Se siete diventati da poco genitori o avete a che fare con bambini che si affacciano al mondo delle pappe, avrete sicuramente sentito parlare di autosvezzamento. Questa nuova pratica, sostenuta e consigliata da un numero crescente di pediatri, sta diventando sempre più popolare tra i neo-genitori che si affacciano al mondo dell’alimentazione complementare. Vediamo insieme di cosa di si tratta.

Lo svezzamento tradizionale

Fino agli anni ’90 era uso comune effettuare lo svezzamento dei lattanti utilizzando regole e orari piuttosto rigidi. Secondo lo schema tradizionale dello svezzamento, questo doveva avvenire con la sostituzione graduale delle poppate con le classiche pappe. Grande spazio veniva poi dato al cosiddetto baby food ossia gli alimenti industriali per l’infanzia, tra cui gli omogeneizzati. Ne risultava una dieta composta di consistenze quasi solo cremose e con sapori poco diversificati. Eppure per anni è stata considerata la migliore opzione per lo svezzamento dei bambini.

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Questo approccio rigido finiva per mettere in difficoltà i genitori, che si trovavano spesso a vivere il momento dello svezzamento con ansia e preoccupazione. Oggi si assiste ad un’inversione di tendenza: la parola d’ordine è semplicità ed è proprio qui che entra in gioco l’autosvezzamento.

Cos’è e come funziona l’autosvezzamento

Per autosvezzamento si intende, letteralmente, lasciare che il bambino si svezzi da solo concedendogli l’accesso autonomo a tutti i cibi che sono presenti sulla tavola dei genitori. Eliminate le pappe tradizionali e gli alimenti industriali per l’infanzia, si lasciano liberi i bambini di esplorare nuovi sapori e consistenze, sostituendo mano a mano il latte con i cibi solidi. Via libera, insomma, a (quasi) tutti gli alimenti che mangiano mamma e papà, ad un’unica condizione: che siano alimenti sani!

Un principio fondamentale dell’autosvezzamento è quello di mangiare tutti insieme. Mangiare con i genitori rende il momento del pasto piacevole per il bambino, che si abitua gradualmente agli orari e all’alimentazione della famiglia, rendendo le cose più facili e piacevoli per tutti! Bimbo e genitori possono mangiare le stesse cose, a patto che ne risulti una dieta equilibrata, sana e che fornisca tutti i nutrienti necessari. Sale e zucchero sono da evitare e possono essere eventualmente aggiunti in un secondo momento dagli adulti nel proprio piatto.

Quando iniziare l’autosvezzamento

Il passaggio dal latte ai cibi solidi è un momento assolutamente naturale nella crescita di un bambino, che prevede però che abbia acquisito competenze e capacità adeguate. Il controllo del busto e della testa ed una deglutizione coordinata ed efficacie sono tra le skills che il bambino deve acquisire per poter mangiare cibi solidi senza rischio di soffocamento. Ogni bambino ha i suoi tempi, ma di solito queste competenze vengono acquisite attorno ai 5-6 mesi di vita. A questa età anche lo stomaco e l’intestino del piccolo, saranno maturi abbastanza da poter processare la grande maggioranza degli alimenti presenti sulla tavola.

Anche in questo caso l’autosvezzamento invita a seguire la strada più semplice e naturale: quella di osservare il bambino e i segnali che ci manda. Quando sono pronti infatti, i bambini cominciano a mostrare un istintivo interesse per il cibo che vedono mangiare da chi gli sta attorno e hanno per primi la curiosità di scoprirlo ed assaggiarlo.

Il rischio di soffocamento

Una delle paure più ricorrenti nei genitori che si approcciano all’autosvezzamento è quella relativa al rischio di soffocamento. Per questo motivo molti preferiscono omogeneizzare o frullare gli alimenti, togliendo la possibilità  ai bambini di allenare le abilità di coordinazione tra masticazione, respirazione e deglutizione che si attivano quando si provano cibi di consistenze diverse.

Quando si ha a che fare con bambini piccoli il soffocamento è un possibile incidente, che va prevenuto mettendo in pratica una serie di accorgimenti che riguardano sia la preparazione del cibo che l’ambiente in cui si consumano i pasti.

Misure di prevenzione del rischio di soffocamento

La prevenzione parte dal come si sta a tavola. Che si opti o meno per l’autosvezzamento, è importante i bambini mangino in posizione seduta, con il tronco dritto e ben sostenuto. Non devono essere presenti elementi di distrazione come tablet, tv, cellulare e deve sempre essere presente un adulto a vigilare sullo svolgimento del pasto.

Anche la modalità di preparazione del cibo è fondamentale. I genitori che optano per l’autosvezzamento devono da subito famigliarizzare con i tagli sicuri, ossia i formati che permettono di mangiare ogni cibo in sicurezza. In generale sono da preferire i tagli rettangolari rispetto a quelli rotondi che, se inalati, andrebbero ad ostruire completamente le vie aeree. Gli alimenti molto piccoli, come la frutta secca, andrebbero invece proposti sotto forma di granella o di farina. Attenzione anche agli alimenti appiccicosi, come i formaggi freschi: potrebbero formare un bolo di grandi dimensioni rimanendo attaccati al palato. Meglio proporli spalmati su un cracker o una fetta di pane. Per informazioni più dettagliate su come trattare ogni tipo di alimento, il Ministero della Salute, in collaborazione con l’Istituto superiore di Sanità, ha stilato un poster informativo sull’argomento.

Dunque sono concessi tutti i cibi, se trattati in maniera corretta e proposti in un formato sicuro, che eviti il rischio di soffocamento. Gli unici alimenti da escludere totalmente dalla dieta dei bambini sono il miele nel primo anno di vita, per il rischio di botulismo, e i funghi fino ai 12 anni, per il rischio di intossicazione alimentare.

Autosvezzamento: tagli sicuri

Autosvezzamento: tagli sicuri Credits: Ministero della Salute

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Caterina Poli

Caterina Poli

Medico Chirurgo con focus sulla salute materno-infantile. Credo in un tipo di informazione chiara e accessibile a tutti, ma sempre rigorosa. Amo parlare di salute, benessere e diritti. Collaboro con Buonenotizie e partecipo al laboratorio di giornalismo costruttivo.

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