Nuovi test di verifica e insegnamento attivo: gli elementi per ripartire al meglio nella scuola del 2020

A causa dell’emergenza coronavirus, la scuola del 2020 si trova a vivere una situazione di crisi, termine che, in greco, vuol dire cambiamento. Perciò, perchè non cogliere la palla al balzo per riformare la qualità dell’insegnamento?

I vantaggi potrebbero essere molti. Prima di tutto, si potrebbe imparare di più e meglio quello che si studia, evitando inutili sofferenze. In questo modo, lo studio da momento passivo di noia e disperazione si potrebbe trasformare in un momento attivo per ampliare le conoscenze. In secondo luogo, è possibile migliorare l’economia del nostro Paese. C’è proprio l’ultimo rapporto dell’Istat a confermarlo.

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Come fare, allora, per imparare davvero a partire dalla scuola del 2020? A questa domanda potrebbe rispondere Aldo Visalberghi. Vediamo insieme come.

Nuovi test di verifica per la scuola 2020 per imparare in maniera davvero efficace

Un suggerimento per riformulare la didattica potrebbe provenire dal passato con Aldo Visalberghi. Questi è stato professore ordinario di pedagogia, fondatore della prima scuola di dottorato in Pedagogia Sperimentale all’Università “la Sapenza” di Roma. È stato, inoltre, presidente del Centro Europeo Dell’Educazione (CEDE), poi diventato INVALSI. Molti dei suoi suggerimenti si possono applicare anche nella scuola del 2020. Tra questi, alcuni riguardano i test a risposta multipla, molto usati in ambito scolastico.

Tali test spesso sono realizzati in modo tale che, tra le risposte, solo una è corretta. Le altre, invece, sono ovviamente sbagliate già “a occhio”, cioè senza che sia necessario ragionarci sopra.

Secondo il pedagogista, invece, i test devono essere realizzati in modo tale che alla risposta giusta ci si arrivi solo “a ragion veduta”. Dunque, tutte le risposte devono essere apparentemente simili. In questo modo, quella giusta deve essere individuata solo grazie a ciò che si è studiato.

Visalberghi sostiene, dunque, che la pratica del testing sia utile per imparare meglio. Non è, invece, altrettanto utile ridurre tutto l’insegnamento al test. In questo caso, infatti, si correrebbe il rischio di rendere la conoscenza nozionistica. Come conseguenza lo studente non riuscirebbe a mettere in pratica quanto appreso.

Apprendere meglio studiando meno (a casa)

I vantaggi dei test non finiscono qui. L’insegnante, infatti, tramite i test può capire quali sono gli argomenti che gli studenti preferiscono e a cui dedicare più tempo durante la lezione. Pertanto, si potrebbe ridurre la quantità dei compiti a casa.

Un momento importante per l’apprendimento è il tempo da dedicare alla correzione del test. Per Visalberghi occorrerebbe dedicare due o tre giorni solo a questo. Così, gli studenti possono capire bene gli errori comessi e non ripeterli più.

I voti del test, poi, non devono essere considerati il fine dell’insegnamento. Infatti, devono essere uno strumento dell’insegnante per capire a quali studenti dedicare più tempo. Nesssun alunno verrà, così, lasciato indietro.

La valutazione come momento d’insegnamento

Nella scuola 2020, la valutazione diventerebbe un’occasione per stimolare una discussione sugli argomenti della prova. Si passerebbe, così, a un momento attivo di insegnamento a patto, però, di suscitare l’interesse dello studente.

È in questo modo che, secondo Visalberghi, “chi non riesce in un test non se la prende con l’insegnante (…): gli viene spontaneo di chiederne l’aiuto”. L’insegnante, così, verrebbe visto prima di tutto come una persona affabile che aiuta e non come un giudice severo.

Suggerimenti validi anche oggi

Questi sono alcuni dei suggerimenti, validi ancora oggi, per imparare meglio ciò che si studia, proprio a partire dall’insegnamento attivo. Soprattutto se uniti al ripristino del progetto “EduOntoWiki”.

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Dario Portaccio

Dario Portaccio

Laureato in Informazione, Editoria e Giornalismo, oggi collaboro con BuoneNotizie.it grazie al percorso di formazione biennale dell'Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo, con cui sono diventato giornalista pubblicista.

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