Le persone con disturbo dello spettro autistico possono trovare nella musica una strada per superare le barriere della diversità. Ne è un esempio la storia di Alberto Chiavoni, insegnante di batteria con diagnosi di autismo lieve. Una storia che è di ispirazione e incoraggiamento alle persone con autismo, o con qualsiasi tipo di disturbo, ricordando loro che chi ha un disagio può comunque vivere una vita felice e seguire le proprie passioni, perché spesso i limiti sono solo nella nostra testa.

La diagnosi dell’autismo e la rinascita grazie alla musica

Alberto ha ricevuto la prima diagnosi a due anni e mezzo; all’epoca non veniva definita di autismo, ma di “disturbo pervasivo dello sviluppo”. Nella sua vita le difficoltà non sono mancate, soprattutto nell’ambito della socialità. Da piccolo, ad esempio, ha subìto atti di bullismo dagli altri bambini perché dondolava: lo chiamavano “Dondolino”.

Un giorno, grazie a un professore delle medie, il quale gli ha dato in mano un tamburello, ha sviluppato la passione per gli strumenti a percussione, in particolare per la batteria. Già da piccolo dimostrava di avere nel sangue questa passione: sbatteva i cucchiaini per la casa, utilizzando questi come bacchette.

A dodici anni ha iniziato a fare lezioni di musica. Anche se inizialmente non è stato facile impugnare le bacchette della batteria, passo dopo passo è arrivato a suonare generi musicali non semplici, come l’hard rock e il metal. Grazie alla sua esperienza di batterista che ha maturato negli anni, Alberto non solo è un grande batterista, ma è diventato un maestro: impartisce lezioni di batteria a ragazzi con autismo e disabilità, utilizzando la musica per creare una relazione con loro.

L’avvicinamento alla fede

Nell’ambito della socialità c’è stata una svolta quando Alberto si è unito a un gruppo della sua parrocchia. Per la prima volta si è trovato a relazionarsi con persone nella sua stessa condizione e ha iniziato a sentirsi accettato. Il suo rapporto con la Chiesa non è sempre stato tutto rose e fiori: da bambino durante il catechismo veniva continuamente bullizzato e questo lo ha costretto ad allontanarsi da essa.

Quando Alberto si è riavvicinato alla fede cattolica, quest’ultima è stata talmente forte da avergli fatto prendere la decisione di diventare sacerdote. Tuttavia, a causa dei suoi disturbi, gli è stato detto che era meglio lasciar perdere e dedicarsi ad altro. Ma Alberto non si è arreso e ha trovato un’alternativa: se non poteva professare la fede avrebbe potuto insegnarla. Così, ha studiato teologia e si è laureato in scienze religiose.

Un viaggio speciale

Alberto ha iniziato a portare la sua fede e il suo supporto in giro per l’Italia. Successivamente, gli si è presentata un’occasione unica: un posto da missionario in Africa. Tuttavia, probabilmente a causa della sua eccitazione, si sono manifestati i sintomi che di solito riusciva a controllare, come il dondolio e il tono di voce alto. I sacerdoti se ne sono accorti e hanno stabilito che non era in grado di gestire il lavoro in Africa. Per Alberto è stato un duro colpo.

Se i sacerdoti hanno preso questa decisione, l’iniziatore del cammino non la pensava ugualmente e ha detto loro di lasciar partire Alberto. Così è riuscito ad andare in Africa. Questa esperienza ha significato molto per Alberto, umanamente, ma anche fisicamente: tornato dall’Africa è migliorato tantissimo, mostrando meno irruenza e dondoli. Da quel momento ha iniziato a essere più autonomo sotto ogni punto di vista.

Oggi Alberto lavora nell’edicola di famiglia e continua a dare lezioni di batteria ai ragazzi con disturbo dello spettro autistico e disabilità, dimostrando che superare i propri limiti è possibile: basta volerlo.

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Giulia De Giacinto

Giulia De Giacinto. Fan delle belle notizie, mi piace raccontare storie di resilienza e di grande ispirazione, in particolare legate alla musica. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo.

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