Autunno caldo per gli studenti italiani, in protesta da settembre. I ragazzi sono scesi in piazza per esprimere il dissenso sulla scuola del merito e alcuni punti del PNRR. Le manifestazioni sono iniziate a Roma e proseguite nelle altre città italiane, arrivando in alcuni casi allo scontro con la polizia. L’ultimo episodio è avvenuto il 30 novembre a Cassino.
Studenti in protesta in tutta Italia
La stagione è iniziata con la presentazione del “Manifesto da 0 a 100“, creato dai sindacati studenteschi Rete degli studenti medi e Unione degli Universitari. Il documento conteneva 100 proposte per le elezioni politiche dello scorso 25 settembre: diritto allo studio e libero accesso all’istruzione, ambiente, salute mentale, lavoro e spazi sicuri. In 136 politici lo hanno firmato tra Movimento 5 stelle, PD, Sinistra Verdi e Unione Popolare, ma nessuno della maggioranza di governo e non è arrivata alcuna convocazione ufficiale agli studenti.
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SostieniciDopo le tensioni a La Sapienza di Roma del 25 ottobre e 27 ottobre, il 18 novembre gli studenti si sono uniti in uno sciopero nazionale organizzato da Unione degli Studenti Medi e Unione degli Universitari e sostenuta dal sindacato SISA (Sindacato Indipendente Scuola Ambiente). Più di 150 mila studenti in oltre 40 piazze delle principali città italiane: da Napoli a Milano, a Torino, Genova, Bologna, Palermo. I ragazzi ricordano Giuliano de Seta, il terzo compagno morto quest’anno durante l’alternanza scuola lavoro e protestano per una scuola “innovativa, partecipata, antifascista, antirazzista, transfemminista ed ecologista”.
I motivi della protesta
Dalle dichiarazioni dei sindacati studenteschi emergono 5 richieste, denominate i pilastri della scuola: una legge nazionale sul diritto allo studio, riforma della rappresentanza e partecipazione studentesca, una riforma dello statuto dei diritti, dei PCTO e scuole più inclusive. L’Unione degli Studenti: “Vogliamo investimenti sul diritto allo studio, non riflessioni su un merito che non esiste. Non ci può essere merito in una scuola che non dà a tutti gli stessi strumenti e le stesse possibilità. Vogliamo giustizia ambientale, lavoro stabile e retribuito, salute mentale“.
Bianca Chiesa del coordinamento studentesco LAST dice: “Richiediamo di essere ascoltati e che ci vengano date risposte concrete a problematiche come l’abbandono scolastico, come il malessere psicologico che noi mettiamo in risalto da anni.”
Virginia Mancarella di Link Coordinamento Universitario continua: “Vogliamo dare il nostro contributo per riscrivere l’Università per un’idea di Diritto allo studio che realmente risponda alle esigenze degli studenti, per l’accessibilità economica degli studi, per una didattica educante, per un’Università accogliente e della cura. La ministra ci ascolti”.
Nel mirino anche la norma anti rave: gli studenti in protesta a Palermo accusano il governo di volerla usare per colpire le espressioni di dissenso: “Nel testo non si menziona neppure una volta la parola rave e anzi si specifica di voler inasprire le pene a chiunque si rende protagonista di un generico raduno, che prevede l’occupazione di una struttura pubblica o privata e include più di 50 persone“.
La risposta del Governo
Il corteo di Roma il 18 novembre è arrivato sotto al Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIUR). Gli è stato proposto un incontro con i funzionari ma gli studenti lo rifiutano: vogliono parlare con i politici. Giuseppe Valditara, Ministro dell’Istruzione risponde: “Il confronto con le ragazze e con i ragazzi riveste un ruolo fondamentale e sarò lieto di approfondire quanto prima il dialogo nelle sedi istituzionali preposte con i rappresentanti democraticamente eletti degli studenti“. Ancora una volta non c’è stata nessuna convocazione, gli studenti sono ancora in attesa di una risposta del governo che li soddisfi.