È ufficiale: l’Italia è riuscita a eliminare la rosolia. O meglio, la rosolia non è più da ritenersi una malattia endemica nel Paese. A dare la notizia è stata la Commissione di verifica regionale dell’OMS (Organizzazione mondiale della sanità) per l’eliminazione del morbillo e della rosolia in Europa. Negli ultimi vent’anni – grazie all’aumento delle coperture vaccinali – in Italia si era già registrata una drastica diminuzione dei casi. Inoltre, dal 2019 non è emerso alcun nuovo caso di rosolia congenita.

La rosolia diventa dunque, nella Penisola, la terza malattia prevenibile eliminata grazie ai vaccini, dopo il vaiolo e la poliomielite. È un importante risultato per il sistema sanitario, in quanto premia il lungo lavoro svolto negli anni per soddisfare i criteri fissati dall’OMS in materia di eliminazione della rosolia. Bisogna infatti ricordare che in Italia il primo Piano di eliminazione fu approvato nel lontano 2003.

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Caratteristiche e rischi propri della rosolia

La rosolia è una malattia infettiva contagiosa che si manifesta con un’eruzione cutanea simile a quelle del morbillo o della scarlattina. Non è raro, infatti, che sia difficile distinguerle. In genere si tratta di una patologia lieve – il 25-50% dei casi è asintomatico. Tuttavia, se contratta in fase di gravidanza, diventa rischiosa. Nei casi peggiori, può causare un aborto spontaneo, la morte del feto o gravi anomalie congenite (ad esempio sordità, cataratta, difetti cardiaci o disabilità intellettive). Non a caso, la rosolia è la principale causa di difetti congeniti prevenibili in tutto il mondo.

La rosolia si trasmette attraverso le goccioline trasportate dall’aria quando una persona infetta starnutisce o tossisce. I sintomi più comuni sono: febbre lieve, malessere, lieve congiuntivite, esantema (irritazione della pelle), ingrossamento dei linfonodi (vedi il video qui sotto). In Italia, la si classifica come malattia “a notifica obbligatoria”. Ciò significa che un medico – nel caso in cui sospetti un possibile caso – è tenuto a notificarlo alla Asl di riferimento entro dodici ore dalla constatazione.

Cosa s’intende per eliminazione di una malattia

Quando l’OMS – come è accaduto per l’Italia con la rosolia – parla di eliminazione di un virus, vuol intendere che in una certa area geografica esso non è stato trasmesso, a livello locale, per almeno dodici mesi. Tuttavia, affinché l’eliminazione sia ufficializzata, un Paese deve fornire documenti che certifichino l’assenza di contagi endemici per almeno trentasei mesi. Allo stato attuale – oltre che in Italia – la rosolia è stata dichiarata eliminata in altre quarantasette nazioni europee.

Il raggiungimento di un simile obiettivo con la rosolia ha rappresentato un grande traguardo per il sistema sanitario italiano. Ora la sfida, per il Paese, è quella di riuscire a mantenere nel tempo lo stato di eliminazione – evitando soprattutto di abbassare la guardia. L’eliminazione di un virus da una certa area non basta a scongiurare l’eventualità che questo vi venga introdotto da altri Paesi. Inoltre, una persona non vaccinata può contrarlo recandosi in nazioni dove esso sia ancora endemico.

Per tali ragioni, finché non si riuscirà a eliminare la malattia in tutti gli Stati del mondo, dovranno continuare le campagne vaccinali. Come afferma l’Istituto Superiore di Sanità, lo strumento di prevenzione della rosolia è il vaccino vivo attenuato Morbillo-Parotite-Rosolia (MPR). Inoltre, è importante che le donne intenzionate ad aver figli sappiano – prima della gravidanza – se sono immuni dal virus; e che si vaccinino in caso contrario.

La vittoria sulla rosolia: un successo della medicina in Italia

La rosolia non è la prima malattia che si è riusciti a eliminare grazie alle vaccinazioni. Un caso in cui l’Italia (insieme al resto del mondo) affrontò una sfida difficile fu quello del vaiolo – malattia che nel 30% dei casi può essere fatale. Basti pensare che alla fine degli anni Sessanta il vaiolo era ancora endemico in trentuno Stati del mondo, e causava, ogni anno, la morte di quasi due milioni di persone. In seguito a una massiccia campagna di vaccinazione, si riuscì a “eradicarlo” – ossia a eliminarlo in tutto il globo – nel 1979.

Un altro caso di grave patologia eliminata nella Penisola è quello della poliomielite. Alla fine degli anni Cinquanta, in Italia, se ne registrarono più di ottomila casi. Grazie alle campagne vaccinali, l’ultimo caso ufficiale si presentò nel 1982. Lo scorso anno, l’Europa ha formalmente dichiarato la poliomielite eliminata dai propri territori.

L’importanza delle vaccinazioni come forma di prevenzione

Sono trascorsi secoli da quando l’inglese Edward Jenner ebbe l’idea di infettare col vaiolo bovino un fanciullo di otto anni, immunizzandolo da quello umano. Tale intuizione pionieristica (a cui si deve il fatto che ancora si utilizza il termine “vaccino”) aprì la strada a una vera rivoluzione nella medicina. Le vaccinazioni, infatti, restano a tutt’oggi uno dei più potenti mezzi di prevenzione a disposizione di un sistema sanitario. Si consideri l’importanza che stanno avendo, in alcuni Paesi, i progressi riguardanti il vaccino contro la malaria.

Come si afferma sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità, l’eliminazione della rosolia in Italia dimostra, ancora una volta, che i vaccini hanno un ruolo essenziale nel proteggere le persone dai virus nocivi. Di sicuro, tale vittoria del sistema sanitario italiano – unita all’auspicio che esso sia sempre più equo e inclusivo – rappresenta un passo avanti nel perseguimento del bene comune. E ci incoraggia a pensare che anche altre malattie, in un futuro non lontano, diventeranno solo un ricordo.

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Edoardo Monti

Edoardo Monti

Ho lavorato per anni come freelance nell'editoria, collaborando con case editrici come Armando Editore e Astrolabio-Ubaldini. Nel 2017 ho iniziato a scrivere recensioni per Leggere:tutti, mensile del Libro e della Lettura, e dal 2020 sono tra i soci dell'omonima cooperativa divenuta proprietaria della rivista.

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