In Italia si torna a parlare di rave e free party: facciamo un pò di chiarezza. Il 30 dicembre 2023 è diventato legge il decreto rinominato “anti rave“, modificato da 434 bis a 633 bis. La prima versione è uscita il 31 ottobre in Gazzetta Ufficiale. Prevedeva che chi “organizza o promuove” un evento di oltre 50 persone, che comporta “l’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui” da cui “può derivare un pericolo per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica“, poteva essere punito “con la pena della reclusione da tre a sei anni e con la multa da euro 1.000 a euro 10.000“.

La norma non citava espressamente i rave minacciando, quindi, tutte le manifestazioni di dissenso e lasciando libera interpretazione alle autorità su ciò che fosse pericoloso. Le persone hanno protestato riempendo di musica le vie di tante città italiane, organizzando una Street Parade il 17 dicembre 2023. La norma è stata modificata e nel nuovo testo il reato è limitato a “chiunque organizza e promuove l’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici e privati, al fine di realizzare un raduno musicale o avente altro scopo di intrattenimento” quando “dall’invasione deriva un concreto pericolo” per la salute o l’incolumità pubblica a causa dell’inosservanza delle norme su droga, sicurezza e igiene.

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L’ideale del free party

Il rave o free party è un evento musicale autogestito fuori dal sistema. Una festa illegale perché priva di licenze ed autorizzazioni, che si svolge in una zona occupata chiamata TAZ (zona temporaneamente autonoma) per ridarle vita all’insegna dell’aggregazione e del divertimento. Il punto è creare la bellezza in ogni angolo.

Il rave è uno stile di vita, l’essere illegale richiede una presa di coscienza: non è uno dei modi di passare il week-end. Il movimento ha il suo manifesto.

Non siamo criminali. Non siamo disillusi. Non siamo dipendenti dalla droga. Non siamo dei bambini inconsapevoli. Noi siamo un villaggio tribale, globale, di massa, che non dipende dalla legge fatta dall’uomo, dallo spazio e dal tempo stesso. Noi siamo un’unità. L’unità.

Il free party è un’espressione di dissidenza politica rispetto un governo repressivo e proibizionista, una denuncia di difficoltà economiche e disagi sociali, senza rinunciare all’aggregazione. Il rave è un modo di festeggiare contro la logica del mercato capitalista imposta anche al divertimento, in cui si promuove la fratellanza anche tra gli sconosciuti: non tutto ha un prezzo.

Il modo di partecipare ai rave è cambiato

Ultimamente, anche grazie allo sviluppo sui social, il rave sembra essere diventata più una moda che una lotta, da contro-cultura più simile a una subcultura. In alcuni circuiti commerciali si sono inserite musica tekno e goa, riproducendo un’esperienza simile a quella dei rave ma istituzionalizzata e ripulita. Prima chi partecipava era molto consapevole dell’ideale dietro queste manifestazioni, oggi alcuni vanno solo per divertirsi senza pensare alla rivendicazione politica.

Diego, 39 anni, ex frequentatore di rave, conferma il declino dell’ideale: «Sono contrario ai rave per quello che sono diventati: un mercato di spaccio in cui a nessuno frega niente di TAZ, cultura e fratellanza. Sono solo un modo di far guadagnare qualcuno. Poi è normale che i giovani si divertano, a loro non importa di cose che ormai non esistono quasi più, si cullano nella falsa cultura underground – aggiunge – la TAZ non è mai esistita, quello che volevamo non lo abbiamo mai raggiunto, ma si conviene che l’illudersi del provarci sia meglio che riuscirci».

Anche se nel tempo i rave hanno perso un po’ della componente sovversiva iniziale, rimangono una parte fondamentale della cultura underground.

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Alice Pietrella

Alice Pietrella

Sono una webmaster freelance specializzata nella realizzazione siti web con codice CSS ( webopera.it )e un'aspirante giornalista iscritta al percorso dell'associazione italiana di giornalismo costruttivo. Scrivo di Italia e società nei settori del Made in Italy e dello spettacolo. Visita il mio sito web: alicepietrella.it

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