Una riduzione significativa di depressione, ansia e sintomi correlati: è questo il risultato di un esperimento condotto su 24 pazienti da parte dei ricercatori del Massachusetts General Hospital (MGH) e relativo all’uso della meditazione per alleviare i sintomi di queste patologie. Il fatto insolito è che le tecniche di meditazione sono state insegnate ai partecipanti in un’apposita community su Second Life.

Il pregio di queste community, secondo i ricercatori, è quello di stimolare i pazienti a superare le numerose barriere che possono impedire la partecipazione ai gruppi tradizionali, come per esempio quelle che possono incontrare le persone con mobilità motoria ridotta.

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Il fatto che il nostro studio mostri che un intervento medico legato all’insegnamento di tecniche per il relax può essere erogato anche virtualmente” afferma Daniel Hoc, ricercatore al Benson-Henry Institute for Mind Body Medicine, uno degli autori della ricerca, “è importante perché mostra come questi ambienti stanno diventando sempre più ricchi ed interattivi, non si tratta più di semplici siti web”.

Per testare gli effetti di un simile intervento, i ricercatori hanno scelto Second Life, un mondo virtuale nel quale gli utenti interagiscono tramite avatar, cioè alter-ego virtuali, una proiezione del proprio sé nel mondo web.

Comunità virtuali come luogo di informazione e di condivisione di esperienze, quindi, ma anche come centri di benessere e di riabilitazione.

Per questo primo tentativo di coniugare terapia e mondi virtuali, una vera e propria sfida per i ricercatori dell’MGH, sono stati scelti partecipanti in buone condizioni di salute con esperienza di ambienti virtuali, che sono stati suddivisi in tre gruppi. Due volte alla settimana, i medici hanno spiegato loro, su Second Life, le tecniche di meditazione, rispondendo ai quesiti dei partecipanti e discutendo circa le loro esperienze.

Dopo otto settimane di sessioni online,  ai componenti dei gruppi è stato fatto compilare un questionario per misurare lo stress e altri aspetti psicologici. I dati così raccolti sono stati comparati con le risposte degli stessi partecipanti prima delle sessioni di insegnamento su Second Life.

La maggior parte dei partecipanti ha mostrato una diminuzione di ansia e stress ed ha proseguito nell’utilizzo delle tecniche apprese, per molti mesi dopo l’esperimento.

Daniel Hoc ha sottolineato che lo studio, per il momento, è stato effettuato su un esiguo numero di persone e che, quindi, per essere statisticamente rilevante il metodo dovrebbe essere applicato ad un campione maggiore di persone. Ma, come ha aggiunto Joseph Kvendar, direttore del Center of Connected Health, l’altro autore della ricerca, “i social network e le community online rappresentano ormai un importante elemento di supporto, informazione e motivazione per molti pazienti.

La ricerca è stata pubblicata su PLoS One. 

 

Per approfondire:

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Isabella Berardi

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