La storia del Vietnam è da sempre legata al tema dell’acqua: in questi giorni di agosto, si celebra il memoriale del salvataggio dei Boat People.

Il Vietnam durante la cosiddetta “Guerra delle Pulci” che durò dal 1955 al 1975 è stato diviso a metà: due capitali, due forme di governo, quella americana e quella sovietica e due gruppi etnici all’interno. Nel 1979 i vietnamiti del Sud, furono costretti a fuggire, in quanto ritenuti dai loro connazionali del Nord, detti Vietcong, “collaborazionisti degli americani”. I Vietcong non risparmiarono nessuno, dando vita ad un periodo di grande repressione e alla fuga di coloro che diventarono i “Boat People”.

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La storia non dimentica: voci dei Boat People

Susy e Lap Mach sono due fratelli originari di un villaggio vicino a Saigon, oggi Ho Chi Minh. Siamo stati in Piemonte, in un paesino della valle Varaita di nome Piasco, in cui vivono. Sono arrivati qui, da quando la nave della Marina Militare Italiana, Andrea Doria, li ha salvati insieme a centinaia di vietnamiti in fuga. Loro sono Boat People, allontananti dal Vietnam e vissuti sull’acqua per settimane.

Spesso ci dimentica dei Boat People e della storia del Vietnamracconta Lap –  Il nostro occhio si è oramai abituato alla presenza di barconi che ogni giorno affrontano il Mediterraneo e al lavoro di associazioni o della Guardia Costiera che prestano soccorso. Nel 1979 questo era lontano dalla mente di tutti. La spietatezza dei Vietcong, che ci considerava dei traditori, perché sotto il controllo americano e, quindi, troppo “capitalisti”, ci ha costretti a scappare”.

“Siamo 5 fratelli – esordisce Susy – io, Vinh, Jimmy, Kien Lap e Thanh Lap e all’epoca avevamo poco più e poco meno di vent’anni. Con noi c’era anche mia cognata Xizu Lai con la sua neonata, Tam. Abbiamo dovuto vendere l’oro di famiglia e scappare, lasciando il Vietnam e i nostri genitori. Come altre migliaia di persone, nel 1979, ci siamo ritrovati nell’Oceano Indiano. Siamo stati per settimane in acqua: l’unico luogo sicuro, che ci consentiva di vedere la nostra casa a distanza, il Vietnam, e di non essere uccisi dai Vietcong.”

Il viaggio dal Vietnam all’Italia

Ci siamo separati, per avere più possibilità di sopravviverecontinua Lap – io sono finito in Malesia in un campo di “rieducazione”, ero giovane e mi sono ammalato gravemente. Questi campi erano nati con l’idea di sradicare nelle popolazioni del Sud del Vietnam, la contaminazione dalla cultura occidentale. Ovviamente era un inferno. Intanto le Nazioni Unite hanno iniziato a muoversi e a salvare i Boat Peopole. Partivano navi dai grandi porti d’Europa e d’America”.

“E’ stato un incredibile gesto di sostegno umanitario – dice Susy, tenendo in mano la foto della nave che li ha salvati – La Marina Militare Italiana mise a disposizione tre navi e io, mio fratello, mia cognata e la bambina fummo salvati dalla nave Andrea Doria. Era incredibile: il Vietnam sembrava che galleggiasse su queste enormi piattaforme. C’erano dei traduttori vietnamiti e ci hanno subito curato e dato affetto. Nostro fratello Jhonny è stato raccolto da una nave americana e ora vive lì. Avessimo avuto i cellulari all’epoca! Siamo riusciti a riunirci a Lap e poi, dopo un periodo a Jesolo, siamo stati accolti in questo paesino del Piemonte che aveva dato disponibilità per dare casa ai Boat People”

Dall’acqua alle montagne, la rinascita dei Boat People

“Ci avevano detto che saremmo andati in Piemonte – dice sorridendo Lap – vicino alla Francia. Io mi immaginavo in chissà quale paese moderno saremmo finiti e invece siamo arrivati in un paesino fra le montagne. Parlavamo solo vietnamita, ma la comunità piaschese ci ha accolti e ci ha dato sostegno. Ora parliamo pure il piemontese”.

“Siamo riusciti a fare arrivare i nostri genitori dal Vietnam quando i Boat People non c’erano più – continua Susy – abbiamo creato una nuova vita e una nuova famiglia qui. Io mi sono sposata con Nino e abbiamo nostro figlio Paolo. Vinh e Xizu Lai, hanno tre figli: Tam, Giovanni, Valentina e Francesco e sono, a loro volta, nonni. Siamo tornati in Vietnam come turisti, consapevoli che tutto è cambiato, ma ormai ci sentiamo italiani, anche se il Vietnam prima dei Boat People è rimasto parte di noi”.

 

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Erika Mattio

Erika Mattio

Erika Mattio, giornalista, autrice, archeologa, antropologa, viaggiatrice, dottoranda in Antropologia fra Madrid e Venezia. Ho studiato a Istanbul e Mashhad per poi intraprendere spedizioni in Medio Oriente e in Africa. Scrivo per BuoneNotizie.it e sono diventata pubblicista grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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