Parlare di corpo sui social richiede le giuste competenze. Trattare l’argomento come se fosse gossip, cadendo in stereotipi sbagliati, fa audience ma non è sano. Eppure, negli anni, i media hanno contribuito a creare un’immagine distorta. Qual è il modo migliore per fare la giusta comunicazione sui corpi e creare un ambiente favorevole per le persone?

Il lato oscuro della rappresentazione mediatica

L’immagine corporea è una delle componenti principali della nostra identità. Rappresenta il modo in cui percepiamo e ci comportiamo nei confronti del nostro corpo. Negli anni però è stata distorta a causa dei media. Questo ha portato sempre più persone ad avere una concezione negativa di sé, una percezione alterata e insoddisfazione.

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Ma cosa contribuisce alla formazione dell’immagine corporea? Sicuramente l’elaborazione di informazioni errate può contribuire alla percezione sbagliata. Molti sono i fattori che la influenzano, come la famiglia, la società, i media e la cultura. L’accettazione sociale ha un ruolo fondamentale. Tutti, uomini e donne, cercano di presentare il proprio corpo in maniera socialmente desiderabile. Tv, pubblicità, social media, hanno creato un immaginario comune che tutti dovrebbero perseguire e raggiungere. Standard irrealistici e poco inclusivi. Uomini muscolosi e forti, donne femminili e snelle. Ideali di bellezza stereotipati e tossici ma a cui tutti aspirano.

Soprattutto attraverso i social, avviene un continuo confronto con i corpi degli altri. Si pubblicano foto, si guardano video e si ricevono continuamente commenti, anche negativi, sul proprio aspetto. Così la bellezza e l’apparenza diventano gli unici ideali da seguire e ci spingono a ricercare una perfezione impossibile da raggiungere. Ma è davvero così importante raggiungerla? Cos’è che ci spinge a doverci omologare a un’immagine che non ci appartiene?

Il modo in cui si parla dei corpi attraverso l’informazione tende a essere grassofobico. Si associano continuamente aspetti negativi, come la pigrizia e la non curanza di se stessi, a modelli corporei più robusti. Contrariamente a ciò che si fa con i corpi più snelli, sempre sicuri di sé ed entusiasti del proprio aspetto. Questo modo di pensare è stato interiorizzato e fa parte della nostra cultura.

Veniamo poi continuamente bombardati da messaggi riguardanti la Diet Culture. Il senso di colpa che deriva dal mangiare determinati alimenti “proibiti”, la sensazione di aver sbagliato se ci lasciamo andare un po’, i trattamenti estetici, le diete delle star. L’esposizione continua a questi modelli di bellezza porta con sé un senso di inadeguatezza e il conseguente desiderio di aderire a questi standard.

Nuovi modelli di rappresentazione corporea nei social

Dal giudizio alla celebrazione del corpo nei social

Per contrastare questi ideali sbagliati bisogna imparare a ricercare i giusti modelli, più comuni e simili a noi. I corpi rappresentati sono sempre standard, non lasciano spazio alle differenze. Raramente vengono rappresentate persone disabili, trans, di diverse etnie e non magre.

A tal proposito diversi movimenti hanno l’obiettivo di superare questi standard imposti dalla società. Parliamo di body positivity che incoraggia le persone ad apprezzarsi per quello che sono, o di body neutrality. Secondo cui non è giusto sentirsi costretti ad amarsi a tutti i costi, ma è più corretto imparare ad accettarsi e concentrarsi più che su l’aspetto, su ciò che il corpo può fare, i nostri punti di forza.

Vedere la rappresentazione di diverse dimensioni, forme e abilità corporee può decisamente aiutare a migliorare la percezione di sé e provare meno insoddisfazione. Confrontarsi in maniera sana con altre persone può influenzare la valutazione che abbiamo di noi stessi. Per questo è importante educare, soprattutto i giovani, all’uso corretto dei social media. Proprio sulle varie piattaforme social, molti influencer stanno rivoluzionando il modo di parlare e percepire i corpi.

“I social danno la possibilità a tutte le persone di esprimere e condividere le proprie opinioni ed esperienze. Questo è il motivo per cui la diffusione di queste tematiche è avvenuta così velocemente: è come se si fosse creata una catena umana dove ognuno si dà forza a vicenda” sostiene Muriel De Gennaro, attivista LGBTQ+ e rappresentante body positive.

Tante sono le influencer che seguono questa scia, come ad esempio, Laura Brioschi che nel suo profilo parla di disturbi dell’alimentazione e amore per il proprio corpo. O Nina Rima, modella e influencer che a causa di un incidente ha perso una gamba, ma che ha fatto della sua disabilità un punto di forza ed è d’esempio per tantissime persone.

Anche Dove, un brand da sempre impegnato a diffondere modelli reali, con tutte le sue campagne si è posto l’obiettivo di diffondere modelli di bellezza inclusivi e reali. Col suo programma “Dove Progetto Autostima” (presente in oltre 35 paesi e dal 2019 anche in Italia), crea un percorso educativo per le nuove generazioni sul valore dell’autostima per aiutarli a creare una relazione positiva col proprio corpo. Alcune donne social italiane hanno partecipato a questa iniziativa, tra cui Camihawke o Sofia Viscardi.

Possiamo provare anche noi a creare un ambiente digitale più sano e migliorare la relazione che abbiamo con noi stessi e la nostra immagine. L’informazione e la consapevolezza sono sempre alla base del cambiamento, informarsi sul modo i cui social e immagine corporea sono collegati è il primo passo da compiere per capire appieno il problema.

Seguire gli account giusti, e provare ad essere più critici sulle immagini che vediamo sui social, molto spesso non del tutto reali, ci permetterà di avere attorno un’atmosfera più sana. Imparare ad essere coscienti della propria immagine e delle attività che il proprio corpo permette di fare è il primo passo per sviluppare un profondo amore per sé stessi.

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Eva Ricevuto

Eva Ricevuto

Laureata in Arti Tecnologiche e appassionata di cinema, femminismo e sostenibilità. Sono un'aspirante giornalista pubblicista e cinematografica. Collaboro con BuoneNotizie.it e partecipo al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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