L’Italia, dal secondo Dopoguerra a oggi, ha affrontato un percorso di trasformazioni socio-economiche, segnate dalla lotta per ridurre le disuguaglianze all’interno del Paese. Dopo la guerra, il periodo di ricostruzione ha visto l’implementazione di politiche mirate alla crescita economica e all’uguaglianza sociale.

Oggi, le disuguaglianze economiche e quelle legate al mondo del lavoro sono tornate a crescere. Politiche di innovazione sociale, tecnologia e istruzione potrebbero essere elementi di contrasto alle disuguaglianze, aiutando a ridurre il divario sociale che è andato allargandosi.

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Nord e Sud Italia a due velocità nel Dopoguerra e le riforme degli anni Settanta e Ottanta

Al termine della Seconda Guerra Mondiale, l’Italia si trovava in uno stato di crisi economica e sociale. Per questo, nel 1946, l’obiettivo principale della neonata Repubblica era superare le disuguaglianze economiche tra le classi sociali, promuovendo la crescita economica attraverso il piano Marshall e la conseguente industrializzazione.

Coì, negli anni Cinquanta e Sessanta l’Italia conobbe un periodo di rapida crescita economica. Nonostante questo, persistevano ancora molte disuguaglianze tra il Nord industrializzato e il Sud del Paese. Gli anni Settanta e Ottanta videro l’Italia affrontare nuove sfide, tra cui la crisi economica globale e un aumento delle tensioni sociali. Le disuguaglianze si accentuarono, e ne scaturirono tensioni politiche e sindacali che portarono a scioperi e proteste.

Proprio a partire da questi movimenti, questo periodo fu anche segnato da importanti riforme sociali. Ad esempio, nel 1974 fu approvata la legge sul divorzio, che rappresentò un passo significativo verso l’emancipazione femminile. Nel 1981, invece, l’introduzione della legge Basaglia decretò la chiusura dei manicomi, promuovendo una visione più inclusiva e progressista della salute mentale.

Le disuguaglianze in Italia negli ultimi trent’anni: vecchi problemi e nuove prospettive

Con l’ampliamento delle prospettive economiche ad una visione più globale, l’Italia ha subito ulteriori trasformazioni. L’economia si è orientata sempre più verso settori ad alta tecnologia e servizi, generando nuove opportunità di crescita. Tuttavia, le disuguaglianze economiche non sono diminuite in modo uniforme, ereditando alcuni problemi dal periodo precedente, come il divario tra Nord e Sud Italia.

Infatti, alcuni settori della società sono rimasti esclusi dai benefici della crescita economica, contribuendo a una polarizzazione socio-economica interna a Nord e Sud stessi. La crisi migratoria e l’aumento delle disuguaglianze tra i territori hanno così alimentato nuove tensioni sociali.

Le disuguaglianze economiche restano ad oggi una delle sfide principali per l’Italia. In particolare, la disoccupazione giovanile è diventata un problema cruciale. Tuttavia, nel contesto delle sfide, potrebbero emergere anche alcune prospettive positive. L’istruzione, che necessita ancora di altre migliorie, è stata potenziata, sono state introdotte politiche di sostegno alle famiglie e gli sforzi per combattere l’evasione fiscale sono stati intensificati.

Le disuguaglianze economiche e nel mondo del lavoro: i dati ISTAT

Sono legati alle disuguaglianze economiche e nel mondo del lavoro alcuni elementi di elevata vulnerabilità nel nostro Paese. Nel suo rapporto 2022, l’ISTAT sottolinea che donne, giovani, residenti nel Sud Italia e stranieri sono i soggetti più fragili, insieme alle persone con disabilità e ai loro familiari.

In generale, si evidenzia come nel mercato del lavoro italiano si sia ridotta l’occupazione standard, a tempo pieno e durata indeterminata, con la progressiva diffusione di modalità ibride di lavoro. A questo si è aggiunto inoltre un peggioramento della qualità complessiva dell’occupazione.

Così, la povertà assoluta è progressivamente aumentata nell’ultimo decennio, raggiungendo nel 2020 i valori più elevati dal 2005, nonostante alcune misure di sostegno ai redditi, che avrebbero dovuto contrastare le disuguaglianze economiche. Nel 2021 la povertà assoluta è rimasta sui livelli del 2020, crescendo nel Sud del Paese e tra gli stranieri.

L’istruzione al centro delle politiche di contrasto alle disuguaglianze economiche

La riduzione delle disuguaglianze economiche in Italia richiede un approccio globale e una serie di misure mirate. Le amministrazioni dovrebbero implementare politiche attive del lavoro, che incentivino l’occupazione nei settori economici meno sviluppati.

Inoltre per ridurre le disuguaglianze, si potrebbe sfruttare l’innovazione digitale per garantire l’accesso a servizi e creare opportunità anche nelle aree più svantaggiate. Andrebbero inoltre promossi percorsi di alfabetizzazione digitale, per ridurre il divario tecnologico tra diverse fasce della popolazione.

Per quanto riguarda il ruolo dell’istruzione nella lotta alle disuguaglianze economiche, gli ultimi due anni hanno rappresentato un periodo molto difficile per il sistema scolastico. A causa della pandemia ha dovuto infatti riorganizzarsi a più riprese, adeguandosi alle modifiche normative per riuscire a garantire la continuità didattica.

L’attivazione della didattica a distanza, seppure molto diffusa, è avvenuta con frequenza e intensità diverse. Nelle scuole secondarie di secondo grado, ad esempio, le ore in questa modalità hanno superato quelle in presenza, attestandosi intorno al 57%. Questa necessità ha però contribuito ad accelerare il processo di innovazione digitale nelle scuole italiane, ammodernandole. Così, l’emergenza potrebbe aver aperto a nuove modalità di insegnamento più accessibili e inclusive.

Se il sistema educativo riuscisse ora a portarsi al passo e valorizzare questa opportunità, sarebbe possibile garantire a tutti i bambini e i ragazzi la possibilità di partecipare a processi di apprendimento efficaci, sviluppando la capacità di essere cittadini attivi, indipendentemente dalle condizioni di origine, andando a lavorare preventivamente sul contenimento delle disuguaglianze economiche.

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Giovanni Beber

Giovanni Beber

Giovanni Beber. Studio Filosofia e Linguaggi della Modernità presso l'Università di Trento e sono il responsabile della comunicazione di un centro giovanile a Rovereto. Collaboro con alcuni blog e riviste. Mi occupo di sostenibilità, ambientale e sociale e di economia e sviluppo.

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