Il Premio Nobel per la Pace 2020 rende più urgente la lotta alla fame.

 

Il Comitato per il Nobel ha assegnato il Premio Nobel per la Pace 2020 al Programma Alimentare Mondiale, il World Food Programme (WFP), agenzia dell’ONU che si occupa della fame nel mondo per lanciare un appello alla comunità internazionale. Infatti, in piena emergenza Covid, la lotta alla fame diventa ancora più urgente.

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Nelle motivazioni del Comitato che assegna il Nobel si legge “Il WFP è stato insignito del Premio Nobel per la Pace 2020 per i suoi sforzi nel combattere la fame”. Si sottolinea, inoltre, che il WFD è fondamentale per il “suo contributo nel migliorare le condizioni per la pace nelle aree colpite da conflitti e per la sua azione di guidare gli sforzi per prevenire l’uso della fame come un’arma di guerra e conflitto”. 

L’assegnazione vuole sottolineare come sia importante, in periodo di Covid, che non si sottraggano fondi al WFP e a tutte quelle agenzie che si impegnano ogni giorno nella lotta alla fame. Infatti, a causa dell’emergenza Covid, molti governi hanno ridotto i finanziamenti. Inoltre, sembra che nel mondo non si parli più della fame nel mondo, un problema spesso lasciato ai margini.

Ora la priorità è sconfiggere il coronavirus. Però, proprio a causa del Covid, la fame nel mondo è accentuata dalla pandemia nei paesi più poveri. Per questo, la decisione del Comitato per il Nobel ha rafforzato le motivazioni della scelta della sua assegnazione.

Combattere la fame contribuisce alla pace nel mondo

Il World Food Programme – Programma Alimentare Mondiale si occupa di sicurezza alimentare e vuole combattere la fame del mondo. Infatti, anche se molto spesso il tema viene dato per scontato e quasi totalmente ignorato dai media, nel mondo ci sono 820 milioni di persone che non hanno cibo a sufficienza e più di 113 milioni che soffrono di fame acuta. 1 persona su 9 non mangia a sufficienza. Inoltre, i numeri sono in drammatico aumento. In paesi come lo Yemen, la Repubblica Democratica del Congo, Nigeria, Sud Sudan e Burkina Faso la concomitanza di conflitti, cambiamenti climatici e Covid ha portato la situazione al limite.

Per questo il Nobel per la Pace al Programma Alimentare Mondiale assume un valore rilevante. Oltre a combattere ogni giorno contro la fame, ora queste persone devono affrontare l’epidemia del coronavirus, in una situazione già tristemente drammatica. Senza difese immunitarie e spesso in paesi con strutture sanitarie quasi inesistenti o non attrezzate per un virus di questa portata. In paesi dove ci sono conflitti e dove la sopravvivenza è una sfida quotidiana.

Negli ultimi mesi, il Programma Alimentare Mondiale si concentrato è proprio sulle conseguenze del Covid. Infatti, l’epidemia, oltre a rendere la situazione della fame a livelli drammatici, ha anche notevolmente ridotti i finanziamenti al Programma Alimentare Mondiale, con effetti devastanti sulla povertà e sulla sicurezza alimentare. Il Nobel, pertanto, costituisce un primo passo per non dimenticare che la fame nel 2020 è ancora un tragico problema mondiale.

Premio Nobel per la Pace 2020 al Programma Alimentare Mondiale

Conflitti e fame sono entrambe cause e concause che andranno sempre di pari passo, in un intimo legame in cui l‘uno genera l’altro e viceversa.

Un Premio Nobel per la Pace in chiaroscuro

Sicuramente il Premio Nobel al WFP è un segnale positivo, perché porta all’attenzione del mondo che molte persone muoiono ancora di fame. Inoltre, il problema della mancanza di cibo è da sempre legato ai conflitti. È un elemento strategico negli equilibri internazionali con accaparramenti e guerre commerciali. Con il risultato di alimentare tensioni e povertà. Fame e pace vanno infatti di pari passo. È triste costatare come oggi si debba ancora porre l’accento sulla fame nel mondo. Bisogna porsi la domanda di come si è arrivati nel 2020 con più di 820 milioni di persone che non hanno cibo per sopravvivere. Chiedersi perché nel mondo ci siano ancora queste diseguaglianze. Interrogarsi sul fatto che nel 2020 sia ancora estremamente rilevante che il Nobel per la Pace sia attribuito ad un’organizzazione come il WFP. Prendere coscienza che l’uguaglianza ancora non esiste.

L’attività del WFP per combattere la fame del mondo è sicuramente ammirevole. L’agenzia dell’ONU è nata negli USA nel 1961 per ordine del presidente Eisenhower. Lo scopo del presidente era quello di sconfiggere la fame nel mondo, sperimentando l’assistenza alimentare e, allo stesso tempo, mostrare il forte sostegno all’ONU da parte degli USA. Inoltre Il WFP fu fondato anche per assorbire l’eccesso di produzione di cibo degli Stati Unit.

La leadership statunitense ha segnato e segna ancora la storia del WFP. Infatti, gli USA sono tra i maggiori finanziatori del WFP. Questo gli consente di avere accesso alle zone di conflitto nel mondo, usate non solo per fini umanitari. Il premio arriva poi in piena campagna elettorale statunitense, in un anno in cui Trump ha cercato di affossare la credibilità dell’ONU.

Il Nobel al World Food Programme è comunque una buona notizia

Il Nobel è un primo passo per svegliare le coscienze e non dimenticare che milioni di persone non hanno cibo per sopravvivere. Mette in luce come nel 2020 ci siano ancora zone del mondo devastate dai conflitti e dalla povertà. È un monito ai governi, affinché mettano in moto politiche di uguaglianza per sconfiggere la fame e i conflitti. Per evitare che un terzo del cibo prodotto nel mondo venga sprecato, perché sarebbe sufficiente a sfamare chi muore di denutrizione.

Un premio che deve solo essere un punto di partenza per adottare ogni giorno azioni e comportamenti volti a combattere la diseguaglianze con attività di sensibilizzazione nelle scuole e nella società. Vanno valorizzate e incentivate istituzioni come Last Minute Market, creata da Andrea Segrè, che in questi anni ha svolto una notevole campagna di sensibilizzazione contro lo spreco alimentare. Servono azioni concrete. Infatti nella settimana della Giornata dell’Alimentazione, la lotta alla fame deve essere un sfida che coinvolge tutti.

Essere nati nella parte “giusta” del mondo non deve rendere ciechi di fronte a chi, anche in Italia, non ha cibo a sufficienza. Per combattere ogni giorno le ingiustizie e arrivare, come auspicato dal WFP, nel 2030 a sconfiggere la fame: #zerohunger

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Silvia Dallafior

Silvia Dallafior

Silvia Dallafior, amo viaggiare in luoghi insoliti e mi piace raccontarli su BuoneNotizie.it, dove frequento il laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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