Il 19 giugno scorso, a Pomigliano d’Arco in provincia di Napoli, il senzatetto Frederick Akwasi Adolofo è morto in seguito a pesanti maltrattamenti da parte di sconosciuti.  Originario del Ghana, era un richiedente asilo. Si racconta di lui che fosse un uomo mite, sorrideva ai bambini e alle persone che lo salutavano. Il ricovero temporaneo in hotel e l’animo caritatevole dei passanti non sono stati sufficienti a proteggerlo dai rischi ai quali è esposto chi, come lui, non ha casa.

L’amaro epilogo della storia di Frederick richiama all’attenzione la complessa questione dei senzatetto, non sempre indagata in tutte le sue reali sfaccettature. Solo recentemente risultano attivati progetti di studio e politiche sociali innovative per  contrastare le difficoltà abitative. Come strategia di maggiore efficacia si adotta la “Housing First”, letteralmente, “Prima la Casa”, lanciata negli USA a inizio anni Novanta e più recentemente diffusa anche in Europa.

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I senzatetto nell’immaginario collettivo

Capita che le notizie sui senzatetto arrivino al pubblico deboli e destinate  a sparire sommerse dal caos mediatico. Sembra che le persone marginali tendano a rendersi  invisibili per loro natura. In realtà i fari si accendono quando uno di loro muore d’inedia, freddo, malattia o solitudine, oppure per fatti di cronaca nera che li vede ora vittime ora aggressori.

Tornato il silenzio, l’esperienza dei senzatetto sembra rimpicciolirsi, e con essa, anche le persone che l’affollano scompaiono dalla percezione comune. Il senza dimora, però, esiste nella vita urbana, tra giacigli di cartone, dormitori temporanei e lunghe file alle mense per persone fragili. Si compone così un immaginario collettivo in cui i senzatetto si collocano  nelle categorie omologanti degli homeless (senza casa), vagabondi, barboni.

Complessità e diritti fondamentali

In realtà, la recente sociologia considera la condizione dei senzatetto secondo una concezione complessa e articolata, in grado di superare il legame con i deficit individuali per meglio comprendere le interdipendenze di ordine socio-economico.

Tragedie umane, guerre civili, politiche migratorie  fallimentari e quartieri ghetto nelle metropoli, sono solo alcuni esempi di emergenze sociali, che in buona parte producono instabilità abitativa. Emerge così un quadro di fragilità umana che chiama in causa il rispetto dei diritti fondamentali.

In tal senso, l’ONU, nel 1948 introduce l’abitazione fra i diritti sociali economici e culturali nel segno della dignità integrale della persona umana secondo l’articolo 25 della Dichiarazione Universale dei diritti umani. Inoltre, l’articolo 7, della Carta dei diritti Fondamentali dell’UE, prevede il diritto al domicilio tra i fattori che tutelano la privacy come bene delle libertà dell’uomo. L’Italia, con l’articolo 47 della Costituzione, richiama il diritto all’abitazione integrato dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 49/1987.

Senzatetto: "Prima la casa", un luogo per ritrovare se stessi e rincontrare gli altri -https://citizensrightsproject.org/it/2022/04/06/diritto-di-aiuti-comunali-del-council-per-persone-senzatetto-o-a-rischio-di-diventarlo/https://citizensrightsproject.org/wp-content/uploads/2021/02/Wordpress-feature-images.png - citigenrightsproject.org

Fonte: citizenrightsproject

“Housing First”. Una strategia inclusiva per i senzatetto

Una visione ampia e il rispetto dei diritti fondamentali esigono, quindi, che la casa si ponga come punto di partenza e non di arrivo del percorso che le persone fanno per uscire dalla loro condizione di fragilità economica e psico-sociale, in nome della loro dignità.

Il modello dell’”Housing-First” consiste nell’offrire alla persona una fissa dimora in cui vivere in maniera stabile, un riparo dalle insidie della strada per soddisfare i bisogni essenziali, pensare a migliorare le proprie condizioni e raggiungere una sostanziale integrazione sociale.

Avere una abitazione diventa l’inizio di un percorso inclusivo con un disegno di accompagnamento che faccia fronte a tutte le difficoltà connesse alla condizione del senzatetto: la salute mentale e fisica, la cittadinanza, il lavoro, l’educazione, la cultura, la socialità. Perché, al riguardo, secondo la psicologia e la sociologia, uno spazio di  benessere personale facilita il ritrovamento e l’espressione di sé e diventa luogo vitale per imparare a vivere sia in autonomia che nell’incontro con gli altri.

“Prima la casa” in Europa e Italia

La Finlandia per prima in Europa ha applicato il modello dell’”Housing First”, assumendo l’approccio che mira a cambiamenti di tipo strutturale – quali la casa e il sostegno alla salute psicofisica, – e non emergenziale, quali  la mensa dei poveri e i ricoveri temporanei. Il Paese scandinavo ha attuato una efficacissima politica di edilizia pubblica destinata all’inclusione dei senzatetto. Secondo i dati AraCentro finlandese per la Finanza e lo Sviluppo Abitativo, dagli anni Ottanta la Finlandia è passata da all’incirca 20.000 senzatetto a poco più di 4.000, un trend positivo verso l’obiettivo “Zero homelessness”  (senzatetto) entro il 2027. 

Con i Paesi europei, l’Italia ha avviato politiche sociali sulla scia del sistema scandinavo, in ottemperanza alla Strategia UE 2030 per l’inclusione degli adulti. A tal proposito, il nostro Paese mette a disposizione   finanziamenti per progetti “Housing first”, nell’ambito dei  Piani Nazionali per i Servizi sociali, l’Inclusione e la lotta alla Povertà.

Pratiche di “Housing First” sono già attive nel Nord dell’Italia e a Roma, dove maggiormente si concentra la popolazione adulta emarginata. Tuttavia l’applicazione del modello presenta almeno due criticità: la scarsa disponibilità di alloggi da destinare al sociale e il limite di scadenza dei progetti, spesso inferiore alla durata nel tempo dei bisogni specifici di integrazione degli individui. “Housing First”, inoltre, richiede lunghi processi di maturazione verso un sistema sinergico di ampi investimenti pubblici e privati per l’edilizia sociale con obiettivo Zero homelessness.

 

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Lucia Muscetti

Lucia Muscetti

Laureata in Scienze Politiche, docente emerita in discipline giuridiche ed economiche presso i Licei di Scienze Umane. Leggo e approfondisco saggi sui diritti umani e di politica per scrivere e praticare l’arte del vivere bene insieme. Partecipo al laboratorio giornalistico di BuoneNotizie.it

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