In Italia quasi un italiano su dieci vive in povertà assoluta. Circa 5,6 milioni di persone non possono permettersi di fare la spesa. Gli indigenti per sopravvivere si avvalgono di mense per i poveri e di pacchi alimentari. Mentre questo avviene, ogni anno il settore della distribuzione alimentare, nel quale la più importante fetta è rappresentata dai supermercati, getta 230mila tonnellate di cibo invenduto. Di fronte a questo paradosso, il Parlamento, in commissione sulla nuova Legge di Bilancio 2023, ha approvato l’emendamento definito “reddito alimentare”  che permette, a chi ne ha bisogno, di ritirare i generi alimentari invenduti presso i centri di distribuzione, evitando lo spreco. Un provvedimento della durata sperimentale di due anni da applicare nelle città metropolitane.

Il problema dello spreco alimentare

Spesso la merce dei grandi magazzini alimentari viene buttata non perché scaduta, ma per scelte imprenditoriali, di marketing, per rinnovare i prodotti sugli scaffali, perché le confezioni sono rovinate o perché prossime alla scadenza. Cibo invenduto che neanche toccato viene scartato: una misura illogica nei confronti di chi non riesce a nutrirsi.

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Da anni in Italia per evitare lo spreco e aiutare le famiglie in difficoltà, esistono realtà consolidate di distribuzione del cibo in eccesso. Molte aziende alimentari e ristoranti già donano l’invenduto della giornata a mense per i bisognosi. La legge 155 del 2003 o del Samaritano, disciplina la distribuzione dei prodotti alimentari ai fini di solidarietà sociale.

Una norma che ha permesso ai supermercati con prodotti in scadenza di regalarlo alla Caritas, alla Croce Rossa e ad associazioni di volontariato per i bisognosi. I volontari della Fondazione del Banco Alimentare onlus, attivi in quasi 8000 centri in Italia, passano a fine giornata presso supermercati e pizzerie a ritirare cibo e bevande ecceduti, che invece di essere buttati vengono donati a chi ne ha bisogno.

Una nuova tipologia di sostegno per chi si trova in povertà

Fino ad oggi la ridistribuzione contro lo spreco del cibo si faceva “al buio”, con il passaparola e nonostante i tanti sforzi delle organizzazioni di volontariato, ancora 230mila tonnellate di cibo all’anno rimane invenduto. Da adesso quel cibo non finirà più nell’immondizia, ma verrà ridistribuito in pacchi a chi ne ha bisogno. L’emendamento sul reddito alimentare, proposto dal parlamentare del PD Marco Furfaro, prevede l’istituzione da parte del Governo di un Fondo di 1,5 milioni di euro per il 2023 e di due milioni di euro per il 2024.

Come funziona in concreto l’iniziativa

La misura del ‘reddito alimentare’ ha tre obiettivi: contrastare lo spreco alimentare; andare incontro a chi vive in povertà, sia famiglie che single; proteggere l’ambiente che si gioverà della misura in quanto lo spreco alimentare è una forma di spreco energetico. Per produrre l’alimento e’ necessaria energia, prodotta da combustione, contribuendo all’inquinamento con le emissioni di gas ad effetto serra (co2)

Le modalità specifiche di attuazione dell’emendamento, programmate in via sperimentale per i prossimi due anni, sono da stabile. Al momento, nell’articolo 78-bis del disegno di Legge di Bilancio 2023, sono state indicate solo le principali linee guida.  “La sperimentazione del reddito alimentare […] mediante l’erogazione di pacchi alimentari […] da prenotare mediante una applicazione e ritirare presso un centro di distribuzione ovvero ricevere presso il proprio domicilio nel caso di soggetti appartenenti a categorie fragili“.

Quindi, i passaggi definiti, fino ad ora, sono i seguenti: chi vuole usufruire dei generi alimentari dovrà prenotarsi tramite un’applicazione da scaricare sul cellulare; gli Enti del Terzo Settore, organizzazioni non lucrative di utilità sociale, aderenti all’iniziativa, si occuperanno della raccolta del cibo; infine la merce verrà portata presso i centri di distribuzione, dove i pacchi potranno essere ritirati. Le persone non autosufficienti potranno invece ricevere il pacco alimentare a casa. Ci vorranno un paio di mesi affinché venga varato il decreto attuativo del Ministero del Lavoro per definire le ulteriori modalità della distribuzione.

Alcune criticità del reddito alimentare

L’ottima iniziativa presenta delle lievi criticità: c’è chi ha sollevato il problema degli anziani che non hanno dimestichezza con l’inserimento della app nei cellulari. Ci sono poi le persone che già usufruiscono di buoni spesa alimentare forniti loro dai Comuni da spendere nei supermercati per merce a loro scelta e che vedono nel provvedimento una perdita di dignità. Infine l’iniziativa programmata per i prossimi due anni partirà solo nelle città metropolitane, dove c’è la disponibilità di organizzare la macchina distributiva. Quindi, verificata la sua efficacia, diventerà strutturale.

Dopo anni di lavoro, l’iniziativa è divenuta una realtà. Dall’emendamento si avrà una riduzione della povertà alimentare, dello spreco e dell’inquinamento. Un progetto positivo dai risvolti etici di solidarietà per fronteggiare la crescente richiesta di aiuto. Una speranza a chi ne ha bisogno già da entro la fine di febbraio 2023.

 

 

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Lucia Massi

Lucia Massi

Avvocata, assistente universitaria in U.S.A., interprete del tribunale di Roma e promotrice di cultura italiana presso la F.A.O. Le lauree conseguite in Italia e all’estero, incluso un Ph.D. presso la Columbia University di New York, attengono alle discipline giuridiche e letterarie. Laureata in giornalismo, collabora con BuoneNotizie.it.

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