L’elettricità prodotta nell’Unione Europea in questa prima metà del 2020 si tinge di verde per il 40%.
+3% è la poca ma importante differenza che alimenta la speranza sempre più concreta di poter vivere in un pianeta meno inquinato. Il sorpasso produttivo dell’energia rinnovabile non è avvenuto in una piccola nazione dov’è tutto facile da sperimentare e mettere in atto, bensì in tutti i 27 paesi dell’Unione Europea.
L’Europa compie il miracolo, un successo storico e impensabile solo pochi anni fa. Quando le prime pale eoliche vennero impiantate, le prime dighe innalzate, i primi pannelli installati e vi furono anche i primi ricavi energetici dalle biomasse, pochi avrebbero scommesso che in così poco tempo quelle fonti sarebbero diventate una seria alternativa per il settore fossile.
I risultati delle energie rinnovabili
Le energie rinnovabili hanno dato un bel 11% di elettricità in più in questa prima metà del 2020 rispetto alla prima metà del 2019. Solo eolico e solare generano il 21% dell’elettricità europea. Nel 2016 erano ferme al 13%. In Danimarca, sole e vento danno il 64% del fabbisogno energetico, in Irlanda siamo al 49% e in Germania al 42%. L’Italia è poco sopra il 24%.
Coraggio e volontà ci sono
Coraggio e volontà trainano l’Europa verso iniziative sempre più verdi: dall’idrogeno all’impegno di liberarsi definitivamente del carbone, l’obiettivo rimane quello di ridurre le emissioni di gas a zero. Le nuove iniziative europee nel settore delle energie rinnovabili sono all’ordine del giorno. È confortante sapere che il Portogallo ha ridotto l’impiego di carbone del 95%, la Spagna del 54%, mentre Austria e Svezia hanno chiuso le loro ultime centrali.
Se in origine il termine “ambientalismo” sembrava contrapporsi al termine “sviluppo economico”, ora pare essere diventata la parola d’ordine dello sviluppo economico stesso.