Fuga dalle città. Gli italiani scelgono di rifugiarsi in collina e in montagna per la seconda ondata da coronavirus

 

Si ripopolano borghi, paesini e cittadine di periferia, rientrano i giovani dalle grandi metropoli. Questa la cornice mondiale dei mesi scorsi, in prima risposta alla pandemia da Covid-19. Oggi, con la seconda ondata di contagi, la fuga dalle città si intensifica anche in Italia, dove sono in molti a preferire la campagna. In particolare Milano registra uno spostamento verso le seconde case a Bormio e nelle valli bergamasche. Stessa sorte per il Piemonte e per il Centro-Sud.

L’abbandono delle «città-stato»

La fuga da metropoli come Milano, New York, Parigi e Londra ha prodotto una doppia reazione: da una parte ha creato spopolamento e quindi rischio di deurbanizzazione; dall’altra ha determinato un più veloce adattamento all’innovazione, segnato dalla banda ultra larga e dallo smart working. Proprio in questi mesi nascono in Italia idee pionieristiche come il south working, ossia la possibilità di lavorare dal Sud Italia per le aziende delle metropoli, usufruendo dei tools di condivisione dati. Altro trend in aumento è quello dei city quitters, termine coniato dalla etnografa Karen Rosenkranz per indicare i creativi, un tempo “animali cittadini”, oggi sempre più spesso in fuga dalle città verso la campagna.

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«Il city quitting punta a una vita più sana  – racconta Giacomo Biraghi, esperto internazionale in strategie urbane. – I city quitters sono persone che decidono di “arrendersi” all’implosione delle città e trasferirsi in luoghi più verdi e salutari, 40enni senza figli, con alta istruzione e lavori intellettuali. Il fatto che chi sceglie di vivere un ambiente non urbano si mescoli con gli abitanti che nascono nelle aree montane, porta sicuramente un melange positivo. Questo sia per le occasioni sociali che per le opportunità economiche che genera».

City quitters o no, una vita sana se la meritano tutti. Ma questa cosiddetta «localizzazione non urbana di cittadini» non potrebbe – a lungo andare – prendere le forme di una urbanizzazione delle zone rurali? Si assisterà a un contro-esodo, prima o poi?

Il parere degli urbanisti. Cosa implica la fuga dalle città?

Che la seconda ondata di contagi stia dando il La alla tanto attesa ridistribuzione di popolazione, è cosa certa. Tuttavia, un recente studio di Legambiente ci informa che l’intensa occupazione e (di conseguenza) impermeabilizzazione delle campagne è causa di inefficienza nella gestione di alluvioni ed esondazioni. Queste infatti negli ultimi anni sono divenute sempre più insostenibili, soprattutto nelle città di Genova, Milano, Roma e Messina. Molti urbanisti ritengono quindi che il vero progresso del Paese non sarà la deurbanizzazione, bensì un intervento di trasformazione interno alle città. Città non smart ma «aumentate», fatte di quartieri autonomi e boschi. Tutto questo, si spera, accompagnato da una rinnovata gestione della risorsa idrica.

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Martina Tolaro

Martina Tolaro

Martina Tolaro, curator ed editor freelance. Ho collaborato con imprese culturali creative nazionali e artisti internazionali. Scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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