I Maori hanno organizzato un’imponente marcia di protesta che ha attraversato il Nord della Nuova Zelanda per arrivare il 20 novembre, dopo 1000 km e 9 giorni, al Parlamento di Wellington. Alla marcia hanno aderito circa 42.000 persone, sia Maori che neozelandesi: segnale di una crescente solidarietà interculturale. È stata una delle proteste più massicce della storia della Nuova Zelanda.
I manifestanti hanno chiesto al governo neozelandese di fermare il disegno di legge proposto dal partito di destra che vorrebbe modificare il trattato di Waitangi. Si tratta dell’accordo che regola i rapporti tra la popolazione di origine britannica e la comunità Maori: una comunità che costituisce circa il 20% dei 5,3 milioni di abitanti della Nuova Zelanda.
Perché il Trattato di Waitangi è fondamentale nella convivenza tra Maori e Neozelandesi
I Maori sono una popolazione di origine polinesiana che si è insediata in Nuova Zelanda intorno al 900 d.C. Il nome significa “normale”, si contrappone ai pakeha: non maori di origine europea. I Maori si opposero alle conquiste territoriali dei coloni inglesi, i quali non riuscendo a sottometterli, decisero di stipulare con loro il Trattato di Waitangi. Nel 1840 la Corona britannica e 500 capi Maori firmarono il Trattato. Esso sancì la nascita della Nuova Zelanda come colonia britannica e disciplinò i rapporti tra coloni e nativi.
Tuttavia, le due versioni del documento, redatto in inglese e in Te Reo, la lingua Maori, hanno causato numerose controversie tra le due componenti etniche. I Maori sostengono che il trattato definisca la loro autodeterminazione, mentre nella traduzione inglese si stabilirebbe che i capi Maori “cedono a Sua Maestà la Regina d’Inghilterra in modo assoluto e senza riserve tutti i diritti e i poteri di sovranità”, senza menzionare l’autogoverno dei Maori.
Durante il periodo coloniale inglese i Maori persero le loro terre a causa delle vendite illegittime ai coloni. Proprio per redimere queste controversie nel 1975 è stato creato il Tribunale di Waitangi, incaricato proprio di giudicare le questioni riguardanti le riparazioni richieste dai Maori a seguito degli espropri delle loro terre, diventando quindi uno strumento fondamentale per i numerosi risarcimenti ottenuti.
La proposta di riforma del trattato Waitangi verso il fallimento
La proposta di riforma è stata presentata da Act New Zealand, il partito di destra neozelandese che fa parte della coalizione di governo. Il partito è guidato dal deputato David Seymour, di discendenza Maori. Dopo le elezioni generali del 2023 Seymour ha iniziato una campagna per proporre un referendum per la modifica del Trattato di Waitangi. La sua proposta vuole modificare, all’interno del trattato, la distinzione del popolo fra discendenti dei colonizzatori e Maori, che dovrebbe essere sostituita dall’espressione: “tutti i neozelandesi”. In tal modo si svuota di fatto il trattato della sua funzione a tutela dei diritti e del patrimonio culturale della popolazione indigena.
Al momento, il National Party, il partito che guida la coalizione di governo e il primo ministro Christopher Luxon hanno dichiarato che non voteranno a favore del disegno di legge, quindi sarà probabilmente bocciato. La coalizione di governo ha accolto così le forti pressioni popolari dei neozelandesi non indigeni che hanno aderito alla protesta Maori, la volontà dei partiti politici neozelandesi che fanno parte della coalizione di governo e dei partiti dell’opposizione che insieme ad alcune organizzazioni non governative si occupano di giustizia climatica e diritti dei popoli indigeni.
Il 25 dicembre, i leader della Chiesa anglicana (la terza religione in Nuova Zelanda, nonché religione del sovrano della NZ) hanno dichiarato il loro sostegno al Trattato di Waitangi affermando di: “Sperare in un mondo in cui la cultura e la diversità siano onorate, la vita umana sia sacra e le minoranze siano protette e valorizzate.”
I Maori continuano la lotta per il riconoscimento dei loro diritti
La manifestazione ha unito Maori e sostenitori non indigeni: un segnale di crescente solidarietà interculturale. I Maori vogliono tenere alta l’attenzione internazionale sulla possibile erosione dei loro diritti. Infatti, il 12 dicembre oltre 500 leader tribali provenienti da decine di gruppi Maori hanno firmato una lettera aperta al Re Carlo III (della Corona britannica) chiedendogli di intervenire sulle politiche governative relative ai Maori.
Le nuove generazioni giocano un ruolo importante nel portare avanti la lotta per i diritti dei loro antenati. I giovani Maori sanno sfruttare i social media e le nuove tecnologie per intensificare le loro voci, raggiungere un pubblico più ampio e organizzare mobilitazioni a livello nazionale e internazionale.
Rimangono aperte alcune sfide, tra cui le disuguaglianze socioeconomiche e la rappresentazione dei Maori nei media, che è spesso stereotipata e non riflette la diversità della comunità. Infine è necessario promuovere un’educazione che valorizzi la cultura Maori e che insegni ai giovani neozelandesi a rispettare la diversità e a costruire relazioni interculturali. Per questo motivo è importante tenere alta l’attenzione e monitorare se queste battaglie ottengano i risultati attesi.

