Il mese di Aprile 2024 segna un passo importante per l’Africa e l’Europa: i musei tedeschi restituiscono gli oggetti d’arte al Camerun dopo l’esportazione illecita durante il periodo coloniale. Il popolo Bangwa appartenente alla zona Sud-Ovest del territorio ha già ricevuto diversi oggetti e non può che esserne felice. Questo è il primo passo per restituire parte del passato “rubato” ai Paesi africani e, perché no, creare collaborazioni e opportunità.

Basti pensare che in uno studio condotto da Benedicte Savoy, storica d’arte, e Albert Gouaffo, storico culturale, è stato affermato che «Migliaia di manufatti camerunesi sono conservati nei musei tedeschi rappresentando la più vasta e antica collezione al mondo composta da tessuti, armi e gioielli».

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Musei tedeschi: il rimpatrio dei beni culturali

L’arte è sempre stata pioniera nel superare discriminazioni e diffondere idee in ogni ambito sociale e geografico come si evince dal sito di presentazione de “La Biennale Arte 2024” arrivata alla sua 60esima edizione. Tra gli stand protagonisti quello del Camerun con la mostra «Nemo propheta in patria – nessuno è profeta nella propria terra».

Stando ai dati dell’Istituto Culturale Tedesco Goethe «Il 91% degli oggetti d’arte è arrivato in Occidente tra il 1884 e il 1920 durante il colonialismo. All’incirca 25.300 reperti del Linden-Museum di Stoccarda provengono da Namibia e Camerun principalmente per mano di militari che portavano con loro tutto ciò che volevano, senza criteri».

Proprio per questo il Governo camerunese, supportato dalle associazioni locali, ha espresso la volontà di recuperare i propri beni dai musei tedeschi. Nello specifico, uno dei processi che ha aperto al dialogo è stato quello dell’Ispettrice generale del Ministero delle arti e della cultura camerunese, Ngeh Rekia Mbeume, che nello scorso gennaio è atterrata in Germania per iniziare l’identificazione dei beni culturali africani conservati nei musei tedeschi.

Atlante dell’Assenza – il patrimonio culturale del Camerun in Germania

Il 2 giugno 2023 è stata presentata a Berlino la pubblicazione de “L’Atlante dell’Assenza” scritto da Bénédicte Savoy e Albert Gouaffo professori rispettivamente alla Technische Universität di Berlino e all’Università di Dschang in Camerun.

Nello specifico, lo studio relativo ai musei tedeschi è stato condotto per ben due anni da ricercatori di entrambe le nazioni. I numeri parlano chiaro: la Germania possiede circa 40.000 manufatti provenienti dal Camerun comprese le collezioni statali d’arte legate alla capitale Yaoundé tra cui tessuti, strumenti musicali e maschere rituali.

Musei tedeschi: fondo per la provenienza dei manufatti africani come il Camerun

Francia e Germania ad inizio 2024 hanno istituito un fondo di ricerca di 2,1 milioni di euro per verificare la reale provenienza dei manufatti culturali africani nei propri musei nazionali. Verrà data priorità alle ex colonie francesi e tedesche come Togo e Camerun, come affermato dalla rete televisiva belga Euronews.

Il fondo in questione è generato dal Centro franco-tedesco per la ricerca sulle scienze sociali Marc Bloch capitanato dalla responsabile del progetto Julie Sissia, che commenta così ad Euronews «Questa iniziativa dimostra che oggi la collaborazione culturale tra musei tedeschi, francesi e africani è buona e funzionante. Parliamo di un progetto pilota che si presenta in una fase embrionale ma che può ambire ad una costante e futura collaborazione a livello europeo».

L’Africa riabbraccia il suo passato

Iniziata la restituzione degli oggetti d’arte in arrivo dall’Europa verso il Camerun il popolo camerunese ritrova la sua identità.

In particolar modo il Re della popolazione Bangwa, Fon Fontem Asabaton, ha espresso «L’importanza di questo gesto ha un valore immenso soprattutto per la nostra identità. Spero che il processo di restituzione continui per arricchire sempre più il nostro patrimonio culturale e stimolare le nuove generazioni».

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Vincent Truppo

Vincent Truppo

Tra i miei focus principali, abbattere gli stereotipi che talvolta non danno la possibilità di conoscere realmente chi ci circonda, la definizione del termine stereotipo rappresenta appieno il mio lavoro. Con enorme piacere collaboro con BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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