Buone notizie sul fronte dei consumi. Se domande come ‘la crisi è finita?’, ‘siamo veramente in ripresa?’ non possono avere ancora una risposta certa, il Natale ci ha regalato però alcuni elementi su cui riflettere. I consumi sono in crescita: è un dato di fatto. Secondo i dati di Confcommercio, rispetto al 2014 la spesa media per i regali natalizi è cresciuta del 5% (circa 166 euro pro capite). Di pari passo, è plausibile che i due fenomeni siano connessi, si registra un aumento dell’1,2% delle tredicesime: 39,4 miliardi, di cui ben 10 sembrano destinati alle spese natalizie. I dati sono ottimistici, quindi e sembrano evidenziare un trend positivo.

Ma dove vanno gli italiani a fare i loro acquisti? Il Paese evolve e lo fa in modo complesso e interessante. Da una parte, infatti, l’e-commerce guadagna terreno (attualmente rappresenta 6,6 punti del PIL nazionale) e grazie ai passi avanti sul tema della sicurezza, classico tallone d’Achille del commercio elettronico, la tradizionale diffidenza degli italiani si va smussando poco a poco. D’altro canto, tuttavia, il negozio classico regge e rimane l’ambito privilegiato in cui l’italiano tipo ama fare i suoi acquisti.

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Ciò che è certo, però, è che in un contesto così vitale e composito, anche il negozio tradizionale, per sopravvivere, deve necessariamente innovarsi. Perché il mondo cambia, e chi si ferma rischia di venire travolto e calpestato dal cambiamento. Il punto d’acquisto moderno, quindi, deve necessariamente rispondere ad alcune caratteristiche ed esigenze ineliminabili. In primo luogo, ciò che è cambiato, è il concetto stesso di acquisto che attualmente si è evoluto nel senso di una vera e propria “esperienza di acquisto”, di cui il punto vendita (con la sua atmosfera, il suo ordine e la sua strutturazione) rappresenta parte integrante. Per soddisfare il consumatore, infatti, ogni negozio deve attrezzarsi al meglio per affrontare l’afflusso di clienti durante tutto l’anno, scegliendo le giuste forniture per il punto vendita e valorizzare al massimo l’esperienza d’acquisto che si articola in tre momenti: attrazione, coinvolgimento e convincimento. Solo il 6% di chi entra in un punto vendita, decide di rimanere e guardarsi intorno. Sta quindi al negozio, alla sua appetibilità, ma anche all’ordinata e fruibile strutturazione dei prodotti, alla possibilità di evitare code e di visionare con calma i potenziali acquisti, far sì che un visitatore si trasformi in acquirente. Perché, se è vero che tutto cambia, è anche vero che il principale motore del cambiamento è un consumatore sempre più consapevole ed esigente.

Solo il 50% della motivazione d’acquisto è legata al prodotto: il restante 50% deriva dall’influsso dell’ambiente sul consumatore. Ecco perché, da semplice contenitore, il punto vendita deve tendere a trasformarsi in qualcosa di ben diverso. E’ un aspetto su cui l’imprenditore (il negoziante) deve investire in modo mirato, e possibilmente oculato, acquistando ad esempio le proprie attrezzature su internet: anche questo vuol dire stare al passo coi tempi.

 

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