A un anno dall’attivazione delle barriere del MOSE, Venezia si è salvata dall’acqua alta tre volte.

Il 5 dicembre 2020, a Venezia, il MOSE (Modulo Sperimentale Elettromeccanico) si è alzato per il terzo mese di fila, bloccando l’avanzata dell’acqua, con un record di 45 ore di tenuta.

Dopo l’Acqua Granda del 2019 e le polemiche, per quello che doveva essere uno fra i progetti ingegneristici più importanti e costosi d’Italia, i lavori sono quasi terminati e si iniziano a raccogliere i primi importanti risultati.

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Cos’è il MOSE e come funziona in caso di acqua alta

Il progetto per la salvaguardia di Venezia è nato nel 2003 anche se già negli anni Ottanta erano stati intrapresi lavori di restauro per proteggere la città dall’aggressività della marea. Il MOSE è costituito da un insieme di sistemi di sbarramento idraulico (le paratoie) atti a frenare l’avanzata dell’acqua: il progetto, inoltre, prevede il rinforzo dei litorali, il rialzo di rive e pavimentazioni e, più in generale, la riqualificazione della Laguna e del suo ecosistema.

A causa di un’inchiesta anticorruzione avvenuta nel 2014 i lavori sono stati bloccati, svelando creazione di fondi neri e tangenti. Fra lo sdegno generale e l’esasperazione dei cittadini, il tutto si è inasprito, in una nebulosa di polemiche. Dopo l’Acqua Granda del 2019 e la forte attenzione mediatica, tuttavia, il completamento del MOSE è ripreso, dando ottimi risultati, nonostante ci si ritrovi al 96% dei lavori.

Giovanni Scarpa, ingegnere civile veneziano, ci illustra il suo funzionamento: “Il MOSE consiste in una serie di paratoie sommerse in cassoni situati sui fondali dell’Adriatico, che si estendono per chilometri, in prossimità della bocche di porto. Quando il MOSE viene azionato, in circa sei ore le paratoie vengono svuotate dall’acqua, per mezzo di spinte di aria compressa, che consentono loro di salire e formare una diga, impedendo al mare di avanzare. Restano alzate finché la marea cala nuovamente e si inabissano quando mare e laguna raggiungono lo stesso livello. E’ un progetto straordinario: nonostante i costi, circa 5500 milioni di euro per realizzarlo, è indispensabile per la vita di Venezia e della Laguna“. 

La manutenzione sarà costosa e necessaria per molti anni, ma questo sarà fondamentale per evitare che Venezia, la Serenissima,  diventi un ricordo su cartolina, inghiottita dall’avanzamento dell’acqua.

Come e perché l’acqua alta del 2019 ha innescato la ripresa dei lavori

La notte del 12 Novembre 2019 la città di Venezia è stata sommersa da un picco di marea di 187 cm. Lo sconforto generale e la consapevolezza che i cambiamenti climatici avrebbero influito sulla Laguna in maniera sempre più brusca, hanno spinto la popolazione a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’attivazione del MOSE.

Il mondo intero si è mosso per salvare la città: sono giunte donazioni per restaurare i mosaici della Basilica di San Marco; lavoratori instancabili hanno riparato le rive che erano state spazzate via da vento e acqua; gruppi di volontari si sono adoperati per aiutare artigiani e bottegai che avevano visto sparire i sacrifici di una vita. Il MOSE è diventato allora protagonista e imputato e, sotto le critiche mondiali, le operazioni di ripristino dell’opera sono proseguite in tempi record.

Ad oggi, dopo alcune prove di innalzamento delle paratoie, sono stati portati a termine i lavori più ingenti per meccanizzarle e nei mesi di ottobre e dicembre, il MOSE, è stato ufficialmente azionato. Fedele alle aspettative è riuscito a frenare l’avanzata dell’acqua mostrando che l’Italia può essere competitiva sul piano mondiale nella creazione di mezzi e opere.

Venezia e l’acqua alta ieri e oggi. Come stanno già cambiando (in meglio) le cose?

Venezia e il ricordo dell'Acqua Granda segnato sulle mura delle case (@erikamattio)

Venezia e il ricordo dell’Acqua Granda segnato sulle mura delle case (@erikamattio)

Nelle parole di due artigiani veneziani, Sebastiano Bollato e Paolo Pelosin, ecco come il MOSE potrà incidere sulle vita commerciale di Venezia e sui negozianti.

“Sono da sempre abituato a proteggere la mia bottega e i miei prodotti dall’acqua alta – racconta Sebastiano quando la marea si alza, riceviamo un messaggio dal Comune e approssimativamente ci viene comunicata l’altezza dell’acqua. Cerco sempre di alzare tutti i materiali dai ripiani più bassi, anche se la notte dell’acqua alta, un anno fa, è stata imprevedibile ed è stato difficile contenere i danni. Fortunatamente il mio vicino è riuscito a entrare nel negozio e mettere al sicuro i prodotti più delicati, perché io ero troppo lontano e bloccato dall’acqua. I danni principali sono stati al mobilio; per giorni ho dovuto tenere chiuso il negozio per ripulirlo. La presenza del MOSE, in una prospettiva a lungo termine, ci ripagherà.

Gli artigiani adesso credono nel MOSE e, seppure manchino ancora parecchi mesi alla sua completa realizzazione, dopo la sua entrata in funzione di quest’anno, l’ottimismo per il futuro di Venezia si percepisce davvero. Non solo dal punto di vista dei negozianti ma anche in una prospettiva più ampia: quella del turismo internazionale, che tanto incide sull’economia di Venezia.

“E’ stato davvero emozionante vedere che il MOSE ha funzionato” – racconta Paolo – “per anni abbiamo atteso che ciò avvenisse. L’assenza di acqua in bottega sarà per tutti un guadagno in termini di tempo e stress: dopo gli ultimi avvenimenti nessuno riusciva più a dormire tranquillo, sapendo che la marea poteva essere imprevedibile. In generale, anche nei giorni successivi all’acqua alta il negozio era poco attraente per i turisti: rimanevano in città, per fotografare Piazza San Marco o passeggiavano sulle passerelle, ma non erano invogliati ad entrare in botteghe allagate o disordinate. Sono sicuro che in futuro il MOSE influirà positivamente sulle vendite (evitando giorni di fermo) e sulla tranquillità di tutti”. 

Il ricordo dell’acqua alta dà il via a un nuovo progetto per il recupero della memoria storica di Venezia

Guardando le cose in una prospettiva più ampia, l’acqua alta fa tuttavia parte della storia della città e del suo patrimonio. E come tale, ne va conservato il ricordo. Per la collettività l’università Cà Foscari con la collaborazione di alcuni partner coordinerà il progetto europeo Acqua Granda 2019. Il progetto prevede la realizzazione di un archivio digitale con foto e testimonianze e una mostra fotografica. Un modo per mantenere viva la memoria storica, coinvolgendo la popolazione e mostrando l’importanza del rispetto per l’ambiente e la città.

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Erika Mattio

Erika Mattio

Erika Mattio, giornalista, autrice, archeologa, antropologa, viaggiatrice, dottoranda in Antropologia fra Madrid e Venezia. Ho studiato a Istanbul e Mashhad per poi intraprendere spedizioni in Medio Oriente e in Africa. Scrivo per BuoneNotizie.it e sono diventata pubblicista grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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