Il 45% della potenza da energie rinnovabili complessivamente installata nel mondo si trova in Europa: un settore che dà lavoro a 1 milione di occupati. Secondo i dati diffusi da Althesys, società di consulting del settore, negli ultimi anni il “peso è cresciuto notevolmente” e gli investimenti già “nel 2008 avevano superato (per la prima volta) quelli delle fonti tradizionali”.

Sempre secondo Atheys, gli investimenti “l’anno scorso, a livello mondiale, hanno toccato i 257 miliardi di dollari”, con le 50 maggiori aziende che hanno messo sul tappeto circa 70 miliardi di dollari.

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Uno sviluppo delle rinnovabili aiutato anche dai ripensamenti  sul nucleare, con la Germania che ha deciso di uscire dal settore, l’Italia che, attraverso il referendum, ha bocciato il ritorno all’atomo e con i primi dubbi in Francia, subito dopo l’elezione del nuovo Presidente.

A compensare questo calo del nucleare, dunque, saranno le rinnovabili. Solo in Europa, dal 2000 ad oggi, la capacità eolica è incrementata di circa 84,2 GigaWatt eolici, mentre quella nucleare è calata di 13,5 GigaWatt. Dal 2010 al 2035, inoltre, “il 49% della nuova potenza installata sarà nelle rinnovabili, e solo il 6% nel nucleare”.

Attualmente – secondo un dossier di Legambiente – in Italia ci sono circa 400.000 impianti da energie rinnovabili, distribuiti in oltre il 95% dei comuni, che nel 2011 hanno coperto il 26,6 % dei consumi elettrici.

Crescono il solare, l’eolico, le biomasse, la geotermia, e soprattutto aumenta la spinta ai mini-impianti e all’autoconsumo. Più rinnovabili, inoltre, significa minori importazioni di combustibili fossili, che tradotto vuol dire un risparmio fino a 10 miliardi di euro.

E con un sostegno adeguato si potrebbe puntare, da qui al 2020, a superare l’obiettivo nazionale del 17% e arrivare al 30% al 2030. Se poi si guarda al consumo finale lordo, in Italia circa il 10% viene soddisfatto da fonti rinnovabili e le emissioni evitate vengono valutate in almeno 56 milioni di tonnellate di anidride carbonica.

Fonte:  AGI

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