Il 10 ottobre è entrata in vigore la legge contro l’abbandono dei rifiuti che stabilisce l’applicazione di un’ammenda penale – e non più di una sanzione amministrativa pecuniaria – per chi smaltisce l’immondizia nell’ambiente, con una multa che va dai 1.000 ai 10.000 euro, e che raddoppia in caso di materiali pericolosi. Si tratta indubbiamente di una misura severa, che mira a sensibilizzate i cittadini rispetto alla questione ambientale. Ma è davvero la chiave per risolvere il problema?

Italia prima in Europa nello smaltimento dei rifiuti, ma c’è ancora tanto da fare

Secondo il report 2022 di Assoambiente, l’Italia è il Paese europeo che ricicla di più, con un tasso di riconversione del 82%, un valore ben al di sopra della media europea, che invece si attesta intorno al 39,2%. Il dato rivela che ci sono molte aree del Paese in cui i cittadini sono ampiamente consapevoli dell’importanza del corretto conferimento dei rifiuti.

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Tuttavia, l’abbandono dei rifiuti in strada continua ad essere una piaga che affligge il nostro paese da decenni. Secondo il report Park e River Litter 2023, realizzato da Legambiente, la quantità di immondizia abbandonata nei parchi e nei fiumi italiani è preoccupante. L’indagine evidenzia una media di 3 rifiuti ogni metro quadrato nei parchi e di 326 rifiuti ogni 100 metri lineari nei fiumi.

Non solo punire, ma anche premiare

Se il nuovo decreto si propone di scoraggiare l’abbandono dei rifiuti in strada, di contro diversi analisti hanno espresso delle perplessità sull’efficacia della legge. Le pene previste sono giudicate troppo severe e gli incentivi insufficienti a motivare i cittadini a modificare le proprie abitudini. Diventa sempre più evidente la necessità di potenziare i controlli sul territorio e di educare le nuove generazioni al rispetto dell’ambiente. Anche un sondaggio condotto da Save The Planet rivela che solo il 3% di tutto il campione intervistato, ritiene che sia utile mettere le mani nelle tasche dei cittadini per scoraggiare comportamenti scorretti.

Quali soluzioni contro l’abbandono dei rifiuti in strada?

Sono attualmente in sperimentazione alcune soluzioni che mirano ad incentivare i cittadini ad adottare comportamenti più responsabili verso l’ambiente. Mentre i cassonetti intelligenti di nuova generazione sono in grado di comunicare con una centrale operativa che ottimizza la raccolta differenziata, le reverse vending machines, restituiscono buoni spesa in cambio di bottiglie, lattine di plastica o metallo. Questo sistema non solo permette di ridurre l’abbandono dei rifiuti nelle strade, ma è anche un’occasione per aumentare il riciclo dei materiali preziosi. Ci sono poi iniziative più creative, quali il plogging, una pratica sportiva che consiste nel raccogliere i rifiuti mentre si corre o si cammina. Grande successo hanno riscosso le giornate Svuota Cantine, promosse da alcuni comuni della Toscana. I cittadini diventano “ambulanti” per un giorno e mettono sulle bancarelle oggetti di seconda mano, che vengono barattati o ceduti su compenso.

Sanzione e ricompense: due facce della stessa medaglia

Sanzioni e ricompense rappresentano due approcci distinti, ma complementari nella gestione dell’abbandono dei rifiuti. Queste due facce della stessa medaglia sono al centro di un dibattito sempre attuale sulle best practice per affrontare la questione ambientale. Le multe possono rivelarsi efficaci nel punire chi trasgredisce, ma spesso sollevano interrogativi sull’equità e sul loro impatto reale. Gli incentivi, d’altro canto, incoraggiano le buone pratiche, ma al contempo generano perplessità sul costo e sulla loro sostenibilità nel lungo periodo. Mentre la società continua ad interrogarsi sul giusto equilibrio tra i due approcci, il dialogo rimane aperto, poiché la tutela dell’ambiente continua ad essere una priorità cruciale.

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Cibelle Dardi Da Silva

Cibelle Dardi Da Silva

Navigo costantemente tra parole e numeri per raccontare i cambiamenti nella società e nell'economia, esplorando i temi della finanza personale e della tutela del consumatore. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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