Per comprendere il contesto geopolitico attuale è importante capire il ruolo del diritto internazionale umanitario, le organizzazioni che devono vigilare e l’organo che può indagare per fare rispettare le sue norme.

Il mese scorso  il procuratore capo della Corte penale internazionale Karim Khan ha espresso “profonda preoccupazione per una possibile offensiva di terra israeliana a Rafah e Gaza” avvertendo che “chiunque violi il diritto internazionale sarà ritenuto responsabile“. Il procuratore ha inoltre affermato che “tutte le guerre hanno delle regole e le leggi applicabili ai conflitti armati non possono essere interpretate in modo da renderle vuote o prive di significato”.

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Il procuratore fa un diretto richiamo al diritto internazionale umanitario (DIU), l’insieme di regole che hanno lo scopo di limitare gli effetti dei conflitti armati, regolare la conduzione delle ostilità e proteggere le vittime civili, i feriti, i malati, i prigionieri di guerra, internati e i naufraghi. Il diritto internazionale umanitario si applica quindi ad ogni tipo di conflitto armato internazionale o non internazionale, indipendentemente dalla legittimazione e dalle ragioni del ricorso alla forza.

I principi fondamentali del diritto internazionale umanitario

Il diritto internazionale umanitario costituisce un sistema complesso di norme che si basa su alcuni principi fondamentali strettamente correlati a come le parti coinvolte devono condurre il conflitto. Tra questi si ricordano il principio di umanità, il principio di distinzione, il principio di proporzionalità e necessità militare, il principio di precauzione ed infine il principio di limitazione delle perdite inutili e delle sofferenze superflue. Essi hanno carattere vincolante in tutte le circostanze e nessuna deroga può essere autorizzata.

Le norme sono raccolte nelle quattro Convenzioni di Ginevra del 1949 e i due Protocolli aggiuntivi del 1977 e del 2005. La quasi totalità degli Stati del mondo ha aderito alle quattro Convenzioni. Tra gli anni Novanta e il 2008 si sono aggiunti i trattati internazionali che riguardano la messa al bando o la limitazione dell’uso di varie tipologie di arma, come la Convenzione sulle armi chimiche, la Convenzione internazionale sulle bombe a grappolo e sulle mine antiuomo.

Il Comitato della Croce Rossa internazionale

Il Comitato della Croce Rossa internazionale è l’organismo che deve vigilare sul rispetto delle Convenzioni di Ginevra durante il conflitto. L’organizzazione svizzera ha un mandato internazionale. La sua missione umanitaria consiste nel proteggere la vita e la dignità delle persone nelle zone di conflitto e prevenire le sofferenze umane. Il Comitato della Croce Rossa internazionale CICR promuove e divulga il diritto internazionale umanitario. I conflitti nei quali è attualmente impegnata sono nella Rep. Democratica del Congo, Sahel, Sudan, Afghanistan, Ucraina, Israele, Cisgiordania e Gaza, infine in Siria e Yemen.

Dal 24 febbraio 2022 il CICR ha inviato circa 900 persone in tutta l’Ucraina per aiutare la comunità. In totale il Movimento della Croce Rossa ha fornito assistenza umanitaria a oltre 11,6 milioni di persone. Migliaia di famiglie hanno ricevuto informazioni su parenti detenuti o scomparsi grazie alla collaborazione tra l’Agenzia della CICR e le autorità russe. Il Movimento della Croce Rossa ha visitato 2400 prigionieri di guerra di entrambe le parti.

Il tribunale che indaga sulle violazioni del DIU

La Corte penale internazionale (CPI) è il primo tribunale permanente con giurisdizione universale che persegue i singoli individui accusati di aver compiuto gravi crimini come genocidio, crimini contro l’umanità, crimini di guerra e crimini contro la pace.

Essa rappresenta il culmine di un lungo cammino partito dal Tribunale di Norimberga del 1946. Negli anni Novanta il percorso è ripartito con la creazione del tribunale penale internazionale nell’ex Iugoslavia e del tribunale penale internazionale in Ruanda, su iniziativa del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. L’efficacia di queste ultime iniziative ha portato all’approvazione nel 1998 dello Statuto di Roma, l’atto costitutivo della Corte penale internazionale, poi ratificato da 123 Paesi entrato in vigore il 1° luglio 2002.

La CPI esercita le proprie funzioni sul territorio di qualsiasi Stato parte (che ha ratificato lo Statuto di Roma). Inoltre nell’articolo 12 dello Statuto è prevista l’ipotesi che la Corte possa esercitare il proprio potere giurisdizionale anche su uno Stato non parte, se questo risulta soggetto di reati commessi sul territorio di uno Stato che ha accettato con una dichiarazione ad hoc la competenza della Corte come nel caso dell’Ucraina e dell‘Autorità Nazionale Palestinese nel 2009

Corte Penale internazionale: come si attiva

L’attivazione dell’intervento della Corte penale internazionale spetta ad un procuratore generale, ad uno Stato parte, oppure al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che può deferire una situazione alla Corte quando ritiene ci siano i presupposti per il suo intervento. La giurisdizione può essere esercitata unicamente in modo complementare agli Stati, qualora questi difettino della capacità o della volontà di avvalersene.

Ciò rende la Corte sia un mezzo per combattere l’immobilità degli Stati di fronte ai crimini internazionali, sia un meccanismo per spronarli ad agire tempestivamente nell’esercizio delle loro funzioni penali. Come sta accadendo oggi in Ucraina con l’indagine che ha portato ad emettere un mandato di arresto nei confronti del presidente russo Vladimir Putin e la recente incriminazione di due comandanti militari russi per presunti crimini di guerra.

Il diritto internazionale umanitario, il Comitato della Croce Rossa internazionale e l’azione della Corte penale internazionale sono dunque gli strumenti fondamentali per la lotta contro l’impunità e per la diffusione e il rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani.

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Gloria Scacchia

Gloria Scacchia

Aspirante giornalista pubblicista, ho lavorato per la Farnesina e l’OSCE, mi interesso di  Diritti Umani, Geopolitica, Società, Cultura e Attualità. Scrivo per Buone Notizie.it e frequento il master e il laboratorio di giornalismo costruttivo

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