Fino a novembre sarà possibile per tutta Europa accedere più facilmente al grande “Patrimonio culturale vivente” europeo durante le Giornate europee del Patrimonio, un’iniziativa europea con un ricco calendario (decine di migliaia) di eventi culturali, mostre, spettacoli artistici, seminari interattivi, conferenze e visite guidate reperibili sul sito di “European heritage days” che mirano a valorizzare tradizioni, conoscenze e competenze culturali in tutta Europa.

Ma di quale “Patrimonio” stiamo parlando e quali sono gli sforzi di promozione e soprattutto di difesa del patrimonio culturale europeo?

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Cosa si intende per Patrimonio culturale europeo?

Quest’anno le Giornate europee del Patrimonio, iniziativa nata nel 1999 nel quadro della promozione della cultura europea, hanno come tema centrale la scoperta del “Living Heritage” ovvero quel “Patrimonio vivente” europeo fatto di pratiche, conoscenze e competenze, mestieri e professioni tramandate da generazioni che si trova nei valori, nelle credenze e nei modi di vivere che ereditiamo e che usiamo ancora per comprendere il presente e fare scelte per il futuro. Il tema animerà tutti gli incontri culturali previsti fino a novembre in tutta Europa.

Ma quale tipo di Patrimonio Culturale l’UE difende esattamente? Nel concetto di “Patrimonio culturale europeo” l’UE ricomprende più espressioni “artistiche” e non artistiche: da un lato il patrimonio “fisico” ovvero siti naturali, archeologici, musei, monumenti, opere d’arte, “Capitali europee della cultura” e quei siti di cultura che si fregiano del “Marchio del patrimonio europeo”. Dall’altro le opere letterarie, musicali, audiovisive e digitali e le conoscenze, le pratiche e le tradizioni dei popoli europei. Ma non solo: vi rientra anche lo Sport ed i suoi valori positivi, la legislazione comune dei Media digitali europei.

Sul Patrimonio culturale si concentra la politica europea per la cultura che prevede iniziative di promozione, finanziamenti e tutela perché il settore è riconosciuto come una leva economica importante, seppure con qualche ambiguità. 

Cultura europea: un patrimonio comune e plurale

La Cultura è fatta oltre che di luoghi, edifici e opere anche di persone che per essa lavorano: nel 2018 l’UE nell’Agenda Europea della Cultura stimava un aumento dei posti di lavoro nei settori culturali (quasi 8,4 milioni) con un surplus commerciale per i prodotti culturali di 8,7 miliardi di euro e il contributo dei settori creativi al prodotto interno lordo dell’UE era pari al 4,2%. Nel 2022, il settore culturale nell’UE impiegava 7,7 milioni di persone, pari al 3,8% dell’occupazione totale con un aumento rispetto al 2021 del 4,5%.

L’Europa ha scelto negli anni di puntare sulla difesa di una Cultura comune ma plurale, diversificata in un’ottica di collante fra i Paesi tanto diversi di cui essa è composta. La difesa delle spesso innegabili diversità in un orizzonte comune permette peraltro all’Europa di caratterizzarsi e distinguersi dalle altre realtà sovranazionali: non è un caso che la promozione e difesa del patrimonio culturale comune sia presente fin dai Trattati comuni (art.167 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea) accanto al rispetto della diversità culturale e linguistica (Art.3 Trattato Unione europea) come tratto integrante della Cultura europea.

Ma quali strumenti mette in campo l’Europa per la promozione e difesa di questa cultura?

Che cosa fa l’Unione europea per la tutela del patrimonio culturale?

Le Giornate europee del Patrimonio sono solo uno degli strumenti che l’UE ha costruito negli anni per immergersi nelle eredità viventi che definiscono i Paesi che la compongono.

Fra le altre iniziative di successo c’è sicuramente quella dei “Giovani creatori del patrimonio europeo” che si rivolge e bambini e giovani per renderli i futuri “campioni” del patrimonio europeo attraverso la realizzazione di tanti progetti culturali di cooperazione transfrontaliera.

Nel 2018, anno europeo della cultura, l’UE scelse anche di tracciare una Mappa dei siti culturali europei e ha portato avanti il Progetto Europa creativa che mira a rafforzare il settore audiovisivo; le risorse a disposizione per il periodo 2021-2027 sono salite a 2,44 miliardi di euro (erano 1,47 miliardi per l’edizione 2014-2020) con un nuovo obiettivo: rendere questi settori più digitali e più sostenibili.

Tra i progetti più ambiziosi sorti nell’agosto di quest’anno, l’UE ha promosso un’iniziativa dei cittadini europei a tutela della cultura, lingua, tradizioni dell’Ucraina in un’ottica di integrazione e per la quale si cerca il sostegno economico necessario.

Tutelare un luogo di cultura è tutelare un luogo di incontro delle diversità

In un contesto dominato dagli scontri di cultura e differenze come la Guerra di Ucraina e di Palestina, puntare sulla conoscenza della diversità culturale e della sua preservazione rappresenta un tratto distintivo dell’identità europea ed al tempo stesso è una scelta positiva per altre identità nazionali il cui sviluppo è spesso pregiudicato anche da ataviche divergenze ideologiche.

Sorprende quindi che la Strategia europea della Cultura non figuri direttamente fra le priorità politiche dell’UE per il 2019-2024 al fianco dei grandi temi dell’ambiente, transizione digitale, promozione dello stile di vita e lotta per la democrazia, seppure essa viva nelle pieghe delle altre aree di azione. L’auspicio è che anche la promozione della Cultura trovi sempre più affermazione come leva identitaria che proprio nella pluralità veda la sua reale forza aggregante.

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Antonio Mazzuca

Antonio Mazzuca

Dal 2007 sono redattore editoriale tecnico-giuridico esperto e formatore in materia di salute e sicurezza sul lavoro e tutela ambientale. Sono il coordinatore editoriale della Testata tecnica InSic.it e dal 2015 editore della testata culturale registrata Gufetto.press dedicata al mondo della cultura off per le quali scrivo news, articoli, recensioni, interviste e approfondimenti e svolgo formazione ai redattori sia per la parte critica che redazionale e per la scrittura in ottica SEO.

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