieste all’Italia. Sulla piazza si affacciano edifici in stile eclettico e neoclassico che guardano verso il golfo.

Viale Miramare nel quartiere di Barcola è dove i triestini si concedono qualche ora di relax tra una bibita fresca e una nuotata. Costeggia gran parte della città fino all’altro suo simbolo indiscusso, il Castello Miramare. Ne ordinò la costruzione l’arciduca Ferdinando Massimiliano d’Asburgo, che desiderava vivere in questo luogo magico – vista mare – con sua moglie Carlotta del Belgio. Karl Junker, l’ingegnere che ne curò la progettazione, riuscì a mescolare in modo sapiente lo stile rinascimentale a quello gotico e medievale. Oggi all’interno è allestito il museo con le stanze e gli arredi originali del castello. Il Miramare è circondato da un immenso parco (ad ingresso gratuito) che anticipa l’altra anima triestina, quella verde.

Trieste è infatti circondata da montagne carsiche di rocce calcaree, che si sciolgono facilmente con il passaggio dell’acqua o della pioggia, modellandosi in una costellazione di forme uniche. Tra le tremila grotte originate in questo modo nella provincia di Trieste, la più suggestiva è la “Grotta Gigante”, a pochi km dal centro.

Scoprire la variegata cucina triestina nei “buffet”

L’animo vivace e libertario di Trieste traspare nei tipici “buffet”, locali dove ad ogni ora del giorno si può fare uno spuntino, il “rebechin”, mangiando di tutto, dai bolliti ai dolci. Diversi dai soliti bar perché è qui che si assapora la vera cucina tipica, intrisa di tutte le influenze che ci si aspetta. Non è raro infatti trovare prosciutti, salsicce e crauti, gulasch, canederli con speck o prugne. E poi ci sono i dolci tipici, come la pinza o la putizza (presnitz). I  buffet triestini sono un’istituzione retaggio delle usanze austroungariche di cui la città va ancora fiera e il luogo migliore dove ripararsi quando soffia la bora.

Tra gastronomia, cultura, mare e natura, Trieste è la meta ideale di fine stagione. Fuori dai soliti circuiti ma raggiungibile in qualche ora di treno.

 

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Mariarita Persichetti

Mariarita Persichetti

Laureata in Management con una tesi in marketing territoriale. Viaggio, scrivo, fotografo e degusto formaggi. Su Buonenotizie.it parlo di progetti sostenibili e innovativi nel turismo, cultura gastronomica e mondo. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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