Con 33 milioni di tonnellate di materie recuperate l’Italia è leader in Europa, dopo la Germania. Il riciclo ha permesso al Belpaese di evitare emissioni di CO2 pari a 53 milioni di tonnellate. E’ quanto emerge dallo studio “Il riciclo ecoefficiente. L’industria italiana del riciclo tra globalizzazione e sfide della crisi” dell’Istituto di ricerche Ambiente Italia. Lo studio, alla sua terza edizione, è stato promosso dal Gruppo di riciclo e recupero Kyoto Club e commissionato dal comparto del riciclo degli imballaggi composto da Cial, Cna, Comieco, Corepla, Rilegno e da Conai.

Secondo lo studio, il riciclo in Italia ha evitatoemissioni di Co2 nell’atmosfera pari a ben 53 milioni di tonnellate nel solo 2010: questa quantità rappresenta circa il 10% del totale delle emissioni di cui è responsabile il nostro Paese in un anno. Questi vantaggi si mantengono anche se il riciclo non avviene in Italia e se, di conseguenza, le materie seconde sono esportate all’estero. Il trasporto incide infatti in minima parte sul processo di recupero e le emissioni dovute alle esportazioni sono comprese tra l’8% e il 21% di quelle evitate attraverso il riciclo.

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Le materie seconde hanno ormai un mercato globale, con differenze tra un prodotto e l’altro: materie plastiche, carta, rottami ferrosi, alluminio e rame sono materie seconde caratterizzate da un mercato mondiale; legno, vetro e piombo, invece, da mercato continentale europeo. Gli inerti hanno mercati nazionali e sub nazionali.

Stando ai dati del 2010, l’export mondiale delle nove principali materie seconde vale più di 90 miliardi di dollari e le quantità complessivamente esportate sono pari a 200 milioni di tonnellate.

Dallo studio emerge che nel suo complesso, l’eco-industria su scala comunitaria (cioè l’Europa a 27 paesi) ha visto crescere il proprio fatturato dai 232 miliardi di euro del 2004 ai 319 miliardi del 2008, con un tasso di crescita annuale nominale dell’8,3% e un valore che rappresenta il 2,5% del Pil europeo e, subito dopo il settore delle energie rinnovabili, quella del riciclo dei rifiuti è stata l’area più dinamica con un tasso di crescita pari al 17% annuo.

Senza considerare che, dopo la gestione dei rifiuti e l’approvvigionamento idrico, il riciclo (anche escludendo tutta l’industria manifatturiera ad essa connessa) è il più importante settore dell’eco-industria sotto il profilo occupazionale con oltre mezzo milione di dipendenti stabilmente impiegati. Secondo lo studio, sono quattro linee d’azione per accelerare lo sviluppo dell’industria italiana del riciclo:

1. Il mercato dei prodotti riciclati attraverso il cosiddetto “green procurement”, cioè gli “acquisti verdi”;

2. Accesso al recupero energetico e competizione con il recupero energetico;

3. Integrazione di sistema per migliorare la qualità delle materie seconde recuperate, in particolare dai circuiti di raccolta post consumo;

4. Ricerca e Innovazione.


Fonte: www.adnkronos.com

 

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Laura Pavesi

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