Lavoro, Istat: la disoccupazione torna a salire, è al 9,9%. Stabile l’inflazione (SkyTG24). Istat, risale la disoccupazione al 9,9%. Cresce anche quella giovanile: 28,7% (Corriere). Questi sono solo alcuni titoli che sbocciano come fiori appassiti quando si parla di disoccupazione.

Ma le cose stanno davvero così male come vengono enfatizzate dai titoli? Dipende con che cosa le si confronta. In realtà vanno molto meglio da come noi le percepiamo attraverso i media. E la conferma arriva proprio dai dati con cui confrontiamo la fotografia appena scatta dall’Istat. Ovvero, dalla loro serie storica.

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Infatti, andando direttamente alla fonte (il sito dell’Istat) da cui sono stati presi gli ultimi dati, e guardando all’indietro, in realtà la situazione non è così drammatica come sembra.

Innanzitutto partiamo con l’analizzare la fascia d’età a cui si riferiscono i dati della disoccupazione giovanile, che è quella dei 15-24 anni. Se rispetto al 2004 il totale dei disoccupati (sia maschi che femmine) era pari al 23,5% dell’intera popolazione italiana (il dato migliore degli ultimi 15 anni), non bisogna trascurare alcuni periodi che hanno fatto raggiungere picchi ben superiori rispetto al 28,7% attuale.

Basti pensare, infatti, al 2012 dove la disoccupazione giovanile raggiungeva mediamente il 35,3% (per arrivare al 39% negli ultimi mesi dello stesso anno), fino a superare la media del 40% nel 2013, raggiungendo l’apice del 43,5% durante gli ultimi mesi dello stesso anno. Nei primi mesi del 2014 raggiunge l’apice assoluto del 46,2%. Da quel momento in poi questa cifra non è stata più raggiunta e ha cominciato a scendere: il valore più alto all’inizio del 2015 e stato il 44,9%. In seguito, mediamente la percentuale è diminuita fino ad arrivare al “temibile” 28,7% di oggi. Ne abbiamo passate certamente di peggio!

Il tasso di disoccupazione giovanile dal 2004 al 2018 – dati Istat

Per non parlare del fatto che, sempre secondo l’Istat, se è vero che la disoccupazione di chi ha un’età inferiore ai 35 anni aumenta, a diminuire è quella dai 35 anni in su. In più, è in diminuzione il numero complessivo degli inattivi (cioè coloro i quali si trovano fuori dal mercato del lavoro) tra i 15 e 64 anni dello 0,6% (cioè 77mila persone in meno).

Inoltre, diminuisce anche il tasso di inattività arrivando al 34,3% (con una riduzione dello 0,2% rispetto allo scorso anno). In più, nel terzo trimestre del 2019 cresce il numero dei dipendenti permanenti dello 0,2% (pari a 27mila persone in più). Senza trascurare il fatto che nei primi tre trimestri del 2019 l’occupazione è comunque cresciuta complessivamente dello 0,5%, corrispondenti a 111mila persone occupate in più, ad esclusione dei 35-49enni.

Per di più, negli ultimi 12 mesi calano dell’1,0% gli inattivi di età compresa tra i 15 e i 64 anni e diminuiscono i disoccupati del 4,8%, corrispondenti a 129mila persone disoccupate in meno! (Fonte ISTAT)

Numeri piccoli, magari, ma che creano una grande differenza tra vedere tutto quanto nero e guardarlo da una prospettiva più ampia.

Inoltre, per quanto riguarda gli ultimi dati dell’Eurostat, è vero che l’Italia è terzultima per livello di disoccupazione, pari al 9,9%. Ma è anche vero che negli anni precedenti la situazione era peggiore. Soltanto l’anno scorso, infatti, era pari al 10,6%, mentre nel 2014 era al 12,7%.

Nonostante questo, secondo il recente sondaggio internazionale “Perils of Perception” condotto da Ipsos nel 2017, gli italiani sono coloro che hanno la peggiore percezione della realtà rispetto ai dati reali: la media degli intervistati nel nostro Paese è infatti convinta che la disoccupazione in Italia sia addirittura del 49%! Un dato che non solo non è mai stato registrato a livelli così alti, ma che è lontano dalla realtà di ben 37 punti percentuali. Una enormità!

Il nostro Paese, pur con le difficoltà del caso, gode di una salute ben migliore di quanto immaginiamo: oltre a essere la quarta potenza economica a livello mondiale, ha tanti altri punti di forza. Scoprili in questo articolo!

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Dario Portaccio

Dario Portaccio

Laureato in Informazione, Editoria e Giornalismo, oggi collaboro con BuoneNotizie.it grazie al percorso di formazione biennale dell'Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo, con cui sono diventato giornalista pubblicista.

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